Con le dimissioni dichiarate e inviate alla giunta regionale e all’assessore Antonio Bartolini, l’ormai ex commissario di Adisu, Luca Ferrucci, sembra voler uscire di scena. Poche frasi di commento affidate ad alcuni giornali locali, ma la sostanza è quella: indietro Ferrucci non ci torna. Nessuna intenzione di ritornare in Adisu, né dunque di risolvere l’annoso problema dello studentato universitario di San Bevignate, che dovrebbe sorgere in via Enrico dal Pozzo, nella zona dell’importante complesso monumentale perugino.
Terremoto San Bevignate su Adisu, Ferrucci si dimette
Dalla Regione, una soluzione transitoria
Urge però una soluzione, almeno per la reggenza dell’Agenzia del Diritto allo Studio per l’Umbria, che non può restare senza guida. Durante la giunta regionale straordinaria convocata ieri mattina, a seguito dell’annuncio informale comunicato dallo stesso Ferrucci a Palazzo Donini già nella giornata di sabato scorso, si è dunque deciso di optare per una soluzione tecnica transitoria, che dunque vedrà giungere negli uffici di via Benedetta (sede di Adisu) un dirigente regionale. I nomi fatti in queste ore erano quelli di due donne: da una parte quello di Marina Balsamo, già avvocato e dirigente regionale del Servizio Provveditorato, gare e contratti e gestione partecipate. Ma alla fine la scelta è ricaduta su Maria Trani (che verrà presentata oggi con una conferenza stampa), già dirigente alle Politiche di Sviluppo delle Risorse Umane.
Università laconica e silenzi
“Apprendiamo la notizia delle dimissioni presentate dal Prof. Luca Ferrucci dall’incarico di commissario straordinario dell’Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario”. L’Università degli Studi di Perugia affida a un comunicato di poche righe il commento sulle dimissioni di Ferrucci. Nessuna presa di posizione sulla questione tanto dibattuta relativa a San Bevignate. “Cogliamo l’occasione – aggiunge l’università – per ringraziare il Prof. Ferrucci dell’attenzione mostrata nei confronti delle esigenze degli studenti e della collaborazione con questo Ateneo. Auguriamo al Professore un futuro denso di successi professionali”.
Un silenzio che stupisce, soprattutto da parte del Comune, il cui attuale vice-sindaco, strenuo oppositore della realizzazione dello studentato, ancora nel 2014 e in piena campagna elettorale, si rivolgeva all’amministrazione che oggi rappresenta con un “Tutto tace”.
Alcuni retroscena
Una storia, quella delle dimissioni di Ferrucci, che ha comunque lasciato spazio a ipotesi sul motivo scatenante della scelta dell’amministratore. San Bevignate resta il motivo principale, tra incontri tra Adisu e la Regione andati a vuoto negli ultimi mesi (e dunque poco dopo l’ultima sentenza del Tar) e prese di posizione mancate.
Una lunga e dettagliata lettera, quella che sarebbe stata consegnata a Palazzo Donini da parte di Ferrucci, in cui si spiegano tutte le sue ragioni, alla quale però la Regione ha risposto con fermezza e durezza, “incomprensibile” perché la posizione di Adisu, di fronte a due sentenze che gli danno ragione, sarebbe comunque inattaccabile. Una reazione dalla quale traspare anche una probabile delusione a Palazzo Donini, dove si pensava che il Prof. Ferrucci sarebbe stato una ‘soluzione’ invece di un altro ‘problema’. Resta da capire, al di là delle sentenze, a chi e a cosa serva la realizzazione di un’opera di tale portata, che oltre ad essere ad alto impatto ambientale, non ha più praticamente ragione di essere costruita, visto il calo dell’affluenza di studente fuori sede e la realizzazione del progetto di Monteluce che offre gli stessi servizi a pochi chilometri di distanza e con migliori collegamenti.
Manca intanto ancora all’appello (e stanno per scadere i 60 giorni assegnati dal Tribunale amministrativo) il nuovo parere della Soprintendenza, a cui il Tar ha chiesto, con l’ultima sentenza, di formulare una nuova ipotesi per il sito dello studentato. Tra i ‘corridoi’, però, la voce è una sola: che sia una questione politica, con cui in pochi hanno voglia di sporcarsi le mani, con il rischio di rimanere scottati. In ballo resta infatti il risarcimento (da 1,2 milioni di euro) che spetterebbe alla ditta aggiudicataria dell’appalto e che non è ancora ancora chiaro a chi spetterebbe estinguere.
Ha collaborato Sara Cipriani
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