In uno scenario, in cui la pandemia di Covid-19 ha ripreso vigore e la curva epidemiologica continua a crescere, cercare di proteggersi attraverso il tracciamento è fondamentale. Questa è la funzione dell’app Immuni, realizzata dal Ministero della Salute e operativa dalla scorsa primavera.
Uno strumento che ha sollevato moltissime polemiche da parte di chi teme di lasciare i propri dati personali e da chi ne denuncia la poca efficacia. Motivi che hanno frenato, ancora fino a oggi, il raggiungimento della soglia minima sufficiente di utenti per poter garantire realmente il pieno funzionamento.
Per capire meglio quale sia il punto della situazione, a un passo da un prossimo probabile lockdown, Tommaso Biondi e Fabio Pinchi di Guercio.org hanno intervistato la senatrice M5S Maria Laura Mantovani, membro del team Innovazione e della Commissione Affari Costituzionali dello Stato, per capire meglio il funzionamento di questa fondamentale applicazione.
“Ogni cittadino dovrebbe scaricare l’app immuni e installarla sul proprio smartphone. Perché questa applicazione aiuta tutto il sistema sanitario a migliorare il sistema di tracciamento dei contatti dei positivi“ afferma la senatrice “Se noi riusciamo a riconoscere tutti i contatti di un soggetto che è risultato positivo al covid e li riusciamo a tenere bloccate queste persone per 15 giorni, questi non potranno trasmettere a loro volta la malattia ad altri”.
“Il soggetto positivo viene riconosciuto soltanto tramite un test ossia un tampone oppure un test sierologico o delle immunoglobuline tramite il sangue e quindi solo in seguito a un test la persona viene dichiarata positiva al coronavirus. – spiega Mantovani – In quel momento il personale sanitario è quello preposto a chiedere all’interessato se ha installato l’app sul proprio smartphone e a chiedere l’autorizzazione di fornire il codice che l’app rilascia per inserirlo nel sistema insieme alla tessera sanitaria. In questo modo si attiva il trasferimento dei dati contenuti nel telefono della persona che è risultata positiva, al sistema centralizzato per informare quindi il resto delle persone che sono venute a contatto con la persona infetta”.
La senatrice del Movimento 5 Stelle ammette, oltre alla diffidenza delle persone a lasciare i propri dati per motivi di privacy, anche qualche malfunzionamento per quanto riguarda le USL che non stanno ancora funzionando a pieno regime su questo strumento.
Ma la soglia minima di download sembra essere stata raggiunta, dopo questa ultima recrudescenza del coronavirus, così come l’utilizzo delle segnalazioni da parte degli enti sanitari.
“Sarebbe sufficiente già che un 15 per cento della popolazione avesse installata l’app, – dice la senatrice – A oggi siamo a circa 11 milioni di download. Quindi siamo abbastanza prossimi a questo 15 cento della popolazione che sarà sufficiente per avere una buona indicazione”.
L’invito è dunque a partecipare a questo monitoraggio di gruppo per salvaguardare la propria salute e quella degli altri in un momento in cui la responsabilità collettiva è fondamentale a superare questo difficile momento.