È ormai altissima l’aspettativa sugli sviluppi scientifici che porteranno a brevissimo alla sperimentazione (Trial) su esseri umani degli anticorpi monoclonali studiati e messi a punto dal Toscana Life Sciences di Siena, fondamentale laboratorio di ricerca tutto italiano guidato dal Dott. Rino Rappuoli.
Il nome di Rappuoli è ormai sulla bocca di tutti, da quando circa un anno fa, nel momento peggiore dell’impatto con la realtà della pandemia da coronavirus, la comunità scientifica nazionale si è dovuta rimboccare le maniche per trovare una soluzione, oltre naturalmente lo sviluppo di un vaccino efficace.
Il Dott. Rappuoli è infatti il ricercatore più qualificato al momento e con maggiori credenziali internazionali tali da validare con giustificato orgoglio il lavoro svolto per la ricerca di quella che ormai comunemente viene definita la “cura” che sconfigge il Covid.
Siamo dunque alle battute finali e come ha recentemente detto lo stesso Rappuoli in una dichiarazione pubblica, la cura sarà pronta poco prima dell’estate, “aprile o maggio” .
Sull’argomento sta convergendo tutta l’attenzione dei media, che per un paradosso sembrano mettere in secondo piano il tema della vaccinazione di massa, che invece dovrebbe procedere spedita di pari passo.
Proprio per questo motivo Tuttoggi.info ha voluto ascoltare dalla viva voce di chi lavora nel team di Rino Rappuoli, lo status quo e le prospettive della “cura”, tenendo ben presente quanto possa essere alta l’attenzione di una regione come l’Umbria dove la stessa governatrice Donatella Tesei, ha lanciato un accorato appello affinché gli anticorpi monoclonali già in commercio, ma prodotti all’estero, vengano distribuiti rapidamente agli ospedali regionali per combattere quella che è ormai definibile come “una situazione di contagio fuori controllo”
Su tutti questi argomenti abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola con la Dott.ssa Elisa Pantano, ricercatrice del Team di Rino Rappuoli al Toscana Life Sciences di Siena.
La Dott.ssa Pantano è laureata (2013) in Biotecnologie all’Università degli Studi di Perugia, con una tesi sperimentale nel campo della Leucemia Mieloide Acuta svolta presso il laboratorio del Professor Falini di Biochimica ed Ematologia presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia.
Nell’ottobre dello stesso anno ha intrapreso il percorso della laurea Magistrale in Biotecnologie Farmaceutiche, e nel 2015 si è trasferita a Siena per svolgere uno stage curriculare presso l’azienda Glaxo Smith Kline (GSK). Dal 2020 Elisa Pantano è una delle preziose e giovanissime risorse italiane (umbra di origini) che stanno dedicando notti insonni alla ricerca di una soluzione che a questo punto è ormai prossima al traguardo finale.
In una breve conversazione abbiamo approfittato della disponibilità del TLS e della Dott.ssa Pantano per fare il punto sul lavoro svolto in quel di Siena, cercando di trovare un linguaggio meno orientato scientificamente e più chiaro per i non addetti ai lavori.
E la prima domanda, sulla natura e la composizione degli anticorpi monoclonali, abbiamo immaginato di farla come se la Dott.ssa Pantano si dovesse rivolgere ad una classe di bambini delle elementari. Non per banalizzare i concetti, ma per far capire che la “cura” è effettivamente una buona ed importante cosa.
Tant’è che la risposta della ricercatrice del TLS ha colto subito nel segno, “Gli anticorpi monoclonali sono una cosa completamente naturale che vengono prodotti dall’uomo ogniqualvolta è in corso una infezione. Quando viene fatto un farmaco con un anticorpo monoclonale si ha in effetti qualcosa di completamente sicuro e naturale”.
Una risposta illuminante che aiuta nella comprensione di ciò che si è tenacemente ricercato al TLS, senza risparmio di tempo, per trovare una soluzione efficace alla pandemia.
