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Alberto Patriti vince concorso per primario di chirurgia a Perugia “Non accetterò”. E la politica…

La delibera di conferimento dell’incarico da parte del direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia è datata domenica 20 ottobre. Il dottor Alberto Patriti, primo dei classificati del concorso per primario di chirurgia ad indirizzo epato-bilio-pancreatica, però, non tornerà in Umbria. E, oggi come allora, quando cioè fu di fatto costretto a lasciare l’Umbria – fino a diventare nel giro di pochissimo direttore della chirurgia generale ed oncologica dell’azienda ospedaliera Marche Nord – finisce suo malgrado al centro del dibattito politico, nel pieno della campagna elettorale per le elezioni regionali.

Stimato chirurgo formatosi a Spoleto alla scuola di chirurgia robotica del professor Luciano Casciola – venendone considerato un degno erede insieme al dottor Graziano Ceccarelli (fino a poco tempo fa a capo del reparto di chirurgia di Foligno che da un paio di mesi ha lasciato per Udine) – il dottor Alberto Patriti, perugino di 51 anni, vanta ancora oggi di una grandissima stima in Umbria, da dove attrae pazienti che scelgono di farsi operare da lui nelle vicine Marche.

Nel 2015 creò grande clamore l’esito del concorso per il primariato di chirurgia del San Matteo degli Infermi, che lo vide arrivare secondo nonostante fosse l’unico esperto di chirurgia robotica partecipante alla selezione (ma il requisito che avrebbe dovuto essere vincolante non era invece valorizzato dal bando) in un presidio ospedaliero all’avanguardia proprio per l’utilizzo del robot DaVinci. Le voci di corridoio all’epoca indicavano il professionista, che aveva anche l’idoneità alla carica di professore associato in chirurgia, come “troppo giovane” per poter fare il primario a Spoleto. E invece, appena un anno e mezzo dopo, la professionalità di Patriti era stata ben riconosciuta nelle Marche, dove aveva vinto il primariato in chirurgia e dove da anni ormai le sue abilità sono stimate e valorizzate.

Grande era dunque la speranza tra numerosi umbri all’esito del concorso indetto dall’azienda ospedaliera di Perugia per il primariato in chirurgia. Il dottor Alberto Patriti, però, pur essendo arrivato primo, ha fatto sapere ai giornali marchigiani di non essere intenzionato ad accettare e di rimanere dove è. “Non intendo accettare quel posto perché qui nelle Marche sto bene” ha detto il professionista al Corriere Adriatico. E se alcuni si chiedono come mai allora abbia partecipato lo stesso al concorso per il Santa Maria della Misericordia, c’è chi torna a farne un caso politico in un periodo di intensa campagna elettorale che ruota in modo prepotente sul tema della sanità. Come gli esponenti attuali di quel centrosinistra che all’epoca non ha saputo (o forse voluto?) valorizzare la professionalità di Patriti come di altri, avviando un processo di mobilità passiva della sanità sempre più evidente oggi, con più umbri che preferiscono farsi curare in altri regioni rispetto a quanti pazienti da fuori scelgano l’Umbria per curarsi.

Ad intervenire in merito, in particolare, sono stati nelle ultime ore i candidati del Pd alle regionali Simona Meloni e Tommaso Bori. “Accanto alla fuga del personale sanitario dal sistema pubblico, – sono le parole della capogruppo Pd in consiglio regionale – si inaugura un nuovo fenomeno: il rifiuto del ritorno in Umbria di medici di primo livello, pure vincitori di concorso, ma che non vogliono incrociare il proprio percorso di vita professionale con la sanità dell’Umbria. Il caso del dottor Alberto Patriti, medico umbro nominato domenica primario della struttura complessa di Chirurgia a indirizzo epato-bilio-pancreatica dell’ospedale di Perugia, per cui aveva vinto il concorso. Peccato che Patriti abbia dichiarato di non voler lasciare l’Ast Pesaro – Urbino, dove dirige la Chirurgia generale. Un vero peccato per uno stimato professionista che ha saputo crescere e affermarsi, con competenza ed esperienza, ma anche l’ennesimo segnale del fatto che la nostra sanità è un malato difficile da curare a causa della destra che, a colpi di spot e populismo, ha solo lavorato per la privatizzazione senza risolvere alcun problema. Così la sanità umbra – conclude Meloni – si trova ormai a non attrarre più nessuno e non riesce a dare risposte non solo ai malati umbri, ma neanche ai professionisti della sanità”.

Parole in linea con quelle espresse dal segretario regionale del Pd Bori, che evidenzia pure come “mentre in Umbria sono cambiati 21 direttori e non si ha la bussola di dove stiano portando la sanità, le parole di Patriti, dove sottolinea la grande sintonia con la direzione generale con cui condivide obiettivi e attività, sono anche da un lato una sfida che dobbiamo raccogliere, per costruire una sanità di territorio e di prossimità, che metta al centro il cittadino ma anche il professionista, da valorizzare”.