Categorie: Star Bene

Anziani, a 106 anni pacemaker e intervento al femore in pochi mesi, ‘sta bene’

(Adnkronos) – L’impanto di un pacemker e poi, a pochi mesi di distanza, l’intervento al femore. Entrambi con ottimi risultati. Nulla di eccezionale, se non fosse che la paziente, la signora Aide, è nata nel 1918. E con i suoi 106 anni sta benissimo e continua il suo percorso di fisioterapia che, lentamente, sta aiutandola a riprendersi. Accade all’ospedale Santissima Annunziata di Cento, Ferrara. 

Aide Borgatti, nata negli Stati Uniti d’America, dove il padre si era trasferito durante la prima guerra mondiale – spiegano dall’azienda ferrarese – ad aprile era stata sottoposta all’impianto del pacemaker, operata da Biagio Sassone, direttore della Cardiologia della struttura. Sfortunatamente, agli inizi di maggio si è fratturata il femore destro ed è tornata in ospedale, per essere operata, dopo in poche ore dall’arrivo in Pronto soccorso, dall’équipe diretta da Luca Castagnini. L’intervento si è svolto “senza complicanze e il giorno seguente Aide ha potuto iniziare la fisioterapia dopo valutazione fisiatrica”. Dicono i medici che, “nonostante i suoi 106 anni, la paziente è lucidissima, positiva nei confronti della vita e ha raccontato con serenità ai medici in ospedale episodi legati alla sua vita longeva”. Dieci giorni dopo il ricovero la signora Aide è stata trasferita, per proseguire la fisioterapia prima in una lungodegenza, poi presso una struttura riabilitativa, dove tuttora prosegue la rieducazione al cammino. Al controllo, a un mese dall’intervento, stava bene.  

“Grazie alla precoce presa in carico – sottolinea Castagnini – e soprattutto grazie alla forza d’animo di Aide, questa storia ci permette di evidenziare i progressi ottenuti dalla medicina in pazienti con frattura del femore in età anziana. Non è cosa frequente operare pazienti di 106 anni: la sua ripresa funzionale dà quindi speranza a tutti gli anziani che purtroppo ogni giorno si fratturano il femore”. 

Una paziente di 106 anni, evidenzia Castagnini, “pone qualche preoccupazione non solo ai familiari, ma anche ai medici che l’hanno in cura. Questo nonostante le sue condizioni generali fossero buone. La frattura del femore nell’anziano, in passato, prima dell’avvento di nuove metodiche chirurgiche, rappresentava un fattore prognostico infausto per molti pazienti. Questo in relazione soprattutto alla necessità di un allettamento prolungato. Ancora oggi le fratture osteoporotiche rappresentano uno dei principali problemi sanitari dei Paesi sviluppati e le fratture di femore, in particolare, sono gravate da una mortalità in fase acuta intorno al 5-8% e da una mortalità ad un anno che arriva ad un 25%”.  

Si stima inoltre che “circa il 29-50% dei soggetti anziani con frattura del femore non riesca a recuperare i livelli di autonomia pre-frattura. Per ridurre le complicanze che potrebbero quindi mettere a rischio la vita del paziente, ha particolare importanza organizzare un tempestivo trattamento chirurgico con artroprotesi o osteosintesi, allo scopo di mobilizzare il paziente già in prima giornata post operatoria e permettere la ripresa del cammino il prima possibile. Si possono evitare così le temibili complicanze legate all’allettamento, in particolare le trombosi e le embolie polmonari. Questo percorso è reso possibile da un team multidisciplinare composto da diverse figure professionali: medico di pronto soccorso, ortopedico, anestesista, ortogeriatra, fisiatra, fisioterapisti e personale infermieristico”, conclude il medico.