Spoleto

Alessandro Baricco ‘racconta’ il suo ‘pianista sull’oceano’ | Convincente il suo “Novecento”

Sullo sfondo c’è un pezzo del fianco di una nave, con la ruggine e l’usura che formano disegni vaghi, perché no anche una sorta di mappamondo. Sul palco un “trespolo” di metallo attaccato ad una panchina, che potrebbe essere proprio quella di un transatlantico. E Alessandro Baricco, vestito di nero dalla testa ai piedi, seduto su quel particolare sgabello per quasi metà dello spettacolo (il resto lo passerà in piedi) che legge quel suo libricino, tenuto in mano, dalla copertina blu.

“Novecento” non è un semplice reading. Quello andato in scena in prima assoluta sabato sera al Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi di Spoleto non è nemmeno un vero e proprio spettacolo teatrale però. Alessandro Baricco, un po’ lettore e un po’ interprete, sul palco del Festival dei Due Mondi racconta al pubblico presente (tutto esaurito fino al loggione il teatro) quello che aveva immaginato lui quando nel 1994 aveva scritto quel testo. Comprese le musiche, realizzate appositamente da Nicola Tescari, che irrompono a tratti sulla scena, dal rumore del mare al jazz. Lasciando comunque spesso spazio alla sola voce dell’autore-lettore, che tiene incollati a sé per quasi due ore i presenti, attenti nell’apprendere la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento,  “la leggenda del pianista sull’oceano” (questo il titolo della trasposizione cinematografica pluripremiata siglata da Tornatore), mai sceso dalla nave dove è nato e che alla fine si farà esplodere con essa, dopo decenni di viaggi attraversando l’Atlantico.

Non è un attore, Alessandro Baricco, ma alla fine rende azione teatrale la sua lettura, grazie a pochissimi elementi scenici, ma anche lo star seduto o alzarsi  in piedi, e scelte di luce semplici ma significative; come quella anche di tenere accese, in alcuni momenti, le luci in sala. E così, quando quel fondale che sembra fatto di lamiera di una nave si alza, lo spettatore spera quasi che il protagonista narrato, Novecento, prima o poi scenderà per la prima volta da quel transatlantico. Cosa che invece non avverrà mai. E’ sul punto di farlo, ma poi torna indietro sui suoi passi. Solo dopo anni, alla fine della storia, quando è seduto su una cassa di tritolo dentro il “Virginian” ormai avviato alla demolizione, spiega al suo amico ritrovato dopo anni, il trombettista-narratore della storia, il perché di quella scelta, quel giorno al porto di New York. La paura del mondo, così infinito, visto dalla scaletta della nave l’unica volta che aveva provato a scendere, lo aveva paralizzato e traumatizzato. A fare da scenografia all’ultima parte del reading-spettacolo, oltre ad una sedia vuota, è il fondale fatto di sedie rotte, a simboleggiare un glorioso transatlantico che ormai è stato smembrato ed imbottito di esplosivo, dopo aver superato il triste periodo della II Guerra mondiale.

L’idea di Baricco trasformata in teatro convince e gli spettatori applaudono, per lunghi istanti, la sua lettura, sia in senso fisico che figurato, di questa storia. E la sua scelta interpretativa, ben spiegata nella presentazione al reading scritta da lui stesso:

Era da un po’ che covavo questa idea di provare, una volta, a leggere io, nei teatri, Novecento. Dopo vent’anni di messe in scena, in ogni parte del mondo, con tutti gli stili, con artisti completamente diversi uno dall’altro, ho pensato che tornare un po’ alla voce originaria di Novecento potesse essere una cosa interessante, per me e per il pubblico. Un modo di riascoltare quella musica col sound che avevo immaginato per lei. Così ho messo in piedi questa produzione, immaginando uno spettacolo elegante, leggero, essenziale ed emozionante. Ho chiesto a Nicola Tescari di farmi delle musiche originali, da usare registrate, non live. E poi con Tommaso Arosio e Eleonora De Leo ho cercato un’impaginazione – non proprio una scenografia e una regia,  ma un’impaginazione giusta per quello che volevo fare: leggere. Non recitare, non spiegare, non diventare un personaggio. Leggere un testo, quel mio testo. Sono sicuro che lo farò ogni sera diverso, perché non sono un attore e non riesco a immaginare di salire su un palcoscenico a fare una cosa che so già come finirà. Quindi probabilmente ogni volta ci sarà un colore diverso, una durata diversa, una felicità diversa. L’unica cosa che ho deciso è che ci sarà un intervallo. E che in linea di massima lo farò al chiuso, niente piazze o teatri all’aperto: il reading è un animale fragile, che ha bisogno di raccoglimento. Un paio di anni e poi mi fermo. Una dozzina di date all’anno. Non di più. Così magari riesco a farle tutte indimenticabili. Quanto meno per me”.

Novecento

made by Alessandro Baricco, Tommaso Arosio, Eleonora De Leo, Nicola Tescari

production design Marco Quartana

producer Arianna Bertolo

sales Elastica

TheCatcher’s Man Alessandro Mari

native Scuola Holden

partnered by Feltrinelli Editore