Riconosce l’Università come fattore “fondamentale per lo sviluppo del Paese“, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, per un’Italia che ha la necessità “di aumentare il numero dei laureati“, ma soprattutto “di sviluppare e potenziare la ricerca“, che può essere ancora di più volano per l’economia del Paese. Questo il messaggio che il ministro Bussetti manda da Perugia, dove ha partecipato alla cerimonia di apertura dell’Anno accademico 208/19 dell’Università degli Studi di Perugia, il 711° dalla Fondazione dello Studium Generale.
Bussetti ha spiegato che la sua presenza a Perugia vuole “testimoniare anche l’ottimo lavoro del rettore Franco Moriconi e di tutto il suo staff” all’ultimo anno di guida di un’Università che rappresenta “un’ istituzione simbolo della grandezza della storia politica, religiosa e culturale del nostro Paese”. Perché “l’Università degli Studi di Perugia – ha proseguito il ministro – rappresenta un punto di riferimento nazionale e internazionale, come dimostrano l’efficienza organizzativa, la crescita degli iscritti, la sinergia capillare con il territorio, la qualità della sua ricerca scientifica e la forte spinta strategica verso l’internazionalizzazione“.
La contestazione
Allargando l’orizzonte, Bussetti ha quindi affermato che il Governo sta lavorando per creare un contesto in cui le potenzialità e le attitudini dei giovani, in particolare dei laureati, possano trovare la strada per esprimersi al meglio e costruire un futuro degno di essere vissuto nel proprio Paese.
Parole pronunciate poco dopo aver assistito al flash mob organizzato dalla Flc Cgil insieme a Udu, Rete degli studenti ed altre associazioni del territorio per protestare contro una regionalizzazione dell’istruzione giudicata una fuga in avanti delle regioni più ricche ai danni di quelle con meno risorse economiche.
“Il rischio è quello di passare dalla scuola della Repubblica alla scuola delle Regioni – ha affermato Domenico Maida, segretario generale della Flc Cgil Umbria – ma la scuola non è un semplice servizio, è un diritto fondamentale che appartiene a tutte le cittadine e a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla regione in cui risiedono. Per questo – ha aggiunto il segretario Flc – come organizzazioni sindacali della scuola e del mondo dell’associazionismo e dei movimenti abbiamo promosso un appello specifico contro la regionalizzazione dell’istruzione”.
L’appello in questione, sotto l’hashtag #restiamouniti, è promosso da tutti i sindacati della scuola e da un ampio cartello di associazioni. Per sottoscriverlo basta andare a questo link. “Lanciamo il nostro invito ad un generale e forte impegno civile e culturale – si legge nel testo – affinché si fermi il pericoloso processo intrapreso e si avvii immediatamente un confronto con tutti i soggetti istituzionali e sociali“.
In piazza Grimana, con la Flc e la Cgil (presenti anche altre categorie del sindacato, in particolare Nidil e Flai) c’erano anche gli studenti di Udu e Rete. “Il ministro Bussetti viene a fare una passerella qui nel nostro Ateneo – ha dichiarato Lorenzo Gennari, coordinatore di Udu Perugia – ma il suo governo ha completamente abbandonato il tema del finanziamento del sistema universitario e dell’istruzione. Inoltre, anche come studenti contrastiamo con forza il progetto di regionalizzazione, che punta a creare un’istruzione di serie A e una di serie B nel Paese“.
