Ennesimo episodio di violenza nel carcere di Terni di Vocabolo Sabbione, dove un detenuto, nella giornata di ieri, ha minacciato di morte una guardia penitenziaria. L’offesa è stata rivolta verbalmente e non c’è stato nessun contatto fisico tra l’agente e il detenuto nel braccio di media sicurezza. Lo stesso, un uomo di nazionalità algerina, nella giornata di oggi avrebbe cercato di infliggersi danni fisici con atti autolesionistici. Episodi, quelli della violenza verbale, che purtroppo sono all’ordine del giorno per chi lavora all’interno di una casa circondariale.
Il detenuto, in seguito alle sue azioni, è stato denunciato e dovrà rispondere ora, davanti all’autorità giudiziaria, della propria condotta. Sulla vicenda è intervenuto il Sappe, il sindacato autonomo di Polizia, che sferra un duro attacco alla gestione, definita “buonista”, e alla direzione del carcere di Vocabolo Sabbione.
Secondo quanto riferito dal Sappe: “Il detenuto aveva chiesto di essere mandato in infermeria e quando l’agente è andato a riferire che a breve sarebbe stato chiamato, lo stesso detenuto improvvisamente, gli ha lanciato contro una bomboletta di gas, minacciandolo. Ed ha continuato ad insultarlo e a minacciarlo”.
L’episodio è, secondo il Sappe, soltanto uno dei tanti che si verificano nella struttura di Terni, e il sindacato affonda duramente accusando “la direzione “buonista” di Terni, che tollera eccessivamente questi gravi fatti. Non ci sono parole – prosegue la nota – per descrivere l’umiliazione che ogni giorno i colleghi subiscono, non solo dai detenuti, ma da una gestione buonista che al massimo prevede come forma di punizione un giorno di esclusione dalle attività sportive, che può anche essere “abbonato per buona condotta” Si lavora in condizioni disumane senza nessun tipo di tutela e con detenuti che ci ridono in faccia perché sanno bene che non verranno mai puniti”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, chiede per questo l’intervento del Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Sarti Consolo: “Mandi una ispezione al carcere di Terni. Siamo stanchi e non vogliamo aspettare che qualcuno di noi si faccia veramente male”.