Carlo Ceraso
Le nubi nere che da mesi coprivano piazza Pianciani, sede di Popolare Spoleto e holding Scs, con il passare delle ore sembrano spostarsi fin dentro i muri dei due istituti, posti da martedì scorso in amministrazione straordinaria da Bankitalia che ha spedito nella città del festival 6 commissari.
Anche oggi per loro è stata una giornata pesante, fra incontri con responsabili di area cui dare nuove disposizioni e calcolatrici rese incandescenti per far di conto. Il sospetto che alcuni “yes man” siano in seria difficoltà di fronte all’esperienza del nuovo board è più che palese. Boccolini & Co., a quanto ha potuto apprendere Tuttoggi.info, stando aprendo cassetti e verificando documenti.
Fari su prestiti sospetti – A cominciare, a quanto ha potuto apprendere Tuttoggi.info, dalle pratiche già oggetto dell’inchiesta della procura che a luglio scorso aveva spiccato 17 avvisi di garanzia con l’ipotesi accusatoria a vario titolo di “ostacolo alla Vigilanza” e “appropriazione indebita”. Una inchiesta che il d.g. Tuccari – sospeso dalle funzioni dai Commissari – liquidò avviando una indagine interna che si sarebbe conclusa, nel giro di poche settimane, senza alcuna contestazione di addebito. Sarà per questo che fra i dipendenti è stato ribattezzato con il soprannome di ‘Schettino’. Sul fronte de riordino dei conti, i nuovi amministratori dovranno tener conto anche della restituzione entro fine anno di qualcosa come 508 milioni di euro di bond, a guardare almeno il prospetto tratto dal sito di Bloomberg sul quale ha fermato la propria attenzione anche il Sole 24 Ore (in edicola oggi, giovedì). Obbligazioni che vedono impegnata Bps per 355 mln per il 2014 e 408 mln entro il 2015, e sulle quali potrebbe avere una qualche influenza il recente taglio del rating.
Clitumnus a Perugia – alle 15 a Perugia è sbarcato il professor Francesco Carbonetti, l’uomo che guida la newco Clitumnus, disponibile a rilevare l’intero pacchetto azionario di Bps ma per nulla interessata a quello della holding. Un incontro ‘tecnico’ per confermare le intenzioni degli imprenditori interessati a scalare la banca umbra e per definire alcune modifiche alla bozza di Statuto che dovrebbe approvata nelle prossime settimane. Della partita, a quanto ha potuto accertare TO®, fanno parte 9 soggetti fra imprenditori e società: 4 sull’asse Perugia-Gubbio (tra cui Coop Centro Italia e Fondazione CariPerugia), 2 di Foligno e 3 di Spoleto.
“Andiamo avanti” – uno di loro accetta di incontrarci in un bar di Spello a condizione che il suo nome non venga rivelato. “Stiamo procedendo per step come si deve in situazioni simili, analizzando ogni singolo aspetto. Certo sarà importante capire in quale situazione è realmente l’istituto di credito e di quali aiuti necessiterà, a cominciare dal costo della ricapitalizzazione” ci dice il nostro interlocutore. Il progetto della Clitumnus è quello di ricreare “una banca fortemente radicata sul territorio, forte in Umbria e con una presenza in Italia centrale. Ma basta con progetti di espansione dissennata al Nord. Se sarà la nostra cordata a guidare Pop Spoleto i soldi dovranno ‘tornare’ sul territorio di riferimento attuando una gestione prudente, sana, di investimenti in favore di aziende e famiglie”. La newco ha messo nero su bianco anche alcuni aspetti che andranno a contraddistinguere l’eventuale board e management: “di certo nessuno di noi entrerà per scaldare la poltrona, anzi il Cda sarà composto di professionisti provenienti di elevata e specchiata esperienza, figure di spessore. Una premessa indispensabile per rilanciare la banca, sempre che sarà la nostra offerta avere la meglio”. Fissati anche gli emolumenti: “Il board percepirà compensi ridotti almeno del 50% rispetto a quanto hanno percepito finora gli amministratori; quello previsto per il direttore generale sarà in linea con quanto riconoscono altri istituti di analoga potenzialità”.
La Fabi s’è svegliata – a tener alta la tensione anche fra i dipendenti della banca umbra è stata una nota diramata oggi agli iscritti della Fabi, la sigla autonoma (guidata dal duo ribattezzato “S.S.”, Secci-Sansi) che ancora nel giorno del commissariamento tranquillizzava al telefono i cronisti con “è tutto a posto, non c’è problema”. Devono essere stati gli unici a non essersi accorti della mega-tranvata arrivata in quelle ore da palazzo Koch. La Fabi, il sindacato più rappresentativo in Bps, deve esser in grande difficoltà con la base, se è stato costretto a diramare un comunicato che ha fatto saltare i nervi alle altre sigle e strappato qualche ironico sorrisetto fra gli sportelli. L’incipit basta e avanza, leggiamolo: “AVEVAMO RAGIONE NOI” seguito da ben 8 punti esclamativi, “Nel decreto ministeriale di commissariamento della Bps SpA ritroviamo, fra le motivazioni, la grandissima parte dei fatti che avevamo denunciato già da tre mesi a questa parte. Molto prima quindi dell’intervento dell’Istituto di Vigilanza”.
