Centomila euro di multa all’azienda Pietro Coricelli spa da parte dell’Antitrust. La sanzione è stata elevata di recente dopo la vicenda giudiziaria che ipotizza che l’olio venduto come extravergine d’oliva in realtà non sarebbe stato tale, essendo invece qualitativamente un gradino inferiore. A renderlo noto è stata la stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato che nel proprio bollettino del 27 giugno ha pubblicato l’esito dell’istruttoria.
La vicenda che ha riguardato diversi marchi di olio era iniziata con la pubblicazione, un anno fa, di una indagine da parte di un mensile, “Il Test”, che aveva analizzato alcuni oli venduti come extravergine d’oliva. Secondo i campionamenti effettuati, alcuni di questi erano stati segnalati come qualitativamente inferiori. Le risultanze erano state condivise con la Procura della Repubblica di Torino, che aveva aperto subito un’inchiesta in merito, avviando dei campionamenti. L’inchiesta giornalistica (che si era avvalsa di campionamenti effettuati dall’Agenzia delle Dogane) è risultata essere non del tutto veritiera. Alcuni tra gli oli analizzati e finiti sotto accusa sono risultati essere pienamente in regola. Veri extravergine d’oliva, al contrario di quanto sostenuto da “Il Test”, sulla base dei propri esami. In altri casi, invece, le presunte irregolarità sono state confermate. Le ultime novità sono venute alla luce dopo che anche l’Agcm ha pubblicato le risultanze relative alle istruttorie aperte proprio in seguito alla vicenda. L’Antitrust evidenzia che i campionamenti effettuati dal mensile specializzato sono avvenuti “senza il rispetto delle procedure normativamente previste e con riguardo ad una pluralità di campioni prelevati, talché la possibilità di una errata attribuzione del campione al professionista non può essere esclusa“. Alla fine, comunque, stando alle analisi dei Nas di Torino, dei cinque marchi di olio extravergine d’oliva coinvolti, due sono risultati pienamente nella norma, mentre per altri tre il procedimento collegato si è concluso con l’esito di “pratica scorretta”, portando a delle multe sostanziose. La più ‘leggera’ è quella comminata alla Pietro Coricelli spa. Ma facciamo un passo indietro.
La vicenda era venuta alla luce a novembre, quando il procuratore torinese Guariniello aveva iscritto nel registro degli indagati i titolari di 7 oleifici, provocando molto clamore. Nel mirino era finita anche la storica azienda spoletina, con l’indagine pochi giorni dopo trasferita, per competenza territoriale, alla Procura di Spoleto. Il fascicolo, secondo quanto è stato possibile appurare, è tuttora aperto e l’inchiesta ancora in corso. Nessuna responsabilità, accertata, quindi, verso l’oleificio spoletino, anche se le analisi effettuate dai Nas per conto degli inquirenti evidenzierebbero dei valori differenti rispetto a quelli che emergono dalle analisi sia del personale interno che di aziende esterne specializzate. Soltanto il prosieguo della vicenda giudiziaria chiarirà le cose.
Parallelamente all’inchiesta penale, un’associazione di consumatori, Konsumer Italia, aveva segnalato le risultanze dell’articolo giornalistico all’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Sono state aperte quindi cinque diverse istruttorie, conclusesi in modo differente l’una dall’altra in data 8 giugno 2016. Nel mirino sono finiti gli oli extravergini d’oliva De Cecco, Carrefour, Pietro Coricelli, Lidl e Carapelli. I primi due (quelli a marchio De Cecco e Carrefour), secondo le verifiche fatte dall’Antitrust – che si sono avvalse anche delle risultanze dei campionamenti svolti dai Nas su ordine della Procura di Torino – sono risultati alla fine completamente in regola. Gli oli in questione erano veramente di qualità extravergine, al contrario di quanto era stato evidenziato dalla rivista specializzata. Sugli altri tre, invece, sono stati evidenziati dei valori differenti, tanto da ritenerli di qualità un gradino inferiore e quindi oli vergini e non extravergini. E poiché sia nelle etichette delle bottiglie che nelle pubblicità sui media o sui siti internet delle aziende in questione si indica invece il contrario, l’Agcm ha concluso l’istruttoria nei confronti degli ultimi tre marchi come pratica commerciale scorretta, comminando una sanzione. La più alta è quella nei confronti della Lidl Italia, multata per ben 550mila euro; un valore calcolato sia sui volumi dell’azienda che considerando un’aggravante, essendo la stessa catena distributiva destinataria di un altro provvedimento per violazione del Codice del consumo. Segue la società Carapelli, finita nel mirino con diversi marchi e diversi lotti. In questo caso la sanzione è pari a 300mila euro. Infine la Pietro Coricelli, interessata dalla vicenda con un solo lotto, ritirato dal mercato e non più presente in circolazione già dalla fine dello scorso anno. La multa, seppur sostanziosa, è più bassa rispetto alle altre: 100mila euro.
L’ufficio legale della Pietro Coricelli spa è già al lavoro per valutare un ricorso al Tar del Lazio contro la sanzione emessa dall’Agcm. L’azienda può infatti decidere di pagare entro 30 giorni la maximulta oppure presentare entro 60 giorni ricorso ai giudici competenti. Dall’azienda spoletina viene contestato principalmente il fatto che “l’Antitrust non ha aspettato l’esito del procedimento penale in corso“. Al di là delle risultanze delle indagini emerse finora, infatti, il loro prosieguo e l’eventuale processo potrebbero concludersi con un nulla di fatto. “Noi siamo molto sereni su questa vicenda, aspettiamo la fine del procedimento” evidenziano dallo stabilimento di Madonna di Lugo. E vale la pena ricordare che il lotto di olio contestato (uno solo) è stato imbottigliato il 13 maggio 2015 e ritirato dal commercio il 30 dicembre 2015, nonostante la data di scadenza fosse prevista a giugno 2016.
Al di là di attività della Procura, dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato e delle riviste specializzate, va comunque analizzata una questione precisa. La normativa comunitaria, ed anche quella italiana, affida la differenza tra olio vergine ed olio extravergine di oliva per metà ad un test chimico-fisico e l’altra metà al cosiddetto panel test. Si tratta di assaggi da parte di personale specializzato, ritenuti da taluni un elemento soggettivo mentre da altri pienamente affidabili, essendoci alla base degli specifici criteri. Ed è questo che sin da subito era stato contestato dalla Coricelli, che tra l’altro all’interno dell’azienda si avvale della professionalità di Marina Solinas, che nei mesi scorsi è risultata vincitrice, nell’ambito dell’Expo, della sfida mondiale “Assaggiatori olio d’oliva” promossa dalla Onaoo (Organizzazione nazionale assaggiatori olio di oliva). La vicenda, quindi, riaccende ora una polemica sempreverde.