Moriconi, bilancio del mandato
La solenne e affollata cerimonia in Aula Magna è stata nel segno del congedo del rettore Moriconi, che sta concludendo i sei anni di mandato. E l’intervento del rettore è stato di fatto un bilancio del suo mandato: “Credo di poter dire, in tutta coscienza, che si tratti di un bilancio sostanzialmente molto positivo, dal momento che siamo stati capaci di dare una nuova solidità e un nuovo vigore a questo Ateneo, sul piano della sua attrattività degli studenti, italiani e stranieri, su quello del consolidamento del bilancio, sia pur in anni evidentemente complicati, in termini di miglioramento delle condizioni di lavoro, tradotto anche nella progressione delle singole carriere, nonché sull’innalzamento dell’efficacia della ricerca, ovvero della prospettiva di apertura internazionale; il tutto condotto secondo un’ottica generalista, che ha voluto far crescere l’istituzione nel suo complesso, rispettando e valorizzando le diverse specificità e sensibilità che caratterizzano un Ateneo ampio e variegato come il nostro. Certamente – ha detto il professor Moriconi – abbiamo commesso degli errori, e forse si sarebbe potuto fare di più. Alla fine di un percorso come questo, con l’ingrato ‘senno del poi’ che ognuno di noi cova dentro di sé, viene alla mente anche ciò che si sarebbe voluto fare, e che non si è riusciti a portare a termine o che si è compiuto in maniera diversa da quanto ci si era proposti. Credo, tuttavia, di poter dire che il tanto lavoro svolto in questi anni ha riportato la nostra Università nelle condizioni di gareggiare degnamente con i migliori Atenei italiani – ha continuato il Magnifico rettore -. Considero tutto ciò non un traguardo, ma un vero e proprio punto di partenza: abbiamo mostrato di quanta potenzialità siamo dotati, di quante energie e risorse siamo in grado di disporre, se lavoriamo insieme, secondo una prospettiva ampia e comune, se sappiamo mettere da parte le ansie ‘da solisti’ e agire invece come una grande orchestra. In questo senso sono contento dell’Università che lascio, perché so che abbiamo ricostruito un’istituzione che, se ben guidata, è in grado non solo di correre, ma, oso credere, di volare”.
I sassi nelle scarpe
La successione
La cerimonia
L’“Inno dell’Università di Perugia” – durante il corteo delle rappresentanze dei 16 Dipartimenti – e l’“Inno d’Italia”, eseguiti dal Coro dell’Ateneo perugino diretto dal Maestro Salvatore Silivestro, al pianoforte Francesco Andreucci, hanno dato inizio alla cerimonia, che si è aperta con un minuto di silenzio in memoria del professor Giancarlo Dozza, rettore dell’Ateneo dal 1976 al 1998. In Aula Magna, fra gli altri, Catiuscia Marini, presidente della Giunta Regionale, il sindaco di Perugia Andrea Romizi e il consigliere Erika Borghesi, in rappresentanza della Provincia di Perugia.
Hanno fatto seguito gli interventi della signora Maria Beatrice Massucci, presidente della Consulta del personale tecnico, amministrativo, bibliotecario e Cel (discorso letto dalla dottoressa Monia Bravi, componente della Consulta) e di Alessandro Biscarini, presidente del Consiglio degli Studenti.
La lotta al Male
La prolusione “Terapia di precisione delle leucemie: i modelli della leucemia promielocitica e della tricoleucemia” è stata tenuta dal Professor Brunangelo Falini. “E’ un’epoca storica – ha detto tra l’altro il professor Falini concludendo l’articolata relazione – in cui stiamo assistendo ad un vero e proprio assedio con armi sofisticate alla roccaforte dell’’Imperatore del Male”, nella speranza che questo epico scontro si concluda alla fine con la sua definitiva sconfitta”.
La cerimonia si è conclusa, come da tradizione, con lo scambio di doni fra i goliardi e il rettore Moriconi; un ‘ricordo’ dei goliardi è stato consegnato anche al ministro: uno ‘speciale’ libretto universitario. Infine l’esecuzione del “Gaudeamus igitur”, inno internazionale studentesco, da parte del Coro dell’Università degli Studi di Perugia con la partecipazione di studenti del Liceo Classico “Mariotti”e dei Licei Scientifici “Galilei” e “Alessi” di Perugia.
La giornata del ministro
Il ministro Bussetti, all’arrivo a Palazzo Murena, era stato accolto dal prorettore professore Alessandro Montrone; aveva quindi visitato il rettorato e, dopo la firma del Registro d’Onore, si era soffermato ad ammirare la Sala del Dottorato con i suoi tesori. In questa Sala aveva anche incontrato il prefetto Claudio Sgaraglia, il questore Mario Finocchiaro e i direttori dei sedici Dipartimenti dell’Ateneo perugino.
Alle ore 8.45, nella Chiesa dell’Università, era stata celebrata la Santa Messa presieduta da monsignor Paolo Giulietti, vescovo Ausiliare di Perugia.