Aggiornamento h 19.52 del 7 ago. – Bisognerà attendere un paio di giorni prima di conoscere il verdetto del Tribunale del Riesame di Roma chiamato a decidere sull'istanza di scarcerazione di Giovannino Antonini (presente oggi in aula). E' quanto fanno sapere dallo studio dell'avvocato Manlio Morcella. Se la difesa ha ribadito l'assoluta estraneità ai fatti contestati, la Procura della repubblica ha ribadito le circostanze che comportano la custodia cautelare ai domiciliri per l'ex presidente di Bps e Scs.
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E’ prevista fra domani e venerdì la sentenza del Tribunale del riesame di Roma chiamato a decidere sugli arresti che due settimane fa hanno portato in carcere il giudice del Tar Lazio Franco Angelo Maria De Bernardi, l’avvocato Matilde De Paola e il faccendiere Giorgio Cerruti e ai domiciliari quattro persone fra cui l’ex presidente di Bps e Scs Giovannino Antonini, accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari.
L’udienza di ieri ha affrontato le istanze di scarcerazione presentate dallo studio Massimo Lauro (difende il togato amministrativista) e dall’avvocato Raffaele Bava (De Paola).
Se i legali hanno ribadito l’estraneità dei loro assistiti ai fatti contestati dalla Procura di Roma, il pm Stefano Pesci ha insistito sulla gravità dei fatti contestati alla base delle necessità cautelari.
«Abbiamo evidenziato – dice al telefono Bava – che non vi è prova di alcun accordo corruttivo, che viene supposto dalla Procura senza elementi concreti. Non ci sono stati mai provvedimenti per cui si possa presumere che vi possano essere stati favori a qualcuno: i ricorsi in questione non hanno avuto esito favorevole o addirittura non sono stati ancora trattati, altri sono invece pendenti davanti al Consiglio di Stato. Non ci sono prove – aggiunge il difensore della De Paola – né della consegna o spartizione di denaro, né di alcun provvedimento che abbia favorito le parti». Inoltre «non c’è pericolo di reiterazione del reato dal momento che l’avvocatessa non ha altri procedimenti pendenti davanti al Tar, ha una situazione di salute delicata, ha 63 anni ed immaginare che vada ai domiciliari e possa impiantare un sistema corruttivo di quel tipo, mentre il giudice è in carcere, mi sembra fuori da ogni logica».
I due studi capitolini hanno pertanto richiesto l’annullamento del decreto di carcerazione e, in subordine, la concessione degli arresti domiciliari.
Per gli inquirenti invece le prove raccolte, intercettazioni telefoniche e ambientali incluse (leggi qui), sono sufficienti a dimostrare che il sistema corruttivo era ben avviato.
Domani (mercoledì 7 agosto) il Riesame valuterà anche il ricorso depositato dal legale Manlio Morcella che assiste l’ex dominus di piazza Pianciani, che si è detto estraneo alla vicenda sostenendo che le somme di denaro contestate dagli inquirenti non sono una ‘tangente’ ma un acconto sull’onorario della professionista chiamata a coadiuvare il professor Tedeschini nel ricorso al Tar Lazio contro il provvedimento di commissariamento dei due istituti spoletini.