Ha lasciato strascichi pesantissimi la violenta aggressione ai poliziotti di un 47enne maghrebino in Piazza Matteotti, avvenuta mercoledì 27 giugno a Città di Castello. Il video della scena da film è diventato subito virale, raccogliendo subito svariate dichiarazioni di solidarietà per i due agenti e altrettante di sdegno nei confronti del protagonista della deprecabile “performance” e della misura cautelare dei domiciliari (comminata sia a lui che alla compagna), giudicata troppo “morbida” da chiunque. Pena, quest’ultima, che in mattinata, durante il processo per direttissima è stata confermata solo al 47enne ma non alla donna, ora libera.
Oggi, sul caso, è intervenuto anche il segretario provinciale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia) Vincenzo D’Acciò, che torna a chiedere con forza la dotazione di strumenti idonei a poter svolgere in sicurezza questo lavoro: “Basta giocare con la pelle dei Poliziotti. I due colleghi hanno dovuto ricorrere alle cure mediche con prognosi di 20 giorni ciascuno. Cosa avranno pensato i loro familiari guardando il video? Telecamere sulla divisa e taser sono ormai strumenti imprescindibili per poter svolgere appieno il nostro lavoro. Noi siamo professionisti della sicurezza, il corpo a corpo lasciamolo ai nobili lottatori olimpici“. La sigla sindacale chiede inoltre che “vi sia certezza della pena, perché quando questi galantuomini aggrediscono o sfidano il poliziotto, sfidano le istituzioni e lo Stato“.
Esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi feriti anche il segretario provinciale del Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia) Massimo Pici, che aggiunge: “Agli agenti va il merito di aver dimostrato razionale capacità di controllo delle emozioni nonostante la veemenza dell’aggressore che avrebbe potuto indurre ad una reazione di maggior forza in un contesto dove l’occhio del Grande Fratello, una piazza con occasionali spettatori muniti di smartphone, è solitamente causa delle oramai solite reazioni negative all’operato delle Forze dell’Ordine”. Il Siulp ribadisce anche “la necessità di una riforma della procedura penale per non vanificare come spesso accade l’operato delle Forze dell’Ordine, dove, nel migliore dei casi, si può scontare la pena presso il proprio domicilio”.