Sarà disponibile dal 30 settembre su Netflix “Amanda Knox”, il documentario che ripercorre la storia del processo e dell’omicidio di Meredith Kercher, la ragazza inglese uccisa a Perugia il 1°novembre 2007. Per promuoverlo, la piattaforma di streaming ha rilasciato un doppio trailer: nel primo Knox viene dipinta come una ragazza innocente e ingiustamente perseguitata, nel secondo si alimentano i sospetti sull’americana.
“Credetele o sospettatela. In ogni caso ascoltate l’altra parte della storia”. L’intento, come dichiarato dai registi, è esplorare il caso di cronaca senza pregiudizi e attraverso le testimonianze dei protagonisti: la stessa Amanda Knox, l’ex fidanzato di Amanda Raffaele Sollecito, anche lui a lungo sul banco degli imputati, avvocati, giornalisti e Giuliano Mignini, pubblico ministero nel processo per l’omicidio della studentessa inglese.
Amanda Knox e Raffaele Sollecito hanno subito un doppio processo. Prima condannati, poi assolti in appello, e poi nuovamente condannati dalla Corte d’assise d’appello di Firenze, sono stati definitivamente assolti dall’accusa di omicidio il 27 marzo 2015 quando la Cassazione ha accolto la richiesta di annullamento della sentenza pronunciata in secondo grado.
“Sono una psicopatica vestita da agnellino, oppure sono come voi”. Così nel trailer Amanda, “hai ucciso Meredith Kercher?”, “No”. Al centro, ancora una volta, c’è lei, Amanda con Raffaele Sollecito sullo sfondo (entrambi prosciolti in via definitiva dalla Cassazione), già nel titolo “Amanda Knox”, Foxy Knoxy è l’unica protagonista e per alimentare la curiosità, certamente, Netflix ha scelto i due trailer dall’atmosfera opposta.
Nel documentario sarà intervistata la stessa Amanda. Ma ci saranno anche Raffaele Sollecito, e gli avvocati. Poi i giornalisti che hanno seguito il caso e anche Giuliano Mignini, il pm perugino.
516mila euro. E intanto il prossimo 20 ottobre davanti alla Terza Sezione della Corte d’Appello di Firenze inizierà il processo per la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione intentata da Raffaele Sollecito. E’ la sera dei conti, in tutti i sensi. Gli avvocati Luca Maori e Giulia Bongiorno, che assistono Raffaele, chiedono il massimo consentito dalla legge per “le sofferenze patite, di grado massimo” in quattro anni in cella da innocente valgono cinquecentosedicimila euro. Sollecito si troverà ancora difronte il Procuratore generale Alessandro Crini (che condusse l’appello-bis, ottenendo la condanna poi azzerata definitivamente dai giudici di Cassazione). Si preannuncia una partita difficile, a colpi di “accuse” agli inquirenti che seguirono le indagini e di rimpalli con i comportamenti durante le varie fasi del comportamento dell’ex studente studente pugliese.