(Carlo Vantaggioli)- Quando c'è una sedia da occupare a Spoleto, la città della cultura, si scatena la ressa delle menti intelligenti o che almeno tali si sentono. L'ultima in ordine di tempo gravita intorno al nome del Maestro Menotti che indubbiamente provoca anche post mortem furiose controversie, quasi sempre non artistiche, se è vera l'indiscrezione che per la composizione del Comitato per l'Anno Menottiano, peraltro già composto, si starebbe per consumare a Spoleto una faida che gli “Orazi e Curiazi” in confronto è meno di una partita a biglie sulla spiaggia. Ma forse il paragone migliore da usare per la questione locale è quello con il noto film “Una poltrona per due”.
A quanto pare nella invidiosa e dispettosa cittadina umbra quello che non manca davvero sono le “capocce pesanti”: ai posteri la valutazione se nel senso di ingombranti o di qualitativamente significative. Dal Comune sarebbe quindi partito un vero e proprio pressing affinchè si trovi, e in tempi celeri, un posticino per uno dei suoi figlioli, sconosciuto ai più, se non per qualche comparsata su pochi media locali: non un ruolo qualsiasi, tanto per accontentare il nostro, ma addirittura la sedia del presidente Giampaolo Emili o quella del vice, l'avv. Marco Barbatelli. Nel fulgido orizzonte delle menti “pesanti” si innalzerebbe quindi, anche per presenzialismo iniziatico, nel senso di colui che inizia le cose, tale Francesco Calvani. Quello che ha potuto il giovanotto in pochissimo tempo, nemmeno Fregoli era riuscito a raggiungere nei suoi tempi migliori. In ordine più o meno cronologico: la direzione artistica di un festival dal titolo Music in tour (1 edizione all'attivo), la fondazione di una associazione dal titolo “Amandla” (non riscontrabili iniziative nell'ultimo anno); la pubblicazione del testo di didattica musicale “Jazz Exercises for a New Language” (non pervenuto alla Berklee College of Music e nemmeno alla Banda musicale di Capracotta); qualche 'dotta' recensione musicale su fogli locali, sia per amici musicisti del virgulto, che per qualche spettacolo del Festival (indimenticabili le iperboli tautologiche come le‘celestiali sfere celesti'); la pubblicazione di un libro dal titolo “Jazz Modern Style” (nelle librerie, non pervenuto) e la recentissima costituzione di ben 2 fondazioni intitolate a “Ciro Scarponi” e “Mario Tabarrini”, di cui il Calvani è presidente per entrambe.
Ma la perla recente del nostro, è quella che lo vede insignito del prestigiosissimo titolo di “Cavaliere della Cultura”, riconoscimento conferitogli dal Commendatore della Repubblica Antonio Iurescia, presidente del Centro Culturale La Conca, alla presenza dell'Ambasciatore del Marocco a Roma, Hassan Abouyoub, in due distinte cerimonie tenutesi nientemenoche in provincia a Perugia e in comune a Spoleto. E qui vale la pena fare un inciso: per quanto si è potuto apprendere, il titolo sopradetto è una sorta di alias, qualcosa di simile ad un ectoplasma o, se si vuole, come il premio del Sor Bonaventura che per ogni buona azione riceveva un foglio, uso assegno, con suscritto “Un milione”, al cambio attuale quasi 500 euro. Buttali via! Resta da capire la figura dell'Ambasciatore del Marocco che si prende a cuore un giovanotto di belle speranze spoletino. Forse un modo di ripagare l'Italia per la figuretta fatta con Karima El Mahroug, più nota cittadina di origini marocchine di casa ad Arcore? Chissà…
Come sarebbe da spiegare il coinvolgimento di enti come Provincia e Comune che si son affannati a consacrare un titolo, il cavalierato, che sulla carta non ha alcun valore. Da far ricrescere i capelli anche al presidente Napolitano e a tutti i saggi dell'Omri! E ci perdonerà il Cav. C. se per strada ci siamo persi qualche dettaglio delle sue iniziazioni, sicuri che quelle elencate comunque sono le parti migliori della torta. A questo punto, colpiti ma non affondati dalla messe di attività del giovane, uno si domanda ” ma lo trova il tempo per dormire ?…”.