Elisa Pantano in più aggiunge che l’anticorpo studiato e realizzato a Siena è “molto potente” introducendo quindi un motivo di speranza in più rispetto alle già buone notizie di prodotti analoghi realizzati in altri paesi. Sappiamo ormai tutti infatti che l’ex-Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato curato e letteralmente rimesso in piedi proprio con gli anticorpi monoclonali.
A Siena si è dunque studiato e realizzato un prodotto che la stessa Dott.ssa Pantano, chiarisce nel dettaglio, non è lo stesso che sta iniziando a circolare ora, di produzione estera. Seppure non si mette in dubbio il lavoro scientifico di altri laboratori internazionali, ciò che appare evidente è che il team guidato da Rino Rappuoli ha messo a punto una cura estremamente efficace, tanto da suscitare una grande attenzione sia negli ambienti scientifici che anche in quelli mediatici. Elisa Pantano spiega anche che stanno per partire i trial, ovvero la sperimentazione dell’efficacia sull’uomo e che entro aprile – maggio tutto dovrebbe essere pronto per predisporre la distribuzione su larga scala.
Se la cura con gli anticorpi monoclonali sembra essere un motivo di certezza sul come affrontare con successo la lotta al coronavirus, altrettanto chiaro è il ruolo della vaccinazione di massa. La dott.ssa Pantano sul tema è molto netta, “I vaccini sono indispensabili per prevenire l’infezione, come ovviamente sono importanti gli anticorpi monoclonali per curare. L’uno non può prescindere dall’altro, anche se dalle nostre osservazioni in vitro abbiamo verificato che il nostro anticorpo ha una buona efficacia anche nella prevenzione, proprio come il vaccino. E inoltre questa efficacia è sufficiente a basse dosi, tanto che può bastare una comune iniezione intramuscolare per la somministrazione”.
Una degli altri grandi temi di discussione di questo momento è la possibilità che la propagazione dei virus non sia più così episodica ma che invece diventi una costante del vivere contemporaneo, così come dovrebbe essere costante l’attenzione alla lotta e alla neutralizzazione di questi nuovi patogeni.
Unito a questo tema c’è sul campo inoltre la lotta alle varianti del virus (brasiliana, inglese e sudafricana) che soprattutto in Umbria hanno provocato un aumento spaventoso dell’indice di positività, trasformando la regione da area a basso contagio ad una di quelle attualmente fuori controllo.
Ricordiamo ancora una volta che è solo di qualche giorno fa l’appello della Presidente della Regione, Donatella Tesei, per l’impiego rapido ed urgente di monoclonali in Umbria.
Ed è su questo che la Dott.ssa Pantano aggiunge una parola di chiarimento quando spiega che una delle nuove frontiere su cui ha da poco iniziato a lavorare il TLS ed il team di Rappuoli, è quella delle antibiotico-resistenze. Un problema nell’applicazione di una cura efficace che ha creato, almeno nella prima fase dell’epidemia, uno stallo pericoloso nella lotta al Covid-19.
Per quanto riguarda invece le varianti i laboratori come quelli del TLS di Siena sono pronti ad aggiustare il tiro in tempi brevi, anche se gli anticorpi monoclonali attualmente in elaborazione al TLS sono già efficaci sulla variante inglese, ad esempio.
Tutto questo fa capire come il lavoro del team non si possa fermare o ritenere soddisfatto e come invece sia costante la necessità di incrementare il sostegno a queste realtà virtuose.
Ed è proprio sul tema delle antibiotico-resistenze che il ruolo della Dott.ssa Elisa Pantano assume una preziosa valenza, essendo il campo meglio conosciuto per esperienza dalla ricercatrice umbra.
Una perugina alla corte di Rino Rappuoli, il “papà” della cura, è comunque una ottima notizia, che anzi aggiunge qualche speranza e mitiga l’amarezza e le difficoltà che sta affrontando l’intera regione Umbria nella lotta al covid.
Il tutto nell’attesa del “potente” anticorpo monoclonale prodotto in Italia dal team della Toscana Life Sciences.
(Modificato h 16,57)