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Alberghi vuoti causa Covid, ma la Tari si paga: l’appello Confindustria all’Anci

Divieti Covid e alberghi vuoti, ma i Comuni chiedono comunque la tassa sui rifiuti. Il pagamento della Tari in misura pressoché integrale penalizza fortemente le strutture ricettive la cui attività è sospesa ormai da molti mesi. Lo sottolinea la presidente della sezione Turismo di Confindustria Umbria, Maria Carmela Colaiacovo. Che sottolinea “è paradossale dover pagare un servizio che di fatto non è stato reso poiché gli alberghi in questi mesi, oltre a non produrre reddito, non hanno prodotto rifiuti”.

Le imprese del comparto turistico ricettivo stanno attraversando una fase lunga e complessa, in cui ai mancati guadagni si aggiunge la necessità di far fronte a numerosissime scadenze di pagamenti, che, se non in rari e virtuosi casi, non si sono mai fermati.

Nonostante questa situazione, solo alcuni comuni hanno applicato una riduzione “che – aggiunge Colaiacovo – risulta irrilevante a fronte di pagamenti per decine di migliaia di euro che ciascuna azienda sostiene annualmente. Sono mesi che stiamo chiedendo di intervenire sulla Tari, così come su altri costi di pertinenza dei Comuni, ma quello che è stato ottenuto finora non è sufficiente per alleggerire le imprese del settore la cui sopravvivenza è messa seriamente a rischio con un danno per il territorio e per la comunità”.

L’appello all’Anci

“A questo punto – conclude Colaiacovo – chiediamo con forza all’Anci e ai Comuni di aprire un tavolo di confronto per arrivare a definire una modalità di riduzione congrua con la realtà di questi mesi e che rappresenti un reale sostegno alla sopravvivenza delle nostre aziende”.