Chi è passato a metà mattinata in via Martiri dei Lager, a Madonna Alta, avrà pensato ad un attentato terroristico. Quattro auto della polizia, una dei carabinieri. Agenti, militari, operai in tuta arancione in strada. Curiosi che a mano a mano si sono avvicinati. E una donna, anfibi, pantaloni mimetici e giaccone nero, abbracciata a un albero.
Dopo due ore Laleh Rashtian, la vegana antispecista già protagonista di clamorose proteste a Perugia, ha vinto anche questa mattina la sua battaglia in difesa dei pini marittimi di Madonna Alta, costringendo la scavatrice ad arretrare.
Già nella giornata di mercoledì Laleh Rashtian era riuscita a salvare due alberi, pur a costo di una denuncia da parte dei carabinieri per interruzione di pubblico servizio. Gli operai, poi, erano tornati al lavoro, abbattendo uno degli alberi.
Questa mattina il programma prevedeva altri due abbattimenti. Ma intorno alle 8,30, quando gli operai erano già sul posto, è arrivata ancora Laleh Rashtian. Urlando con sdegno la propria rabbia verso “gli esecutori” (gli operai) e “i mandanti” (il sindaco, in particolare).
Poco dopo sul posto sono arrivati due agenti di polizia. Che hanno provato a convincere la vegana a desistere dalla propria protesta, evidenziando che le radici di quegli alberi sono ormai pericolosi per la pubblica incolumità e che comunque ne verranno piantati dei nuovi.
Laleh Rashtian ha replicato che ogni albero è un essere irripetibile. Ed ha urlato più volte la propria idea: “Abbattere gli alberi, fossero anche malati, è da nazisti”.
Urla che hanno attirato diversi curiosi, tra residenti, chi lavora nella zona ed i clienti della farmacia e delle numerose attività lungo la via.
Qualcuno ha solidarizzato con la protesta. Altri hanno invece ricordato i disagi che ormai quegli alberi stanno creando, auspicando che il progetto del Comune di rifacimento di strada e marciapiedi venga attuato rapidamente.
Gli operai, a quel punto, hanno piazzato il camion con l’elevatore vicino all’altro albero che deve essere abbattuto. Laleh Rashtian è corsa ad abbracciarlo, inseguita dagli agenti. A cui si sono aggiunti altri colleghi poliziotti, carabinieri e personale della Digos. In tutto quattro auto della polizia e una dei carabinieri. Ma le parole non sono riuscire a far desistere l’irriducibile militante vegan antispecista, che ha continuano a urlare le ragioni della protesta, invitando altri cittadini del quartiere a seguire il suo esempio.
Gli operai hanno poi avuto il via libera dalle forze dell’ordine per procedere all’abbattimento dell’altro albero. Si è mossa la scavatrice, che però non ha iniziato le operazioni perché l’incolumità della militante vegan, a pochi metri avvinghiata all’altro albero, sarebbe stata comunque a rischio.
Dopo quasi tre ore la scavatrice è stata riportata nel parcheggio del cantiere e gli operai se ne sono andati.
Laleh Rashtian è rimasta a presidiare gli alberi per altre due ore, cinque in tutto. Fino a quando non è dovuta correre a prendere uno dei figli a scuola. Con una nuova denuncia per interruzione di pubblico servizio, la seconda in due giorni. Che si aggiunge alle decine (con cinque procedimenti penali in corso) che già aveva collezionato per altre battaglie in difesa di animali e ambiente. “Mi hanno detto ancora una volta ribadito ancora una volta che se continuo a commettere reati finirò inevitabilmente in galera e di conseguenza mi verranno sottratti i figli – ha affermato -. Ma i miei figli saranno fieri di me e sarò stata un esempio per loro. Perché nella vita si deve combattere per la giustizia e la libertà di tutti, in questo caso gli alberi. L’antispecismo è la lotta politica contro ogni forma di ingiustizia“.
Alberi la cui sorte è segnata. E lo sa anche Laleh Rashtian. Che però spiega: “Si è trattato di un’azione dimostrativa, un’azione politica Perché la gente capisca che i valori per i quali è giusto battersi. Se non fossi stata da sola, avremmo potuto salvare questi alberi…”.