Al via la caccia al cinghiale, con obiettivi raddoppiati: il piano di gestione Atc1

Al via la caccia al cinghiale, con obiettivi raddoppiati: il piano di gestione Atc1

Massimo Sbardella

Al via la caccia al cinghiale, con obiettivi raddoppiati: il piano di gestione Atc1

Sab, 15/10/2022 - 10:06

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Situazione tesa all'Atc1, dove dagli 11.864 capi abbattuti lo scorso anno la quota è stata fissata a 25944: "Per far pagare più risarcimenti ai cacciatori"

Al via da domenica 16 ottobre la caccia al cinghiale in Umbria come da Calendario venatorio. Una data frutto di un difficile compromesso tra le diverse istanze manifestate da chi pratica forme diverse di caccia, ma anche dalle richieste dei diversi territori. In una situazione che in particolare negli Atc 3 del Ternano e 1 del Perugino appare in emergenza, per le continue segnalazioni di ungulati anche nelle aree urbane e con il lievitare dei risarcimenti alle attività agricole.

Lo scontro all’Atc1

Clima teso nell’Atc1, dove Federcaccia ed Enalcaccia hanno criticato la gestione dell’Ambito, ritenuta troppo a favore delle sole istanze del mondo agricolo. E il presidente Cruciani che ha replicato, rivendicando la corretta gestione, anche dal punto di vista economico.

Ma le lamentele sono tante tra i cacciatori all’interno delle squadre. Che quest’anno vanno incontro a diverse novità, che di fatto legano il cacciatore alla squadra. E che soprattutto, vedono alzare l’asticella degli obiettivi, con il risultato, dato per scontato, che il mancato raggiungimento porterà le squadre – e quindi i cacciatori – a sborsare ancora di più per contribuirei ai risarcimenti.

I risarcimenti per i danni dei cinghiali

Lo scorso anno i danni accertati nel territorio Atc1 sono stati pari a 788.452 euro, con un importo da liquidare di 673mila euro. Di cui 550.596 ascrivibile al cinghiale nel territorio a caccia programmata; 39.621 euro per le Zrc e Art; 82.796 per danni da altra fauna.

La Regione Umbria – che nel frattempo ha modificato il sistema di assegnazione dei contributi per i danni – ha erogato all’Atc1 di 499.906 euro. Cifra completamente destinata dall’Atc ai danni nel territorio a caccia programmata. Con una somma mancante finale di 30.512 euro richiesta ai cacciatori in base ai risultati raggiunti dalle rispettive squadre.

I contributi dei cacciatori

I contributi richiesti ai cacciatori che sono stati così decisi dal Comitato di gestione: 300 euro a squadra per ogni distretto in cui ricadano i settori assegnati; 28,28 euro come contributo fisso a cacciatore; una quota variabile a seconda del distretto, che varia da un minimo di 66 centesimi a cacciatore a 35,42 (distretto D3). La quota fissa per cacciatore individuale è di 130 euro.

Cinghiali, obiettivi raddoppiati

Nell’ultima stagione sono stati abbattuti complessivamente nell’Atc1 11.864 capi (ma con il dato dei 496 abbattimenti con caccia di selezione ritenuto non attendibile). Quest’anno l’obiettivo è più del doppio: 25944.

Per la stagione venatoria che inizierà il 16 ottobre, infatti, il piano di abbattimento complessivo è di 25.944 capi. Così suddivisi tra i distretti: D1 602; D2 3884; D3 1348; D4 1553; D5 815; D6 2085; D7 1039; D8 3194; D9 3048; D10 3647; D11 1907; D12 1972; D13 750; D14 100. Capi assegnati (tranne che per i D13 e D14) per il 65% alla caccia in forma collettiva e per il 15% in selezione, con la parte restante in forma singola e controllo.

Obiettivi che vengono ritenuti eccessivi dalle squadre. Che denunciano il “gioco” di alzare l’asticella così da rendere certa la maggiore contribuzione dei cacciatori al costo dei danni. Ad esempio, il Distretto D10 nel 2016 ha abbattuto 1.117 cinghiali, nel 2017 1.437 e nel 2021 1.233. Ma quest’anno l’obiettivo minimo è di 2.371 capi da abbattere.

Tanto più che i Distretti D2 e D10, che non hanno avuto incremento dei danni, vengono comunque chiamati a partecipare alle spese per i danni causati dal cinghiale.

I cacciatori selettori

Alcuni poi lamentano l’anomalia che ai cacciatori iscritti come “selettori”, che hanno raggiunto solo il 12% dei loro obiettivi, non venga richiesto un contributo, sulla base di una interpretazione legata a un documento accompagnatorio della dotazione data alle Squadre, all’art. 24 della L.R. 7/2012.

La rinuncia ad azioni legali

C’è poi un altro aspetto contestato da molti cacciatori, legato a una clausola richiesta dall’Atc1. Nella lettera di consegna del materiale, fatta sottoscrivere al presidente della Squadra, si legge che “… si rinuncia fin d’ora a qualsiasi azione o eccezione in merito (leggi, regolamenti, etc)”. Una affermazione ritenuta illegittima in quanto, in ossequio al principio fondamentale di difesa sancito dagli artt. 24 e 113 Cost. “non è configurabile una rinuncia preventiva alla tutela giurisdizionale dell’interesse legittimo, effettuata prima della lesione di quest’ultimo, ossia nel momento in cui, non essendo ancora attuale la lesione stessa, lo strumento di tutela non è ancora azionabile, né si può ipotizzare alcuna acquiescenza nei riguardi di un provvedimento amministrativo non ancora emanato” (Cons. Stato Sez. IV, 6 aprile 2016, n. 1337). Ciò comporta che non è ammissibile “la preventiva rinuncia alla tutela giurisdizionale nei confronti di provvedimenti amministrativi illegittimi. Il destinatario di un provvedimento illegittimo ha semmai la facoltà di rinunciare, ab initio e in radice (e cioè omettendo di proporre la domanda annullatoria entro il termine decadenziale) o in corso di causa (ossia mediante rinuncia al ricorso e/o declaratoria di sopravvenuta carenza di interesse), all’azione, ma sempre dopo aver preso visione del provvedimento. Siamo, praticamente, “legiferando” in contrasto anche con i principi fondamentali del nostro Stato di diritto pur di giustificare il suo operato.

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