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AFFIDO FAMILIARE: UN AIUTO TEMPORANEO CHE VALE UNA VITA

Un aiuto temporaneo che vale una vita. È questo lo slogan della campagna di sensibilizzazione sull'affido familiare che vede capofila l'amministrazione comunale di Deruta. Un progetto che consentirà a famiglie e single di ospitare temporaneamente minori in stato di bisogno. Questa importante iniziativa, promossa dai Comuni che fanno parte dell'Ambito territoriale numero 4 Media Valle del Tevere, è stata organizzata da Michele Toniaccini, assessore ai servizi e alle politiche sociali del Comune di Deruta, che si è avvalso della collaborazione dell'assistente sociale del Comune derutese, Gioietta Calzelari, e delle assistenti sociali dell'Ufficio della Cittadinanza di Todi. Proprio per riflettere su questa problematica importante si è tenuta a Deruta nel centro espositivo “Ex fabbrica grande”, un incontro al quale hanno partecipato, oltre all'assessore Michele Toniaccini, Alvaro Verbena, sindaco di Deruta, Nazareno Meneghini, assessore alle politiche sociali del Comune di Todi, monsignor Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia, Giuseppina Arcella, magistrato del Tribunale dei minori di Perugia, Gioietta Calzelari e Stefania Rosatelli, assistente sociale dell'Ufficio della Cittadinanza di Todi. “L'affido è un'attività a tutela dei diritti dell'infanzia in quanto garantisce al bambino di crescere in una famiglia – ha spiegato l'assessore Michele Toniaccini -, che potrà soddisfare le sue esigenze educative ed affettive. L'affido è un intervento a termine, rivolto ai minori la cui famiglia non è temporaneamente in grado di rispondere in modo adeguato ai loro bisogni, ma è soprattutto un gesto d'amore e di solidarietà verso la famiglia di origine, perché le si dà il tempo necessario per affrontare e cercare di risolvere i suoi problemi”. Possono accogliere in affido familiare un bambino o un ragazzo non solo le coppie, ma anche i single di qualsiasi età, con o senza figli, purché abbiano il tempo necessario e la volontà per potersene occupare, ma anche che abbiano la consapevolezza che il bambino debba mantenere il suo legame con la famiglia d'origine. Due sono i tipi di affido che prevede questa campagna di sensibilizzazione: diurno e residenziale. Per il primo, il ragazzo viene accolto per alcune ore nell'arco della giornata, mentre quello residenziale prevede che viva stabilmente con la famiglia affidataria. “Il nostro obiettivo è quello di migliorare la qualità dei servizi e della vita di tutta la cittadinanza – ha spiegato il sindaco Verbena -, ed in modo particolare delle categorie più deboli, come minori, disabili, anziani e delle famiglie in modo particolare quelle più numerose e che vivono una particolare situazione di disagio.” I Comuni che fanno parte dell'Ambito territoriale numero 4 sono otto: Collazzone, Fratta Todina, Marsciano, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, San Venanzo e Todi. “Oggi le politiche ai servizi sociali non sono solo rivolte a far fronte a situazioni di emergenza o di disagio – ha sottolineato l'assessore Toniaccini -, ma anche ad intraprendere processi e percorsi educativi per evitare che tutta la cittadinanza non si trovi in situazioni spiacevoli e di disagio. Finalmente gli enti locali si sono impegnati a sostenere gli interventi a tutela dell'infanzia e dell'adolescenza. Proprio in virtù di ciò si inserisce la campagna di sensibilizzazione sull'affido familiare, che l'amministrazione comunale di Deruta, insieme agli altri comuni dell'Ambito territoriale numero 4 ed in collaborazione con gli altri ambiti territoriali numero 2, 3 e 5 intende portare avanti a sostegno di tutti quei minori che vivono una particolare situazione di disagio”. Obiettivo principale, dunque, è quello di tutelare la fascia più debole della società e di rilanciare, a Deruta e negli altri Comuni, la cultura dell'affidamento familiare nella direzione del recupero della famiglia d'origine che si deve concretizzare nella predisposizione e nella conduzione da parte dei servizi territoriali di programmi intensivi di assistenza per il recupero delle capacità genitoriali, ma anche nella direzione delle associazioni familiari e del terzo settore che devono trovarsi in prima linea per creare, in connessione con i servizi, una rete solidale in grado di sostenere il minore e la sua famiglia.