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Aeroporto San Francesco fra i 18 scali italiani di servizio

La bozza di piano nazionale degli aeroporti che il Governo sta per adottare inserisce l'Aeroporto internazionale di San Francesco fra i 18 scali italiani di servizio, che come tali dovranno essere sostenuti con gestioni economiche o con contributi di enti territoriali e di privati. Ad evidenziarlo è il consigliere regionale del Pd Andrea Smacchi che fa riferimento alla presentazione del futuro piano nazionale, “atto fondamentale della politica infrastrutturale”, fatta qualche giorno fa nel corso di una informativa al Consiglio di amministrazione dell'Enac.

Per Smacchi in vista di questa scelta, “risulta assolutamente necessario mettere in campo tutte le possibili sinergie pubblico-privato al fine di qualificare il nostro scalo, puntando magari su nicchie di mercato che potrebbero farne un punto di riferimento su scala nazionale ed europea”. Smacchi si riferisce in particolare alla possibilità, da lui stesso posta alcune settimane fa, “di creare all'interno dell'Aeroporto San Francesco d'Assisi un vero e proprio polo della formazione e per la creazione di un'offerta a livello internazionale di corsi preparatori per la gestione e l'impiego all'interno dell'industria del trasporto aereo. In particolare – precisa Smacchi – bisogna prevedere la formazione di figure professionali per la gestione aeroportuale, sia a livello manageriale che esecutivo, per la gestione del trasporto aereo e degli aspetti manutentivi. Un asset sicuramente innovativo che potrebbe mettere la nostra regione a livelli di avanguardia su scala internazionale, anche per ciò che attiene la eco sostenibilità del prodotto aeronautico, con la conseguente necessità di sperimentare tecnologie con impatto sempre più ridotto a livello ambientale.
Del resto – conclude Smacchi – alla luce dei contenuti della proposta di piano, quella che dobbiamo percorrere è una strada obbligata, visto che nel nostro paese vi saranno, di qui a breve, 24 scali principali e 13 strategici, tutti gli altri, tra i quali quello umbro, dovranno essere in grado di studiare forme innovative per rispondere alle esigenze ed ai fabbisogni delle proprie popolazioni”.