Una situazione a dir poco allarmante, quella degli ultimi 10 anni, per l’economia dell’Alto Chiascio. Ad illustrare i dati di una crisi senza precedenti è stata la Cgil, rappresentata da Filippo Ciavaglia, Mario Bravi e Alessandro Piergentili. Ne è emerso un quadro desolante, conseguenza della chiusura di tantissime piccole e grandi aziende, su tutte la Merloni e, da ultima, la Ilpea a Scheggia.
A dare un immagine concreta della situazione sono i dati della disoccupazione che, nel comprensorio di Gubbio, è salita dal 6% del 2006 al 10,5% del 2016. Ancora peggio a Gualdo Tadino, dove il 5,1% è salito al 10,3%, con una perdita di reddito di circa 10 milioni di euro. Ma non è tutto. La perdita di lavoro ha infatti portato anche ad un generale spopolamento di entrambe le zone, che si aggira intorno al 4,9%, a fronte della media regionale che si attesta solo all’1%.
La Cgil, per cercare di invertire il trend negativo, si appella infatti alle varie amministrazioni comunali e alla Regione, affinché queste cerchino di riportare in Alto Chiascio “nuove attività del manifatturiero e sostenere la filiera di turismo e cultura”.