Ecco, considerate le feste di Natale, Befana, Santo Patrono e un paio di settimane di commissariamento, la Fabi rivendica di essersi immolata sull’altare della banca già da ben sei, sette settimane. Pensare che sono due anni e mezzo che a piazza Pianciani si susseguono scandali su scandali: dalla devastante ispezione di Bankitalia edizione 2010 (non è ancora nota l’edizione 2012) ai ribaltoni e controribaltoni in controllante e controllata, ai 17 avvisi di garanzia spiccati dalla procura della repubblica e via scorrendo. E chissà cos’altro verrà fuori. Ma torniamo al documento che Tuttoggi.info può mostrare.
Il sindacato passa ad elencare la ‘spaventosa’ denuncia fatta, a suo dire, in tempi “non sospetti”: “una dissennata politica di espansione, l’incremento del 20% del costo del personale (nonostante i sacrifici che i dipendenti hanno dovuto fare nel contratto integrativo recentemente stipulato, l’incremento del credito pari a circa il 17% (il piano industriale prevedeva solo il 7%) dovuto ad iniziative della direzione generale in aree non di stretta pertinenza (indovinate quali sono?); una bassa ‘qualità dei crediti’ erogati; la concessione di finanziamenti ad alcune posizioni ritenute ‘critiche’ e, nonostante ciò, abbondantemente ‘assistite’. Sembra che alcune di esse siano di particolare interesse per qualche amministratore; una conflittualità accentuata fra Scs e la partecipante Banca MPS; l’inadeguatezza delle procedure di controllo e antiriciclaggio; alcune operazioni che coinvolgono il presidente Scs e persone a lui vicine”.
Situazioni e accuse che, a parte qualche modesto quanto inedito dettaglio, a Spoleto come nel resto d'Italia sanno ormai anche i muri. Sembra quasi che il sindacato che da un decennio segue e insegue l’antoninipensiero stia cercando di farsi una nuova verginità. Basta leggere poco dopo per una qualche conferma: “potremmo citare altri elementi ma ci riserviamo di farlo in una prossima nota”. Come a dire, noi le cose le sappiamo ma aspettiamo a dirvele. Sì, che magari arrivi una nuova inchiesta o qualche altro articolo di giornale, così da arrivare puntualmente tardi. Continuiamo l’estenuante lettura: “Ci domandiamo quale sia stata l’opera di indirizzo e controllo, da qualche anno a questa parte, sull’andamento della banca. Una ricognizione delle delibere societarie potrebbe riservare notevoli sorprese, non solo sui semplici dati patrimoniale ma anche, in generale, sulla governance dell’istituto e sulle politiche industriali della stessa. Ispirate molto spesso più alla ‘elargizione’ che non al premio ‘del merito e della competenza’. Non è infrequente assistere all’accantonamento di colleghi non dediti alla ‘piaggeria’ che si sono dimostrati tecnicamente validi ma ‘scomodi’. Fra l’altro l’arrivo dei Commissari non ha interrotto la furbesca azione degli adulatori che, venendo a mancare il loro punto di riferimento (il direttore generale) tentano il recupero della loro verginità con chi, attualmente, dirige la banca”.
Bisogna leggere una pagina e mezza, pressochè dedicata al d.g., prima di registrare l’attacco anche all’ormai ex dominus Giovannino Antonini e board annessi.
Seppur a dir poco tardivo, c’è comunque stato. Confermando che anche gli alleati più fedeli si stanno man mano staccando: “ci giunge notizia che da parte di alcuni consiglieri della Bps e della Scs vi sia l’intenzione di ricorrere al Tar. Ci domandiamo chi pagherà le parcelle, sicuramente non ‘lievi’, degli avvocati ma soprattutto ci viene istintivo da pensare: NON TENGONO VERGOGNA!”.
La situazione della Bps, a dire della Fabi, “sembra abbastanza ingarbugliata. Ci pare di capire che non abbia soverchi problemi di solidità complessiva: la lettera dei commissari alla clientela ci conforta in questo senso pur essendo necessarie operazioni sul capitale già ben note a tutti. E’ molto probabile che la gestione commissariale dovrà intervenire su alcuni aspetti nodali della vita dell’istituto ed è nostra preoccupazione tutelare la più importante risorsa della banca, i propri dipendenti. Precedenti e eguali vicissitudini, verificatesi in altri istituti, ci fanno intravedere un percorso ormai ‘standard’ (riduzione dei costi?, esuberi?, revisione contrattuale?, out sourcing?, etc.etc). Sarebbe opera meritoria della gestione commissariale evitare questa strada di ‘tagli lineari’ ma adottare politiche che possano prevedere provvedimenti per incidere sulle reali sacche di inefficienza, su sprechi e disfunzioni organizzative. CI auguriamo che tutto possa avvenire in un confronto dialettico ma sereno con le OOSS e che si possa raggiungere un nuovo punto di equilibrio da cui ripartire”. Amen.
