Cronaca

Aggredito in Africa Ivan Bianconi, l’umbro che sognava di pedalare 20mila Km da Foligno a Cape Town

Aggredito e malmenato in Africa, costretto a tornare in Italia. Succede a Ivan Bianconi, un 35enne umbro  che, per amore della bicicletta, stava partecipando al progetto 9001 miles.

Partito a ottobre 2017 da Foligno in sella alla sua avveniristica due ruote (una Salsa Fargo telaio 2017 con Cambio Interno Rohloff Speedhub, 14 velocità e trasmissione a cinghia Gates Carbon Drive), Bianconi stava pedalando per 20mila chilometri fino al punto più meridionale dell’Africa, Città del Capo/Cape Town, passando per Francia, Spagna e Portogallo e, dallo stretto di Gibilterra, nel continente Africano (Mauritania, Senegal, Guinea, Sierra Leone e Liberia, per arrivare fino alla punta più meridionale dell’Africa), portando con sé una tenda, un filtro per l’acqua, pannelli solari per la tecnologia, fornelli.

Ma mentre attraversava il Ghana (una deviazione rispetto al viaggio originario), nelle vicinanze di un villaggio chiamato Bined, Bianconi – che passava la notte campeggiando nelle vicinanze di un campo di canna da zucchero – è stato aggredito e malmenato da un gruppo di giovani armati di machete e coltelli, che volevano derubarlo. Ora è tornato in Italia, per curarsi un timpano sfondato e varie fratture.

Non hanno potuto rubare tutto il mio armamentario nonostante io stessi buono – scrive Bianconi su Facebooke per questo la tentata rapina si è trasformata in una violenta aggressione. I criminali hanno pensato che le mie grida di aiuto potessero essere sentite dal villaggio vicino, quindi mi hanno portato via e portato in un villaggio dove, completamente nudo, mi hanno malmenato a mani nude e colpito con i machete slungo la schiena. Più volte sono stato spintonato e lasciato cadere con la faccia a terra e portato come un trofeo lungo tutto il villaggio, diviso a metà tra quelli che tentavano di difendermi e chi invece si godeva lo show”.

Secondo quanto raccontato su Facebook, le cose sono andate avanti per un’ora e mezza, “in cui sono stato maltrattato, denigrato e deriso, tenuto ostaggio con la forza nei modi più selvaggi e brutali”. L’atto di “razzismo e pura pazzia” è finito quando un uomo ha dissuaso la banda e gli ha dato rifugio, per poi – la mattina seguente – portarlo alla Polizia. Una famiglia locale ha fornito una prima assistenza, ma Bianconi ringrazia anche l’ambasciata italiana e un concittadino che lo ha aiutato trattandolo come un fratello.

Ad Accra, oltre alle varie lesioni, i medici hanno identificato un timpano rotto, che dovrà essere operato per un pieno recupero; in Italia, dove Bianconi è tornato pochi giorni fa, controlli più approfonditi hanno evidenziato una frattura del naso e un osso metatarsale spezzato, con tanto di gesso da tenere per 30 giorni. “Mi sento davvero fortunato a poter raccontare quello che è successo, sono riuscito a ritrovare la bici e gran parte del mio equipaggiamento, con tenda e materassino completamente distrutti”.

Bianconi spiega che era consapevole dei rischi di un viaggio simile, si dice dispiaciuto e incredulo per quello che gli è accaduto, tanto più alla luce della “assoluta gentilezza, ospitalità, supporto e aiuto che ho sempre trovato in tutto il viaggio da parte delle persone del posto, che non meritano questa macchia. E anche se credo fermamente che una delle motivazioni all’origine della violenza sia dovuta alla diversità del colore della pelle, vorrei dire che sarebbe sbagliato far credere alla gente che è pericoloso viaggiare in Africa rispetto che in altri posti, inclusa la mia bella e amata Italia”.