La soluzione al complicato rebus del candidato sindaco della ‘coalizione progressista’ di Foligno dovrà arrivare nella calza della Befana. Il Movimento cinque stelle ha bocciato la proposta del Pd, Marco Mariani, mandando in fibrillazione tutta l’area progressista che guarda a Foligno con un certo interesse. D’altronde la città della Quintana è la terza dell’Umbria per dimensioni e la seconda che andrà al voto a giugno. Qualsiasi cosa accada all’ombra del Torrino non potrà essere ignorata, né in fase preparatoria (leggi la conformazione della coalizione o nella scelta del sindaco) né poi il risultato. Il tutto alla luce del fatto che va al voto anche Perugia, dove la scelta del candidato sindaco di centrosinistra appare ancora in divenire.
La doppia bocciatura ha mandato dunque gli ambienti dem in fibrillazione. Si susseguono prese di posizione sui giornali e la segretaria dem Maura Franquillo si è appellata ai Cinque stelle per Mariani. Il tavolo della coalizione tornerà a vedersi il 12 gennaio e si parla di una riunione “da dentro o fuori“. Difficile che i Pentastellati tornino indietro sull’idea di non prendere in considerazione alcun nome del passato, con l’obiettivo di lanciare un messaggio di novità alla città. Alla base l’idea che una coalizione allargata rispetto al 2019 debba essere raffigurata da personaggi altrettanto innovativi. Convincimenti netti, ma il tavolo non è chiuso, la coalizione non è ‘saltata’ e si continua a lavorare. Se qualcuno degli attori in campo aveva pensato di riposarsi, si è sbagliato. Nelle prossime ore continueranno infatti le riunioni, vertici bilaterali e segretissimi, dove poter arrivare ad una soluzione il più condivisa possibile.
In questa atmosfera incandescente c’è Foligno in Comune che, se da un lato prova a spegnere l’incendio, dall’altra getta sul tavolo una proposta destinata a far discutere: le primarie. Una nota diramata nel tardo pomeriggio di ieri parte da due prese di posizione che “rischiano di regalare alla destra una facile vittoria nelle prossime elezioni amministrative, compromettendo il lungo, paziente lavoro di reciproco ascolto che aveva portato alla costituzione di un’ampia alleanza progressista. Il primo è la risposta del Movimento 5 stelle alla proposta di candidatura dell’avvocato Mariani, avanzata dal Pd dopo mesi di surplace e divisioni intestine: la candidatura di Mariani poteva essere criticata ed eventualmente persino contrastata da liste che avrebbero avuto difficoltà a convogliare su di essa i voti dei propri elettori, ma era giusto prenderla in considerazione, entrare nel merito, ascoltarne le idee, spiegare a lui e al partito che l’aveva proposto le ragioni del proprio eventuale dissenso, se questo persisteva“. L’altro elemento che in queste ore ha reso l’aria pesante è la presa di posizione dell’ex sindaco Giorgio Raggi che, dalle colonne del Corriere dell’Umbria, “dà per scontata la rottura della coalizione (e quindi la sconfitta elettorale) e, con toni qua e là persino offensivi, ne attribuisce l’intera responsabilità al locale Movimento 5 Stelle”.
Quindi la domanda: “è possibile, a centocinquanta giorni dalle elezioni, portare a termine il lavoro degli ultimi sette mesi (ma per qualcuno si tratta degli ultimi quattro anni e mezzo), evitare che si ripeta in farsa nelle prossime elezioni locali la tragedia delle elezioni politiche, quando le divisioni del fronte progressista regalarono alla destra la vittoria a tavolino? Tutto portava, sino a qualche giorno fa, a rispondere positivamente: il reciproco ascolto tra le cinque liste della coalizione ha prodotto idee e spunti programmatici che possono aprire una pagina nuova nella vita cittadina, le proposte di candidatura sottoposte dalle diverse liste all’attenzione della coalizione (Diego Mattioli, Andrea Luccioli, David Fantauzzi) sono state accolte con rispetto, e che ad esse si sarebbe aggiunta, sia pure con qualche ritardo, quella del Pd era noto a tutti. Né il Pd poteva realisticamente immaginare che, trovato un punto di equilibrio all’interno del partito, quello divenisse di per sé, nel giro di poche ore, il punto di equilibrio della coalizione. Che intorno al nome di Mariani non ci sia unanimità, così come non c’è intorno a nessuno degli altri nomi, non fa insomma scandalo alcuno, a meno che qualcuno fosse convinto che gli altri nomi erano stati fatti per scherzo, o per tenersi occupati mentre il Pd risolveva le proprie controversie interne“.
Per Foligno in Comune: “Non è dunque il momento degli ultimatum né delle ripicche, ma quello della responsabilità. Bisogna abbassare i toni, armarsi di pazienza e riprendere il confronto: per questo occorre però che si scelga rapidamente tra diverse opzioni. Una, ma al momento sembra improbabile, è che l’avv. Mariani accetti nuovamente di essere posto in discussione al pari degli altri e che il Movimento 5 stelle consideri la sua candidatura legittima e degna di attenzione. Un’altra possibilità è che, venuta meno la proposta di Mariani (e in parallelo, per ragioni facilmente comprensibili, quella di Fantauzzi) si entri finalmente nel merito delle due proposte avanzate per prime (Mattioli e Luccioli), e di altre che eventualmente dovessero essere avanzate da Pd e M5S nelle prossime ore. A quel punto si aprirebbero due strade: o si raggiunge un ragionevole accordo intorno ad un nome che tutti (come fu per Luciano Pizzoni nel 2019) possano sostenere con convinzione, o si affida la scelta agli elettori convocando entro gennaio elezioni primarie“.
(Nella foto i quattro papabili candidati a sindaco del centrosinistra: Marco Mariani, Diego Mattioli, David Fantauzzi e Andrea Luccioli)