Aggiornamento delle 18.00 del 21 febbraio
A tirar troppo la corda… – E' di poco più di un'ora fa la nota della Fiba-Cisl che interviene sull'affaire Bps con un lungo comunicato dal titolo “A tirrar troppo la corda...”. Il sindacato confederale rivendica di esser intervenuto già dal 2011 a denunciare le anomali dell'istituto di credito. Ecco il lungo documento inviatoci dalla segreteria regionale: “Preoccupazione, afflizione, questo il sentiment comune che alberga tra i dipendenti della Banca popolare di Spoleto mentre i giorni trascorrono nell’attesa di chi dovrebbe rilevare le quote azionarie del Monte dei Paschi di Siena… ”
Questa la sintesi di un nostro comunicato agli organi di stampa, datato 17 gennaio 2013, di viva preoccupazione e foriero di un’imminente rovina, sempre prontamente negata dalla Governance della Banca, nel clima di pacata serenità che trapelava dalle ultime conferenze stampa rilasciate dal Presidente D’Atanasio e, dopo le sue dimissioni, a tutt'oggi incomprensibili, anche dal Presidente Brandani presentatosi alle Organizzazioni Sindacali, come “Presidenza di Garanzia”. La stessa serenità richiamata dal Dg Tuccari riferendosi alla “non perentorietà” della scadenza dei termini, la stessa tranquillità altresì ostentata dal Presidente Antonini, più volte intrattenuto e sollecitato anche da questa Organizzazione Sindacale, ad un maggiore coinvolgimento in merito alla delicata e spinosa questione della conclusione dei Patti Parasociali, al riassetto delle quote proprietarie e al futuro della Banca.
Purtroppo le nostre preoccupazioni si sono rivelate non prive di fondamento (nonostante qualcuno abbia preso le distanze da tali esternazioni), mai ci è stata illustrata, contrariamente ai nostri ripetuti richiami, quale fosse la soluzione alternativa agli “attacchi ostili” (ostili a chi ?), sempre artatamente annunciata, ma mai dettagliata nella sostanza; in proposito attendiamo ancora una uscita ufficiale di tale ostentata chance. Non ci voleva un esperto per rendersi conto del paradosso verso cui la Banca stava scivolando.
Siamo stati portatori di viva preoccupazione, costantemente alimentata anche dalle opinabili scelte organizzative e di gestione della Banca, assunte – su convalida del CdA – dal Dg Tuccari, al quale, già dal 2011, furono formulati 18 scottanti punti di domanda riguardo all’assetto dell’Istituto, alle quali non è stata mai fornita risposta, così come non è stato mai risposto, dal Direttore Tuccari, agli allarmi sollevati al Tavolo Sindacale riguardo all’eccessiva spinta espansionistica della Banca e relativa costose politica di assunzioni, nonostante le OO.SS. Aziendali, nella consapevolezza della necessità di rigore di spesa, hanno accettato, con grande senso di responsabilità, un rinnovo di CIA al ribasso. Al richiamato rigore di spesa, la FIBA-CISL ha espressamente formulato una richiesta di coerente allineamento, indirizzata all’Alta Direzione e agli Organi del Consiglio di Amministrazione: solo il Presidente D'Atanasio e il Vice Presidente Zuccari si sono ridotti l'indennità di carica.
Analogo stesso silenzio, ha parimenti accompagnato la nostra richiesta di chiarimenti sulle reali motivazioni che hanno portato alle dimissioni del Presidente D’atanasio, preannuncio alla grave situazione che stiamo tutti vivendo.
Nelle circostanze denunciate, questo commissariamento dovrà essere – finalmente – il preludio del rilancio della nostra Banca, ultimamente vissuta nella conflittualità interna, sfiancata da complotti, da denunce alla magistratura, da campagne mediatiche avverse, da gestioni imbarazzanti e con obiettivi non sempre coincidenti con quelli Aziendali.
La FIBA-CISL continuerà a essere allineata a favore della Banca, perché crediamo che il ruolo dall’Istituto e di tutti i lavoratori, sia quello di sostenere le idee, i progetti e quindi il futuro della clientela che ha riposto in noi la propria fiducia, e siamo fortemente convinti di continuare ad assicurare questa importante funzione sociale.
La FIBA- CISL ha a cuore il mantenimento dei livelli occupazionali, sia per la riconferma dei numerosi ragazzi assunti a tempo determinato, sia per il rispetto e le garanzie nei confronti di tutti i colleghi, indistintamente, anche di coloro verso le cui “regole di ingaggio”, questa Organizzazione ha preso le distanze, ed anche con la speranza che la graduatoria per 100 assunzioni nel prossimo triennio (sono pervenuti ca. tremila eccellenti curricula di giovani Laureati e Diplomati), non resti una illusione o, ancor peggio, un meschino strumento pubblicitario.
Auspichiamo quindi una rapida soluzione delle criticità societarie e manageriali, dando spazio a eventuali ma concrete proposte che possano garantire il rilancio dell’Istituto, la territorialità creditizia e l’occupazione.
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