E' accaduto all'Isola del Giglio, dove l'Ente Parco dell’Arcipelago Toscano ha avviato il programma di eradicazione del muflone
Questa volta sono stati i cacciatori a dover chiamare i carabinieri per chiedere il rispetto della legge e far cessare le azioni di disturbo di alcuni animalisti che impedivano l’attività venatoria.
E’ accaduto all’Isola del Giglio, dove L’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano ha avviato, con il beneplacito della Regione Toscana e il parere positivo di Ispra, il programma di eradicazione del muflone, specie alloctona, così come richiesto nelle misure dei progetti europei Life.
“Immediatamente è partita la consueta, ben organizzata, macchina del fondamentalismo animalista – denuncia Federcaccia – che senza alcuna attenzione per le conseguenze negative sulla tutela reale della biodiversità ha prima dato vita a una campagna denigratoria nei confronti del Parco e successivamente con la presenza da oltre un mese di un gruppo di attivisti, che stanno costantemente presidiando tutto il territorio dell’Isola del Giglio inscenando incessanti azioni di disturbo e provocazione volte a impedire il normale svolgimento dell’attività venatoria, estesa dal prelievo dei mufloni a qualsiasi forma di caccia praticata secondo le attuali normative e regolamenti”.
Con una lettera firmata dal presidente nazionale Massimo Buconi e dal presidente regionale toscano Marco Salvadori, Federcaccia si è rivolta al Comando Carabinieri Isola del Giglio, al Comando Carabinieri Forestali Isola del Giglio e al Comando Superiore Carabinieri della Compagnia di Orbetello per chiedere l’intervento della forza pubblica a tutela dell’attività venatoria sull’isola.
“Una situazione surreale e inaccettabile – commenta Federcaccia – in cui gruppi di esagitati violano la legge e il diritto in nome di una personale visione animalista, che richiede un intervento fermo e risolutivo da parte delle autorità”.
Federcaccia auspica che
Auspichiamo adesso che ci si attivi sollecitamente ponendo fine a questa condizione di palese incostituzionalità tollerata già fin troppo a lungo e che impedisce l’esercizio di una attività consentita e regolata da leggi dello Stato a cittadini che hanno ragione di veder tutelati i propri diritti.