Quasi tredici ore di requisitoria e il quadro delle richieste ancora da completare. Ma il più è stato fatto. Il pm Manuela Comodi oggi pomeriggio ha praticamente terminato la sua tesi accusatoria, per un processo “storico” – Appaltopoli come è stato ribattezzato – non solo per i numeri che lo riguardano, a partire dai 39 imputati, dalle 5 grandi aziende coinvolte, dal numero degli avvocati impegnati e dal numero delle udienze e dalle centinaia di pagine di trascrizioni di intercettazioni telefoniche che sono state escluse dal dibattimento e dichiarate inutilizzabili; ma soprattutto perché l’inchiesta da cui è scaturito ha fatto tremare i palazzi pubblici perugini a partire dalla Provincia di Perugia.
Manuela Comodi, pm di ferro dell’inchiesta. “E’ emerso chiaramente – riassume la Comodi negli ultimi tratti della sua requisitoria, durata tredici ore, in due giornate nelle quali è andata sempre “a braccio”- quali fossero le modalità di spartizione degli appalti: chi è che decideva, chi doveva vincere e le modalità con cui venivano poste in essere le turbative d’asta. Il tutto con la partecipazione dei pubblici funzionari dei settori nei quali le gare si svolgevano. L’elenco di ditte che è indicato non dal proprio ufficio, veniva fatto aspettando che la lista la facesse Lupini (dipendente della Seas spa, ndr). E’ emerso con assoluta certezza che era Lupini che indicava alla Provincia le ditte da indicare. E perchè i funzionari erano consapevoli?” domanda il pm alla Corte per poi offrire subito la riposta “Patumi, Gervasi e Maraziti erano consapevoli perché Maraziti e Gervasi firmavano le liste che erano preparate da Lupini. I funzionari della Provincia sono coinvolti fino al collo in questa storia ed è dimostrato dal loro comportamento processuale perché mai e poi mai, io, pubblico ufficiale, mi sarei tenuta un’accusa grave come quella che Lupini faceva quando diceva che i soldi (le tangenti che si sarebbe fatto consegnare secondo l’accusa, ndr) erano per quelli lassù ‘della Provincia’”.
Richieste di condanna. Per quella “cupola” a capo del “comitato d’affari” che secondo l’accusa gestiva le gare d’appalto, le richieste sono state così formulate: Adriano Maraziti 7 anni di reclusione; Fabio Patumi 7 anni; Maria Antonietta Barbieri 5 anni e 6 mesi (quella Barbieri che nella sua dichiarazione precisa “Era lui (Lupini) che concordava le ditte con l’ing Maraziti e poi mi arrivavano queste ditte perché se dall’ufficio mio non partivano la gara non si faceva, prima quindi erano concordate. Ero consapevole ma non decisionale, è diverso”); Lucio Gervasi 4 anni (al tempo direttore dell’area Ambiente e Territorio della Provincia di Perugia); Massimo Lupini anni 6 (secondo la ricostruzione dell’accusa il “faccendiere” della Seas spa, colui che frequentava gli uffici della Provincia “come fossero casa sua” e che, per gli inquirenti, faceva da intermediario tra gli imprenditori, che avrebbero affidato a lui i soldi delle tangenti e i funzionari della Provincia); Carlo Carini 5 anni e 6 mesi; Gianni Pecci e Mario Fagotti 2 anni e 6 mesi; Venera Giallongo 2 anni e 6 mesi e 500 euro di multa; Massimo Mariani 2 anni e 400 multa; Giovanni Rinalducci anni 3 mesi 6 di reclusione;Amleto Pasquini anni 3 di reclusione; Carlo Terzoli (già comandante della Regione Umbria della Guardia di Finanza) e Massimo Mazzocchi (maresciallo capo della Guardia di Finanza Regione Umbria) anni 3 mesi 6 di reclusione. Mazzocchi secondo l’accusa sarebbe intervenuto verso i funzionari verificatori dell’Agenzia delle Entrate per richiedere controlli “all’acqua di rose” per aziende indicate dal Carini dal quale poi avrebbe ricevuto una cassa di vini. Terzoli invece avrebbe ricevuto numerosi favori e regali proprio dal Mariotti ( di Appalti Lazio) proprio per mezzo del Mazzocchi (camicia e cravatta per andare al Festival dei Due Mondi di Spoleto, televisore, un garage dove mettere i mobili del trasloco, tranci di filetto, manutenzione dell’auto e altro ancora), secondo l’accusa per ricevere favori in vista della realizzazione della nuova caserma della GdF a Perugia.
Richieste di assoluzione – E’ stata chiesta l’assoluzione per Riccardo Fioriti e Gianfranco Garritano che all’epoca dei fatti erano rispettivamente l’assessore provinciale alla viabilità e il dirigente dell’ufficio bilancio della Provincia di Perugia. Assoluzione chiesta anche per Riccardo Pompili (all’inizio dell’inchiesta era finito ai domiciliari con l’accusa di falso ideologico per la omessa annotazione nel bilancio della Provincia di una variazione di bilancio riguardante interventi a Rocca Porena di Cascia. L’avvocato Falcinelli fece invece rilevare che tale indicazione era regolarmente riportata nell’atto. Il tribunale del riesame revocò così la misura cautelare nei suoi confronti). Richiesta di assoluzione anche per Paolo Piselli e Dino Bico e Marco Bondini.
Richieste per le aziende – Per quattro delle cinque aziende finite in giudizio l’accusa ha chiesto una sanzione pecuniaria di 258 mila euro, si tratta di: Appalti Lazio srl; Tecnostrade srl; Ediltevere spa; Seas spa. Per la quinta impresa coinvolta, la Costruzioni edili srl, la richiesta è stata di 100 mila euro.
Per tutti gli altri piccoli imprenditori rientrati nell’inchiesta le richieste del pm arriveranno giovedì quando si terrà una nuova udienza con le conclusioni della Comodi e inizieranno le arringhe delle difese, davanti al presidente della Corte, giudice Daniele Cenci.
Una cena pagata per 80 persone – E nei passaggi dell’accusa, molti sono i capitoli di questa vicenda riportati alla mente, come l’episodio in cui venne addirittura offerta una cena per 80 persone, cena che secondo l’accusa non fu altro che una “regalia” di Carlo Carini ad Amleto Pasquini e poi l’esempio del pm per descrivere la gravità della scena secondo l’accusa: “Se io mentre indago Carini per ‘appaltopoli’ organizzo una cena perchè vengo trasferita in corte di Cassazione e organizzo una cena con amici colleghi e parenti e Carini mi dice ‘ferma organizza tutto l’Ance perché è prassi’ voi cosa pensereste di me? Il Csm mi butterebbe fuori dalla magistratura. Le bottiglie di vino sono niente rispetto alle cene, alle stanze, alle macchine e a tutto quello che senza le intercettazioni io non sono riuscita a dimostrare. Voi direte ma come si fa a configurare la corruzione senza l’atto presupposto. Ma qui va tenuto conto che le regalie sono più e sono date e accettate in momenti diversi e quindi c’è una sorta di svendita della propria funzione”.
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