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Ai cc: “Ho ucciso la mia donna”, arrestata ragazza di Perugia – Aveva porto d’armi sportivo

“Venite, ho ucciso la mia donna”. Con queste parole una 35enne si è rivolta ai carabinieri per denunciare di aver ucciso la propria convivente. Per la vittima, nonostante il tempestivo intervento degli inquirenti, non c’è stato nulla da fare. Anche perché Angela Toni – questo il nome dell’omicida – ha vegliato per un po’ la sua compagna prima di dare l’allarme ai militari. 35 anni, originaria di Perugia ma da qualche mese residente a Gussago, in provincia di Brescia, lavora presso una fabbrica di Rodengo Saiano. La vittima è Milena Ciofalo, di un anno più giovane, originaria di Agrigento, da qualche tempo risultava disoccupata (l’ultimo impiego era stato come barista in un locale della cittadina lombarda).
L’omicida ha atteso che la compagna si addormentasse, le ha messo un cuscino sul volto e poi ha fatto fuoco: uno, due colpi alla testa. Per Milena non c’è stato scampo, è morta sul colpo.
Angela Toni aveva acquistato la pistola, una Beretta clibro 7,65 solo pochi giorni fa, grazie ad un porto d’armi per uso sportivo. Una vicenda che richiama la strage al Broletto di Perugia dove Andrea Zampi, con la stessa autorizzazione, era riuscito ad acquistare una pistola (una Beretta cal. 9) uccidendo poi due impiegate della regione Umbria e sparandosi a sua volta.
Ma torniamo a Brescia. I carabinieri di Gardone Val Trompia, guidati dal comandante provinciale colonnello Turchi, parlano di un “delitto che ha un movente passionale scaturito da un rapporto di coppia difficile”:
Le due donne abitavano una villetta a schiera alla prima periferia di Gussago e conducevano una vita discreta.
“Le coppie lesbiche non sono certo idilliache e senza macchia. Ma sicuramente, anche dall'esperienza dei nostri centri di aiuto, la violenza fisica all'interno delle coppie di donne è piuttosto rara. E' un cattivo esempio di imitazione della normalità”, commenta a Repubblica .it Cristina Gramolini di Arcilesbica. “Attenzione a non usare questi episodi per equiparare le violenze, quella tradizionale maschile verso la partner e quella all'interno delle coppie lesbiche – avverte l’esponente della segreteria nazionale di Arcilesbica – non vorrei che in nome di alcuni casi si dia la sensazione che la violenza è insita in tutti i rapporti di coppia e che nulla cambia tra la coppia tradizionale, in cui predomina la guida maschile, e una situazione diversa”