Chiamarlo semplicemente “giramondo” sarebbe riduttivo. Il 43enne Mauro Proietti, spoletino doc ma a tutti gli effetti cittadino del mondo, sta diventando famoso per le sue imprese estreme. In poco più di un anno ha scalato le pendici di due “mostri” da oltre 6000 metri, e non sembra avere la minima intenzione di fermarsi. Nel marzo 2010 la scalata dell’Aconcagua, sulle Ande argentine, che con i suoi 6996 metri è la montagna più alta di tutto l’emisfero meridionale. “Tecnicamente non è una montagna difficile – afferma Proietti – è acclimatarsi l’impresa maggiore, considerando che si sale durante le notte con partenza intorno alle 2 e le temperature sono abbondantemente sotto lo zero”.
Più recente la seconda impresa dello scalatore spoletino, che nel luglio del 2011 ha sfidato il monte Huayna Potosi, in Bolivia. 6088 metri, una bazzecola per chi è arrivato quasi a 7000, verrebbe da pensare. “In realtà – racconta Mauro – l’Huayna è una montagna tecnicamente più difficile da scalare rispetto all’Aconcagua, anche perché le temperature scendono fino ai meno 20 gradi e c’è un vento spaventoso che ti taglia quasi in due”. Per acclimatarsi ed essere pronto al via di questa avventura, inoltre, lo spoletino aveva fatto prima una tappa in Perù, salendo fino ai 3050 metri sul Machu Pichu.
La passione per questo genere di imprese Mauro Proietti l’ha avuta de sempre, ma concretamente ha iniziato a dedicarsi all’alpinismo circa 10 anni fa, quando con un altro spoletino doc come Pier Giorgio Conti salì fino al campo base dell’Everest. Da quel momento, Mauro non può più rinunciare alla vista di quegli scenari mozzafiato, a respirare l’incredibile purezza dell’aria e a provare il più totale senso di libertà sulle vette più alte del mondo. Ma c’è un'altra persona che gli ha trasmesso la passione per l’alpinismo e che gli ha dato tanti consigli, una persona che ora non c’è più ma che lui non può dimenticare. Si tratta di Cristina Castagna, esperta scalatrice veneta morta a 31 anni durante la scalata del Broad Peak (8047 metri). Dimostrazione del fatto che la montagna può non lasciare scampo anche allo scalatore più esperto e meticoloso.
E’ a lei che Mauro dedica le sua imprese, ricordandone le parole: “Non bisogna mai smettere di pensare. Non bisogna mai smettere neppure di sognare. Siamo esseri umani e così l’instabilità è parte di noi. Una piccola parentesi di vita, chi ha cuore ed anima capirà…”. Le ultime due imprese non chiudono certo la carriera di alpinista di Mauro Proietti. Lui, appena tornato, già scalpita per ripartire di nuovo. Dopo aver visitato tutto il continente sudamericano e parte di quello asiatico (qualche tempo fa è stato in Tibet), lo spoletino ha un sogno nel cassetto, appoggiare gli scarponi chiodati oltre gli 8000 metri. Quando ci riuscirà, ce lo faremo senz’altro raccontare. (Jac. Brug.)