“Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora”. In questa frase di Victor Hugo è racchiusa tutta l’essenza di Dante Ciliani, 59 anni, capo della redazione del Messaggero di Terni e presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria,
che ci ha lasciati nel pomeriggio di domenica scorsa, 13 settembre.
E questa mattina la città di Terni e l’Umbria del giornalismo si è trovata nella chiesa di San Francesco, una chiesa gremita di familiari, amici e colleghi, per dare l’ultimo saluto a un uomo che ha lasciato il segno. Che ha chiuso l’ultimo giornale il 7 giugno scorso, che ha combattuto per tre mesi una lotta contro un male che non gli ha lasciato scampo. Una battaglia dura affrontata sempre con la forza di un uomo calmo, pieno di dignità e allo stesso tempo ironico e scanzonato.
Durante l’omelia Don Fernando Benigni ha ricordato come Ciliani abbia rappresentato un esempio da seguire: “In questi momenti – ha detto – il silenzio di Dio si fa sentire forte. Occorre ricordare che Dio per primo ha donato il proprio figlio all’umanità. