A dare l’allarme è stato il padre, che rientrando in casa non l’ha trovato. Spartito, insieme a un paio di forbici. E temendo che avesse potuto compiere un gesto estremo, ha chiamato i carabinieri di Jesi, dove il 33enne educatore si trova agli arresti domiciliari, dopo le accuse di essersi spogliato e di aver compiuto atti inequivocabili davanti a una bambina sei anni in un campeggio a Magione.
Il 33enne, atteso questa mattina, giovedì, a Perugia per l’interrogatorio di garanzia da parte del gip, Pircarlo Frabotta, dovrà quindi ora rispondere anche dell’accusa di evasione.
Intanto, mentre proseguono le indagini su quanto sarebbe avvenuto in quel campeggio, ci si interroga su come sia stato possibile che una persona con un processo in corso per pedofilia (conclusosi in primo grado con una condanna) abbia potuto lavorare come animatore con dei bambini. I gestori della struttura, tutelati dall’avvocato Carlo Calvieri, mostrano il curriculum, altamente qualificato, che l’uomo aveva mostrato nel momento in cui ha presentato domanda per avere quel lavoro. I si dicono pronti a costituirsi parte civile in giudizio. Del resto, anche ai genitori il 33enne aveva nascosto di trovarsi al Trasimeno per lavoro.