Si apre la stagione de La Mama al Chiostro di San Nicolò. Una nuova location in cui fino al 16 settembre si darà tantissimo spazio alla musica, ai concerti sotto le stelle, alle degustazioni, al cinema all’aperto e a tutto ciò che potrà accogliere il pubblico. Due gli spettacoli in calendario per giovedì 19.
Alle 19.00 un lavoro di Caterina Pontrandolfo e Valerio Pontrandolfo che ripercorre “Sette Stazioni Sonore”. Voce e sax per raccontare sette racconti cantati sul tema dell’emigrazione, del lavoro, della nascita, della morte, dell’amore, del gioco, della festa. Reperti vocali di antiche canzoni, filastrocche, e altri frammenti presentati come un unicum sonoro e vocale, attraverso i moduli della musica raga indiana.
A seguire (21.30) “In nome del popolo italiano”. Il testo è la deposizione strampalata di Giulio Pecorari, un ragazzo di borgata un po' manesco che illustra a un maresciallo dei carabinieri come si trasforma un matrimonio in un funerale.
Il fattaccio di cronaca nera resta però in secondo piano – anche e soprattutto nella coscienza degli stessi protagonisti – e i riflettori sono puntati sulla “ filosofia de vita “ dei due personaggi Sara e Giulio Pecorari, due fratelli che sul palco a volte si spalleggiano, altre sono avversi l'uno all'altra in un esilarante ritmo di episodi grotteschi e divertenti.
Il testo di Matteo Bacchini nel 2012 vince il Premio Avamposti d'Autore, organizzato dal Teatro delle Donne e successivamente viene ampliato e rivisitato per essere messo in scena. In un primo momento infatti, il lavoro nasce con un unico protagonista, Giulio Pecorari (sul palco Daniele Bonaiuti) a cui, in una successiva revisione, viene affiancata la figura della sorella Sara, interpretata da Silvia Frasson. “Nel testo precedente la presenza della sorella Sara si evinceva soltanto dai racconti di Giulio, unico protagonista- racconta Silvia Frasson- ora vi presentiamo un lavoro ampliato e più strutturato dal punto di vista della drammaturgia e dei personaggi. Un lavoro che girando per Spoleto in questi giorni abbiamo voluto far conoscere alle persone e devo dire- conclude- che si sono molto incuriositi tutti.”
Una piccola tragedia all’italiana che riprende dalla commedia all’italiana il gusto di far parlare i poveri diavoli, gli ultimi che restano gli ultimi. E di farli parlare a modo loro, con una lingua che dà voce ai sentimenti più bassi (e più sinceri) del popolo italico, saltando gli ostacoli della grammatica e del vocabolario.