E’ allarme rosso al Polo di mantenimento delle armi leggere di Terni (ai più conosciuta come Fabbrica d’armi), la più importante realtà produttiva pubblica della Regione.
A lanciarlo sono i sindacalisti della Rsu aziendale e della Triplice con una nota diramata dopo la visita del 28 gennaio da parte del Comandante Logistico dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo, da cui dipende appunto l’ente ternano.
“Abbiamo rappresentato al Generale, in un clima collaborativo e franco, la gravissima situazione di stallo che affligge il Polo che, dopo lustri di inutili attese e vane promesse, nel giro di meno di due anni sprofonderà in un forse irreparabile collasso produttivo e occupazionale” scrivono i sindacalisti.
“Già oggi il PMAL è costretto a rinunciare a importanti commesse di lavoro (Arma dei Carabinieri) a seguito della gravissima carenza di personale valutabile fin da ora in oltre 100 persone”.
Stando a fonti sindacali la Benemerita starebbe per trasferire migliaia e migliaia di armi che saranno revisionate e riparate dall’industria privata, interrompendo così quella sinergia che da sempre ha legato l’ente ternano alla Forza armata dei Carabinieri.
“Senza adeguate e immediate misure” prosegue la nota “volte ad assicurare in tempi brevissimi un corposo e straordinario piano di assunzioni (almeno 200 persone per il triennio 2020- 2022), comprendente anche la possibilità di ricorrere a contratti a tempo determinato o in somministrazione, in pochi mesi verranno vanificate le potenzialità tecnico-industriali di un ente che ha caratterizzato da quasi 150 anni lo sviluppo demografico sociale ed economico dell’intero territorio ternano.
Non solo; l’inesorabile perdita di know how del Polo, cui è attribuita la manutenzione a livello nazionale delle armi leggere, individuali e di squadra dell’esercito, produrrà pericolosi effetti e gravi ricadute, in termini strategici ed economici, sul sistema difesa del Paese e sulla sicurezza delle migliaia di militari che operano nelle varie missioni militari, di polizia e peacekeeping, in Italia e all’estero”.
Quattro le richieste portate sul tavolo dalle organizzazioni sindacali: sblocco del turn over e avvio dei bandi di concorso per il personale civile in deroga alla legge 244/12; riapertura delle ex scuole allievi operai e assunzioni a tempo determinato al fine di superare il gap generazionale e consentire la trasmissione delle conoscenze, ricerca e consolidamento delle commesse di lavoro a favore dell’Esercito e delle altre forze armate e Corpi armati dello Stato; investimenti nella manutenzione e ammodernamento degli impianti e attrezzature; riqualificazione del personale militare in F.V. verso profili tecnici da impiegare nei reparti produttivi.
Cgil, Cisl, Uil e Rsu annunciano che in assenza di risposte concrete saranno “costrette ad interrompere le relazioni sindacali e mettere in atto tutte le azioni di mobilitazione del personale che riterranno necessarie a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori e a garanzia della capacità produttiva della realtà industriale pubblica più importante del territorio”.