Con Attilio Matarazzo, Massimiliano Santopadre prova a progettare un nuovo Perugia. A cominciare “dalla macchina”, come ha detto il nuovo direttore generale.
Ma la presenza del presidente dell’AC Perugia in conferenza stampa è l’occasione per fare domande su quanto accaduto intorno al Grifo in queste settimane. E Santopadre parla a ruota (quasi) libera.
Santopadre ringrazia Gianluca Comotto, ma dice chiaramente che, da ex calciatore e “uomo di campo” non ha le competenze che servono per la figura del direttore generale che Santopadre oggi vuole. Quella del manager, attento alla parte amministrativa, al marketing e al personale che ha individuato in Attilio Matarazzo, strappato a una società di Serie A con cui aveva già un accordo. E questa è già una novità, visti gli addii di chi ha seguito le sirene della massima Serie.
Su Alvini, Santopadre dice: “E’ la solita vecchia storia. Quanto te lo vengono a dire, hanno già deciso di andare via. Da me vengono a fare il pianto greco e sapete come la penso. E non solo io”.
Sul piano umano, Santopadre non nasconde la proprio delusione per il modo in cui si è arrivati al divorzio con il tecnico di Fucecchio: “Più si va avanti e più nel calcio si perde la passione, l’amore, l’orgoglio nel dimostrare che quello che si è detto lo si vuole mantenere. Da un lato questo non mi fa più meraviglia, dall’altro continuo a rimanerci male. Metà Massimiliano ci ride sopra e va avanti; l’uomo Massimiliano ne rimane in parte ferito”.
E sulla trattativa per liberare Alvini, Santopadre ribadisce: “Noi siamo il Perugia. E’ la risposta che dico a chi viene da noi a piangere dopo averci lodato. Io non mi piegherò mai a dare risposte che non stanno nelle mie corde. In questo club c’è una persona che fa rispettare le regole. Tu mi togli qualcosa di cui io non voglio privarmi? E allora ti metti seduto e mi dai in cambio qualcosa. Il messaggio ai naviganti è chiaro” aggiunge Santopadre.
Quando gli viene fatta un’altra domanda su Alvini, Santopadre porta l’esempio di Nesta: “Ci siamo lasciati abbracciandoci. Presidente, non rinnovo perché a giugno voglio essere libero di valutare. Mi ha dato una risposta leale”.
Quella lealtà che lamenta ad Alvini. E non solo a lui. Spiegando con un paragone, a proposito degli allenatori visti andare in altri lidi: “Siete mai stati lasciati da una donna che vi dice: ‘Mi hai stufato’? Ecco, questo succede. Tu, incredulo, chiedi :cosa ho fatto? Fino a ieri ero il più bello… Quando ti rispondono e non ti dicono niente… Allora ci rifletti e dici: è successo soltanto che è passato qualcuno che gli è piaciuto più di te”. Anche se, ammonisce Santopadre, “si cambia per avere un qualcosa che poi ti fa capire quanto era importante quello che avevi prima, perché era quello che amavi veramente”.
Poi torna a parlare di Alvini: “Lui poteva essere un eroe qua. Se a me oggi dicessero: vuole fare il presidente della Roma? Io direi oggi ‘no’. Perché mi interessa essere il presidente del Perugia. Ho sempre creduto che l’importante è essere re. Perché al tavolo dei re, comunque, mi ci seggo. Anche se ci sono re più importanti e meno importanti”.
Non condanna Alvini, Santopadre, ma chiede di voltare pagina. Non lesinando una stoccatina all’allenatore di Fucecchio: “Se il Perugia Calcio deve aver paura di aver perso Alvini, che poi all’inizio della stagione tutti chiamavano Alvisi, perché non sapevano quale fosse il vero cognome. Andiamo avanti, voltiamo pagina”.
Anche perché la rosa di calciatori, per il presidente, è stata “sottovalutata”. Così come a suo giudizio è stato sopravvalutato l’apporto dell’allenatore, che pure a Perugia, riconosce, ha fatto un grande lavoro.
Il Perugia riparte da Fabrizio Castori, che Santopadre, incrociandolo tante volte da avversario, aveva apprezzato come professionista e come uomo. Soprattutto dopo quella partita vinta al Curi con un Trapani ormai tecnicamente fallito. Una professionalità che ha colpito Santopadre.
La scelta di Castori è stata motivata dal fatto, innanzi tutto, che si tratta di un allenatore “che ci dà esperienza e grandissima conoscenza” del campionato di Serie B.
Perché lo ha colpito “come uomo e come professionista”, come dimostrato proprio in quella partita che pure costò tanto al Perugia.
Il “pianto greco” lamentato da Santopadre non è solo degli allenatori. Ma anche di quei calciatori e dei loro procuratori che “lavano i panni sporchi in casa solo quando conviene loro”. Quanto a possibili partenze di calciatori della rosa attuale, il presidente dice: “Richieste ufficiali non ne sono arrivate. Se arriveranno, perché per qualcuno potrebbero arrivare, vedremo. Ma non saranno certo svenduti”.
E sui contratti in essere, spiega: “La parola del calciatore per me sarà fondamentale. Quando sento dire: presidente, non voglio muovermi da Perugia, a me la testa cambia di tanto. Devo sentire la voglia del calciatore di giocare per il Perugia. Quando però mi vengono a fare di nascosto il pianto greco in ufficio…”.
Santopadre non parla di quanto accaduto tra gruppi della tifoseria organizzata la sera in cui era previsto il corteo per la festa del Grifo (“penso sia stata solo una scaramuccia, in qualche modo superata”) ma chiede invece ai tifosi di abbonarsi e di venire allo stadio.
Paragona il calcio vissuto allo stadio da quello visto in tv come la differenza tra il teatro e il cinema. Entrambi sono bellissimi se lo spettacolo è all’altezza, ma è un’altra cosa.
“Il biglietto – dice – si paga per l’emozione che solo lo stadio ci può dare”.
Anche se, di fronte all’eccessivo frazionamento che disorienta i tifosi, Santopadre torna a chiedere di ridurre le giornate di campionato ai soli giorni di sabato e domenica: “Il tifoso deve poter programmare la vita, è un impegno seguire la squadra del cuore”.
Un Santopadre a ruota libera. Che però si trincera nel tatticismo, comprensibile, quando parla di calciomercato. “Io vi racconterei tutto – dice ai giornalisti che gli chiedono del viaggio di Giannitti – ma quando le cose le sapete voi poi si complicano le trattative. La mia non è mancanza di rispetto, perché voi della stampa siete il motivo principale per cui tanta gente investe nel calcio. Ma ci sono situazioni che poi creano disagio nelle trattative”.