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Anche di fronte all’emergenza Covid in Regione è muro contro muro

Quando ancora fuori da Palazzo Cesaroni si sentiva l’eco della protesta per le decisioni sull’ospedale di Spoleto, è iniziato in Consiglio regionale il confronto sulla gestione dell’emergenza Covid in Umbria.

Una discussione che è iniziata con la lettura, da parte della presidente Donatella Tesei, dei dati della pandemia. Dati già da aggiornare, al rialzo, perché nel frattempo la protezione civile aveva comunicato che i positivi erano saliti a 4.776 dopo i nuovi 314 casi.

Covid in Umbria, i nuovi dati della protezione civile

Tesei: una velocità di propagazione del virus mai vista

“Numeri che fanno comprendere – le parole della presidente – come la seconda fase di questa emergenza sia completamente diversa da
fase 1: superati già i contagi, a un ritmo giornaliero mai visto, come in
tutte le altre regioni. Una velocità di propagazione mai vista. Numeri che
nella fase 1 si sono sviluppati in mesi, ora in 10 giorni. Un attacco quattro
volte più forte del precedente e senza la presenza di focolai, ma massivo e
diffuso. Dobbiamo gestire una fase molto diversa”.

Gli anziani

Preoccupano i contagi fra gli anziani. I ricoverati sono solo il 5 per cento, in terapia intensiva sono anziani lo 0,6 per cento dei contagiati e il 10 per cento dei ricoverati, con indice di letalità del 1,42 per cento.

I tamponi

“Si tratta di un’onda completamente diversa” ha proseguito Tesei. Che ha quindi parlato della strategia sui tamponi: “E’ stato isolato un numero maggiore di contagi che in tutta la fase 1. I tamponi sono più che quadruplicati, da 700/1000 a 4500 al giorno. L’Umbria è fra le prime 4 in Italia per numero di tamponi in proporzione agli abitanti. Testiamo il 3 per cento della popolazione complessiva tutte le settimane”.

Riconoscendo che l’Umbria non è avulsa da un sistema nazionale dove è saltato il tracciamento proprio a causa dei numeri straordinari in tutte le regioni. 

In Umbria si sta cercando di prevenire il più possibile il ricorso agli
ospedali, cercando di implementare il sistema di tracciamento. A questo scopo è stato fatto un accordo con l’Università per 150 nuovi tracciatori.

“I positivi ha proseguito Tesei sono il segno che il virus circola, ma il tracciamento regge. Però la velocità e la forza di questa onda, che colpisce altre regioni fra cui noi, si vede dai dati”.

Le ordinanze della Regione

“Con le prime ordinanze – ha proseguito Tesei – abbiamo cercato di abbattere momenti antropici legati a attività non essenziali o che si possono fare da remoto. Evitare luoghi dove è facile il contagio”.

La scuola

Sulla scuola la Regione ha cercato di cercato di applicare la didattica a distanza per il 50 per cento degli alunni delle superiori, per l’Università quasi totale, esclusi laboratori. “Abbiamo implementato il trasporto pubblico locale – ha detto Tesei – scendendo al di sotto della percentuale di riempimento indicata, il 60 per cento. Che si unisce al meno 50 per cento di presenze nelle scuole superiori, per tutelare studenti e gli utilizzatori dei mezzi pubblici. Non è una cosa fatta tanto per fare, comporta impiego di risorse e progetti che gli assessorati hanno svolto”.

Gli effetti attesi

Le ordinanze mostrano effetti generalmente dopo 15 giorni. “Ma
serve anche il controllo” ha aggiunto Tesei, parlando dei tavoli attivati in Prefettura. Controlli sui luoghi di aggregazioni, stazioni dei
pullman, aree esterne alle scuole.

Gli ospedali

“Ho fatto richieste di ulteriori strumenti di difesa” ha detto la governatrice a proposito del potenziamento degli ospedali. Il nervo più scoperto, e non solo nel dibattito politico.

Le terapie intensive

Il Piano, insiste Tesei, non poteva che essere modulare. “Perché quando la fase 1 è venuta meno, dando respiro alle comunità, abbiamo cercato di riattivare tutto quello che era possibile per poter dare risposte alle liste di attesa. Se tutto questo non viene preso in considerazione, non si è corretti intellettualmente, non dimentichiamo da dove siamo partiti”. E quindi le 59
terapie intensive più 10 posti in sala operatoria lasciati dalla precedente amministrazione.