La ragione della citazione del curriculum del Cav. C. è per rendere più chiaro il ruolo della politica comunale che vorrebbe il nostro degno e prossimo a sedersi su una delle ambite sedie del comitato per l'Anno Menottiano. Salvo che le sedie sarebbero già tutte assegnate. Anche se a Spoleto, patria dei ribaltoni, magari non se ne accorgerebbe nessuno. Una in particolare sarebbe quella che potrebbe essere sfilata da sotto le terga, al Cav. – questa volta ad honorem – Giampaolo Emili, presidente di Vini del Mondo e del Club dei Piaceri, ascoltato Consigliere di Confcom, strenuo difensore di iniziative cultural-culinarie strettamente legate al territorio. In alternativa ci sarebbe quella di vicepresidente, detenuta dal colto avvocato Marco Barbatelli, fra i fondatori dell'associazione menottiana insieme ad Emili. Ma il Cav. C. gode anche di sostegno sostanzioso dal momento che molti autorevoli politici si sperticano per la sua crociata. Basta guardare il parterre de roi che lo ha accompagnato nella recente funambolica doppia partorienza delle sue fondazioni tenutasi, ça va sans dire, in due distinte location ( L'Azienda Caprai e la Sala 17 Settembre al Teatro Nuovo): sindaco e vicesindaco di Castel Ritaldi, il vice sindaco di Spoleto, Stefano Lisci, il quale, proprio nel comunicato diramato dall'ufficio stampa del Cavaliere, ha anticipato una “fattiva collaborazione con l'Anno Menottiano”, o la consigliera provinciale Laura Zampa, ultimamente presente in ogni dove dell'orbe terraqueo, e che per l'occasione usa – udite udite- “parole al miele” per il Calvani (così recita la nota). Non poteva mancare il Presidente dell'Ope (Osservatorio Parlamento Europeo) Luca Filipponi insieme al Prof. De Sisto e allo chef Tommaso Barbanera Presidente del ConSpoleto, al quale -così si dice- il Cav. avrebbe promesso uno spettacolo con Ennio Morricone a Spoleto. Magari, forse, era solo Furmicone, chissà se Barbanera ha capito bene o l'altro si è spiegato meglio.
Il Cav. C. sicuramente negherà di aver chiesto poltrone (tipico di certi cavalieri): è l'Amore che lo circonda che muove tutto per lui. Dicono i bene informati che qualche giorno fa dal suo entourage è partita la richiesta ad un giornale di approntare un Attestato di benemerenza per il Cavaliere da consegnargli nel corso della cerimonia per le 2 fondazioni. Un riconoscimento, come dire, spintaneo. L'editore, neanche a dirlo, ha chiuso la conversazione mandando al diavolo l'interlocutore. Ma torniamo all'assalto in corso. Per farla breve se il buon Emili non “inizia” qualcosa, o si fa nominare Presidente di qualche fondazione dedicata che so, al “Tasso di macchia”, o si prende una laurea alla University of Topolinia City, non scrive un libro sulla “Esegesi della scrittura musicale di Manu Dibango”, si fa nominare Cavaliere della Sacra Rota di Scorta, Gran Guardiano del Portone Blindato, ma soprattutto se non impara a suonare il vibrafono e porta ai suoi incontri sulla “Giusta cottura della Scottadito” gente del calibro di Vissani, D'Alema, Gualtiero Marchesi e, ovviamente, Laura Zampa, con le sue parole ” al miele”…il suo incarico nel comitato potrebbe saltare. Perché chiaramente il suo curriculum è inferiore a quello del Cav. C..
Ora c'è da dire che gli umbri, ma in particolar modo gli spoletini, si eccitano come mandrilli alla lettura di un c.v. pieno di sigle e titoli, soprattutto se imperscrutabili, ed i primi sostenitori di simili moloch sono proprio i politici che spingono, non si sa per quale motivo, personaggi dalla natura indecifrabile. E non è nemmeno la prima volta che accade a Spoleto. Francamente non decrittabile l'esaltazione per il Cav. C. che, pur di bella presenza e sicuri fondamentali, non pare avere tante frecce al suo arco, a parte i paroloni. Triste la memoria corta che non porta a spaziare aldilà del cancello del proprio giardino, oltre il quale magari ci si potrebbe accorgere che spoletini illustri, ed anche giovani a volte, si fanno onore in molti campi, come Massimo Solani, scrittore e giornalista a L'Unità, Fabio Massimo Natalucci, esperto in politiche monetarie della Federal Reserve, Marco Martani, sceneggiatore e regista di chiara fama, Leonardo Marroni, Asset Manager, Carlo Pergolari, Professore di Revisione Aziendale alla Facoltà di Economia dell'Università di Ferrara e partner di Deloitte & Touche, Maria Anna Mariani, docente di letteratura all'Università di Seul. I nomi citati sono solo alcuni esempi che vengono in mente alla spicciolata per marcare una differenza netta tra fatti e favole.
Resta inspiegabile la corsa alla sedia per il comitato dell'Anno Menottiano, a meno che non la si intenda solo come un mezzo per piazzare pedine sulla scacchiera di una mediocre partita politica o di potere. C'è per caso una prebenda, un compenso, un quarto di nobiltà da prendersi? Cosa mai c'è dunque per questa sedia che fa scomodare la politica di solito impegnatissima a gestire il futuro dei cittadini? Un ultimo dubbio. Siamo sicuri che il Cav. C. sia iscritto all'associazione menottiana? Giusto per gradire eh…