E’ “improprio parlare di un buco di 60 milioni di euro“: è quanto affermato dall’assessore regionale Giuseppe Chianella, attraverso un comunicato della giunta, a proposito dei costi per la realizzazione dell’aeroporto San Francesco di Assisi. La notizia è comparsa in un articolo dell’edizione odierna del Corriere dell’Umbria. Al suo interno, si parla di un “grosso rischio” per lo scalo umbro: perché i lavori per ampliare lo scalo, in occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia, “hanno visto l’esborso di fondi pubblici pari a 42.968.226,35 euro”, è scritto, da sommare “ai passivi ripianati dai soci pubblici dell’ultimo lustro“, che sarebbero pari a 5.342.662 euro. Lo spunto arriva anche da quanto detto dal segretario regionale del Pd, Giacomo Leonelli, il quale, per proporre la sua interrogazione sul tema aveva parlato, nei giorni scorsi, “di grandi investimenti per l’aeroporto, partiti tra il 2010 e il 2012 e pari a ben 42,5 milioni di euro, di cui circa 27 messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito dei programmi per le celebrazioni dei 150 anni di unità nazionale, 12 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione Umbria, e circa 3,4 milioni da parte di Enac”.
Eppure Chianella non ci sta, e risponde: “confondere e mescolare gli investimenti in conto capitale effettuati dallo Stato e dalla Regione per la realizzazione dell’infrastruttura con il ripiano effettuato negli anni dai soci della società di gestione è assolutamente improprio“. Chianella trova “altrettanto improprio e scorretto estrapolare, come è stato fatto, una frase dal contesto di un discorso più articolato della presidente Marini per sostenere l’esistenza di un disegno volto al disimpegno della Regione nei confronti dell’aeroporto”.
Per l’assessore “è fuori discussione, occorre ancora una volta sottolinearlo, la correttezza e l’efficienza operativa della società di gestione che, in pochi anni, ha più che dimezzato le perdite e più che triplicato il traffico passeggeri del San Francesco d’Assisi”. Chianella precisa che “nonostante il raggiungimento dell’equilibrio gestionale per i piccoli aeroporti sia complesso, la situazione dello scalo umbro presenta dati economici e gestionali assolutamente migliori degli altri aeroporti del Centro Italia. Per queste ed altre ragioni – conclude Chianella – confermo che la giunta regionale e la presidente seguono con la massima attenzione l’evolversi delle vicende che hanno interessato lo scalo umbro, nella convinzione che potranno essere a breve individuate le soluzioni più appropriate per ripristinare le rotte temporaneamente sospese da Ryanair, la cui interruzione dipende da scelte e vicende di carattere nazionale che la Regione le altre istituzioni interessate sono costrette a subire e che nulla hanno a che fare con la gestione dello scalo”.
Dell’aeroporto, se n’è parlato anche durante la conferenza stampa di questa mattina in casa Colaiacovo, dove è stato presentato il bilancio della Fondazione Cassa di risparmio. Lì, Colaiacovo ha chiaramente evidenziato l’impegno profuso per lo sviluppo dell’aeroporto dell’Umbria, al quale sono state destinate risorse anche per il 2015, ma non per “coprire perdite di bilancio, bensì per lo sviluppo dei voli”. Tutti elementi che lasciano ipotizzare che la Sase e i suoi investitori non hanno mollato la presa sullo sviluppo dello scalo, Sviluppumbria inclusa.
La ricetta – Da più parti politiche continuano ad arrivare in questi giorni ricette per gestire al meglio l’aeroporto. Parola d’ordine: tentare di togliere l’Umbria dal suo ‘isolamento’ e puntare su un nuovo modo di pensare la mobilità. Dopo la proposta dell’interrogazione all’esecutivo di Palazzo Donini da parte di Leonelli, anche i consiglieri comunali di FI, Claudia Luciani e Carlo Castori, hanno puntato il dito contro l’atteggiamento altalenante dei vertici PD. A loro avviso, “l’aeroporto di Perugia si trova in una situazione alquanto complicata, e non sembra che la Regione offra possibili soluzioni”. Al coro si aggiunge oggi la Lega Nord e M5S: i primi parlano di un’Umbria “dotata di una struttura tecnologica all’avanguardia, ma alla quale manca una seria politica commerciale. Per questo – spiegano – sarebbe opportuno pensare, ad esempio, al trasporto merci, anche in considerazione delle ben note difficoltà dello scalo di Ancona. Ci chiediamo, dunque, perché non aprire l’Umbria al panorama globale dell’e-commerce e dialogare con i grandi gruppi mondiali come Amazon, Ebay, Alibaba, che muovono milioni di pezzi l’anno”. Per Liberati e Carbonari (M5S) invece “Perugia è uno dei pochissimi capoluoghi di regione senza treni ‘Freccia’, Bianca, Argento o Rossa che sia. Non solo: la tratta Foligno-Terontola, che nel 2016 compie 150 anni, negli ultimi 50 non ha mai ricevuto un minimo revamping. Manca poi un ragionevole raddoppio dei binari, non esiste una fermata ferroviaria ‘Aeroporto San Francesco’, invero necessaria, il materiale rotabile è infine di qualità modesta, ma il Contratto di servizio, recentemente rinnovato, dà ancora carta libera a Trenitalia su tutti i fronti”.