“In quella fase – ha rivendicato – è stato fatto un miracolo: 124 posti di terapia intensiva, di cui utilizzati al massimo 104. A maggio, con la fase 1 attenuata, abbiamo ridotto i posti di terapia intensiva per il Covid, mantenendone 77. Appena ripreso il virus, in maniera furiosa, abbiamo ripreso il riallestimento, come tutti gli altri. Oggi abbiamo 97 posti, numero che cresce, con 23 oggi ancora liberi, e arriveremo a 124. Stiamo seguendo questi allestimenti modulari predisposti. Non è il momento delle polemiche, stiamo gestendo un’emergenza gravissima” l’appello rivolto alle opposizioni.

I milioni “di Arcuri”

Quanto ai 25 milioni messi a disposizione del Governo, Tesei ha replicato: “Saremmo rimasti come prima, coi progetti strutturali approvati, con la separazione dei percorsi, tutto fatto nei tempi previsti, approvati in Aula, ma i bandi Arcuri li ha fatti partire a ottobre”.

La Regione Umbria, infatti, questa estate aveva scelto di utilizzare la procedura del commissario per la gestione delle risorse messe a disposizione del Governo.

Liste d’attesa e Covid hotel

Già la prima fase della pandemia aveva fatto saltare molte visite e interventi programmati non urgenti. Ora la situazione rischia di peggiorare. Tesei ha parlato anche del problema del recupero delle liste d’attesa e del
mantenimento dell’operatività delle strutture sanitarie: “Stiamo cercando di garantirli attraverso un allestimento modulare e portando avanti l’accordo quadro con le cliniche private, con nostro personale sanitario, per evitare ritardi e recuperare il più possibile le altre tipologie di cure. I posti letto per isolamento dalle proprie famiglie sono attualmente villa Muzi a Città di Castello, l’hotel Melody a Deruta e stiamo facendo un accordo con Federalberghi”. 

Ospedale da campo

Tesei si è poi tolta qualche sassolino sull’ospedale da campo. Criticato dalle opposizioni perché ritenuto inutile e oggetto anche di esposti in Procura. “Ma siamo andati avanti – ha detto – abbiamo avuto il riconoscimento del Governo che ci ha dato 1 milione e mezzo di risorse aggiuntive oltre ai 3 della Banca d’Italia. Qualche ritardo c’è stato, ma nonostante le critiche l’ospedale da campo – ha assicurato – lo avremo entro la metà di novembre. Sarà un grande supporto”.

Ospedale di Spoleto

Quanto al San Matteo degli Infermi, Tesei ha detto: “Era necessario
prendere quella decisione, con la garanzia che finita l’emergenza
l’ospedale tornerà a fare quello che ha fatto fino ad oggi”.

Il personale

Tesei parla di “lacune di prima” da colmare anche a proposito delle carenze del personale: “Abbiamo fatto assunzioni, ma è di pubblico dominio che gli infermieri non si trovano. Non possiamo non trascurare il fatto che a livello italiano non ci sono medici e infermieri”.

Rispetto al bando nazionale, all’Umbria spettano circa 20 figure. Se si trovano e se rispondono al bando.

Infine, per quanto attiene alla medicina del territorio, si sta cercando di
raggiungere l’accordo con i medici di medicina generale, il cui ruolo è
fondamentale.

“In guerra contro il Covid”

Tesei ha chiuso il suo intervento assicurando: “La nostra sanità è sotto stress, sta facendo fronte a un’ondata senza eguali, abbiamo curato tutti gli umbri da noi in fase 1, senza mandarli fuori, lo stiamo facendo anche oggi”. E ancora: “La situazione è quella dell’intero Paese, è una vera guerra contro il covid, non è questione di maggioranza o minoranza, tutto il popolo umbro deve reagire, è l’unico modo per vincere questa battaglia. Su Spoleto dico e ho detto loro di far parte come tutti dell’Umbria e di fare uno sforzo comune”.

Covid hotel

L’assessore alla Sanità Luca Coletto ha aggiunto: “Vorrei sottolineare che stiamo potenziando i covid hotel, primo è il Melody, con 52 camere per assistere persone che si trovano in zona grigia. In itinere c’è l’accordo con
Federalberghi.

