(Carlo Vantaggioli)– La compagnia di danza di Paul Taylor, forse la più attesa di questa edizione del Festival di Spoleto, è stata ostaggio della pioggia per tutti e due i giorni previsti in programma. Una compagnia di grandi professionisti della danza come quelli della Paul Taylor Dance Company, non si ferma davanti a nulla. Ma la pioggia è proprio la nemica numero uno della danza, perchè anche se il palcoscenico del Romano fosse stato coperto da una struttura come nei palchi dei concerti rock, l’umidità dell’aria avrebbe sconsigliato a chiunque di ballare sul linoleum. Una vera iattura anche se alla fine il bilancio della presenza a Spoleto della prestigiosa compagnia, in tour mondiale per celebrare i suoi 60anni di attività artistica, è stato più che soddisfacente.
Nella serata dell’11 luglio, al debutto al Teatro Romano, con la platea straripante di pubblico delle grandi occasioni, lo spettacolo è potuto iniziare solo intorno alle 22 dopo aver lasciato coperto il palcoscenico e asciugato la superficie con una macchina apposita. Purtroppo l’incertezza sulla durata della tregua metereologica, e l’ora tarda hanno consentito ai ballerini di poter eseguire solo due delle coreografie in programma, America Dreamer e Piazzolla Caldera, eliminando la più lunga Airs. Va dato atto che gli stessi artisti hanno preteso di ballare per il pubblico che li ha aspettati per un ora sotto la pioggia.
Nel corso della serata dell’11 c’è stato anche il tempo per consegnare il Premio Montblanc. La Montblanc partecipa in qualità di partner alla 57a edizione del Festival dei 2Mondi di Spoleto, rinnovando così per la quinta volta il suo sostegno alla cultura e all’arte in tutte le sue forme.
La Maison prosegue pertanto nell’ambito del Festival, il percorso di valorizzazione della cultura ritenuto da sempre di grande importanza, tramite il ‘Montblanc de la Culture Arts Patronage Award’, riconoscimento internazionale che dal 1992 viene attribuito ai mecenati moderni, promotori di arte e cultura che dedicano tempo ed energie a favore di progetti artistici e culturali. Il premio è stato consegnato per questa edizione a Maria Flora Monini per l’impegno dell’azienda di famiglia nel sostegno alle molte iniziative culturali e artistiche del Festival o legate ad esso.
Nella serata di ieri,12 luglio, con un nuovo pienone delle grandi occasioni sulle gradinate del Romano, la Paul Taylor Dance Company aveva in programma una attesa replica con una piccola variazione in programma. Previste le coreografie Mercuric Tidings, Dust e Piazzolla Caldera. In considerazione però dell’esito della serata precedente la compagnia ha scelto di ballare subito Airs, saltando Mercuric Tidings, forse anche per la particolare necessità di sicurezza nella esecuzione della stessa che prevede dei velocissimi tagli coreografici del palcoscenico.
Parafrasando la traduzione di Airs, ovvero Arie (riferite alle musiche dei Concerti Grossi ed altri lavori di G.F. Handel), ciò che abbiamo visto in palcoscenico è l’ariosità dei movimenti studiati da Paul Taylor in questa coreografia datata 1978, in cui l’ensemble della compagnia mescola senza sosta passi e movimenti che danno l’idea di un nuovo modo di concepire la danza contemporanea, nell’assenza di gerarchia individuale che vuole offrire al pubblico una “unicità” di movimento prodotta da 16 ballerini.
La seconda coreografia in programma, Dust, è una vera rottura tecnica con la tradizione. I ballerini inguainati in costumi neutri disegnati da Gene Moore e cosparsi qua e là di strane macchie colorate quasi a simboleggiare delle abrasioni sulla carne, eseguono dei passi disarticolati che rappresentano l’incapacità di coordinamento. Nella esecuzione spoletina i ballerini vengono anche raccolti e trascinati per il palcoscenico in lugubri cappe nere quasi fossero incapaci di muoversi al di fuori di un certo schema motorio. Taylor definì questa coreografia in una vecchia intervista “come un’ode a quella umanità colpita da afflizioni”.
E come se con Dust si fosse andato a toccare un tasto sensibile del creato, nell’intervallo prima dell’ultima attesa coreografia su musiche di Astor Piazzolla, sopra al Romano si è addensata una nuvoletta fantozziana che ha iniziato a cospargere gocce maledette, quel tanto che è bastato per rendere inservibile il linoleum. Il pubblico ha tentato di nuovo la resistenza ad oltranza sfoderando ombrelli ed impermeabili di fortuna. Meno male che la nuvoletta non ha infierito e dopo una mezzora di interruzione forzata e dopo una rapida asciugatura con macchina apposita del palcoscenico i ballerini della Paul Taylor Dance Company, più “tignosi” del pubblico si sono presentati in scena per eseguire l’attesa Piazzolla Caldera, con i costumi della vecchia conoscenza festivaliera e candidato all’Oscar per i film di Woody Allen, Santo Loquasto.
Chi si aspettava di vedere passi di danza classici del tango, ovviamente è rimasto deluso. Taylor, che dopo Martha Graham e Merce Cunningham è considerato il più importante coreografo contemporaneo e fondatore della Modern Dance americana, ha disegnato una coreografia sulle musiche di Piazzolla che fosse l’inno dell’energia di chi balla il tango tradizionale. I ballerini quindi esplodono in lampi di muscolare bellezza e armonie dei passi legati alla partitura del grande bandoneonista argentino.
Una forza della coreografia, forse, un po’ contenuta per via dell’incertezza legata alla sicurezza sul palcoscenico.
Il pubblico tuttavia ha molto apprezzato il programma presentato e gli applausi sono stati generosi come sempre in queste preziose occasioni.
Riproduzione riservata
(Foto: Tuttoggi.info)