Tracciamento e test

“C’è anche l’ordinanza Prociv – ha aggiunto Coletto – per il reperimento di 2000 figure a supporto delle Regioni per il contact tracing: all’Umbria spettano 22 elementi per il contact tracing e 7 per le attività amministrative e di data entry. Da notare che 14 regioni su 20 avevano interrotto il contact
tracing. Portiamo avanti un accordo con medici di medicina generale e
pediatri per la sorveglianza su casi positivi asintomatici. Nella fase 1
ottenemmo grandi risultati, vogliamo potenziare. Nelle Usca con 100 medici in più. Lavoriamo anche a un accordo con le farmacie per test rapidi per
rilevare la presenza anticorpi. Test antigenici: con la proroga dello stato
di emergenza abbiamo incaricato Umbria salute dell’approvvigionamento di tali test, con l’acquisto di 90mila test e di 2 macchinari in service”.

Mascherine e Dpi

Nel magazzino della Protezione civile nazionale – ha detto Coletto – ci sono 1900mila mascherine chirurgiche 340mila mascherine FFP2, 16mila FFP3, 55mila camici, 116mila guanti in vinile, 17mila tamponi, 29 mila test rapidi.

E sulle terapie intensive: “Noi abbiamo 97 terapie intensive e arriveremo a 124 entro breve. Abbiamo soddisfatto i limiti imposti dal ministero. A luglio, ricordo che quest’Aula ha dato parere favorevole sulle misure intraprese, poi approvato da Ministero e Corte dei conti. L’Umbria è allineata con gli altri sulle misure da erogare e non ha nulla da invidiare a altre regioni. Attendiamo per i primi giorni di novembre l’autorizzazione del commissario Arcuri sui nuovi lavoro sia per i pronto soccorso che le terapie intensive. Ma, date le circostanze, serve attenzione particolare per fare i lavori. Probabilmente saranno prorogati tempi di intervento perché al momento, come sapete, sia le terapie intensive che i pronto soccorso sono occupati”.

Le opposizioni attaccano

Forti le critiche delle opposizioni. Che attraverso il portavoce Fabio Paparelli, hanno accolto l’appello, “pur tardivo”, del presidente Squarta per il confronto in questo momento di emergenza, respingendo però la scelta della governatrice Tesei di scaricare le colpe sul Governo nazionale.

Paparelli ha rivendicato il livello della sanità negli anni passati. Quella sanità che oggi, di fronte alla seconda ondata del Covid, vede l’Umbria tra le regioni più in affanno.

Le critiche sulle terapie intensive

A cominciare dalle terapie intensive: “Avremmo già dovuto averne attive almeno 129 – ha detto Paparelli – oltre ai ventilatori che ancora ci
risultano imballati. I insieme ai dispositivi che non avete acquistato per
tempo, a partire dai vaccini per l’influenza per i pazienti a rischio, che
sono finiti, con grave vostra responsabilità. Avete messo a dirigere la
sanità pubblica persone che non conoscono minimamente né il territorio,
ne’ il sistema sanitario umbro. Nessun piano sanitario e nessun piano
pandemico dopo un anno di governo, sono responsabilità politiche gravi e non solo politiche. Non sono stati spesi i 25 milioni di euro messi a
disposizione dal Governo per rafforzare la sanità con dotazioni strumentali
e personale. Cosa che hanno fatto Regioni come Emilia Romagna e Veneto.
Bastava potenziare le terapie intensive”.

Paparelli ha parlato di diversi i pazienti con sintomatologia gravi in attesa di ospedalizzazione per mancanza di posti. Per questo le opposizioni vogliono sapere dove e quando saranno realizzati i nuovi posti in terapia intensiva.

“Ci giunge notizia – ha proseguito Paparelli – che le terapie intensive di Perugia, da oggi, sono tutte Covid e tanto non basteranno a gestire i pazienti critici della regione. Tutto questo oltre che prevedibile, era evitabile. State ancora discutendo su quali ospedali destinare a Covid Hospital, senza aver creato percorsi separati e distinti all’interno degli stessi. Non avete pensato a definire percorsi e linee guida per le malattie tempo-dipendenti come ictus ed infarti, senza filtro Covid, ne percorsi in sicurezza per pazienti cronici gravi ed oncologici. Non è stato programmato l’acquisto di vaccini influenzali e dispositivi necessari per tempo”.

I ritardi nei tamponi

Paparelli ha accusato per le “file interminabili” per i tamponi: “Avete perso la capacità di tracciamento dei positivi e smesso di fare tamponi ai contatti diretti asintomatici dei positivi. I sintomatici aspettano anche 7-10 giorni con il rischio per la loro salute e per il diffondersi del contagio. Aver deciso di interrompere il tracciamento agli asintomatici che sono entrati in contatto con i Covid positivi è la dimostrazione di un fallimento che rischia di costarci molto caro”.

E poi, le “centinaia di persone che dopo essere entrate in contatto con un positivo, sperano di essere ricontattati dalla propria Asl, in attesa di un tampone che non verrà mai fatto. Alcuni, non ancora raggiunti di disposizioni che ne limitano la libertà di movimento, stanno in
giro con la speranza di trovare un modo per farlo. Questo non è un livello
di monitoraggio accettabile”.

Le scuole

L’opposizione ha attaccato anche sulle scuole: “Nessun test o esame che scatta in caso di famigliari positivi dell’alunno/a in attesa di tampone, se senza sintomi”.

Le cliniche private

“Avete chiuso pronto soccorsi e servizi di prima emergenza come a Spoleto – ha accusato Paparelli a nome delle opposizioni – ed avete chiuso tutte la attività programmate, visite ed interventi chirurgici negli ospedali di alta e media specialità, trasformando gli stessi in case di cura per Covid, ma purtroppo il Covid non è l’unica patologia. In compenso avete mandato i nostri primari ad operare nella case di cura private, come a Perugia, mentre a Terni non si opera più perché non ci sono nemmeno quelle. Non avete accolto le nostre proposte, come quella di attrezzare l’ex milizia a Terni e la parte di Monteluce a Perugia utilizzabile allo scopo, cosi, oggi, i nostri ospedali avrebbero potuto svolgere la loro normale attività. State volutamente sabotando e distruggendo il sistema pubblico”. 

Le carenze di personale

Nel caso dal mancato potenziamento degli organici di personale l’opposizione individua responsabilità precise: “Non aver bandito
concorsi per medici, tecnici e infermieri ci mette adesso in una condizione
di forte criticità. Peraltro, per alcuni profili non ci sono più figure
professioni disponibili già collocate da tempo altrove”. 

Ospedale, personale, scuola:
le proposte delle opposizioni

Le opposizioni hanno avanzato alcune proposte. Assunzioni a tempo, a chiamata in base ai profili presentati, per soli titoli, come hanno fatto in Toscana.

Convenzioni con le associazioni socio-assistenziali per il potenziamento dei numeri verdi e dei triage e dei trasporti sanitari; monitoraggio costante all’interno delle RSA.
Integrazione tra tutte le Usca e le AFT in modo da garantire maggiore
presenza degli infermieri per i servizi a domicilio, come avevamo chiesto di
fare.

Netta separazione dei percorsi all’interno degli ospedali per
consentire la normale attività oggi del tutto sospesa.

Attivazione di protocolli di telemedicina; linee guida per assistere i malati a casa, dotandoli di dispositivi, farmaci, saturimetri etc., per limitare i ricoveri.

Potenziamento dei dipartimenti di prevenzione utilizzando per i tracciamenti anche il personale dei Cup. Richiamare in servizio infermieri e medici in pensione, se disponibili, fino a 67/70 anni con un gettone orario di 30/40 euro come rimborsi spese. Inserire in assistenza gli specializzandi al
secondo anno.

Aumentare subito tutti i posti letto previsti di terapia intensiva e sub intensiva spendendo i fondi non spesi e aggiungendo risorse regionali.

Coinvolgimento dei privati di tipo sussidiario e non competitivo
con il servizio pubblico.

Definire percorsi e precisi e definiti per le malattie tempodipendenti senza filtri Covid per i malati cronici ed oncologici.

Chiusura scuole superiori con DAD al 100 per cento fino al 24 novembre.

Riattivazione immediata a Spoleto delle attività di pronto soccorso, prime emergenze e laboratorio analisi.

L’aula a maggioranza ha respinto la proposta di risoluzione delle opposizioni.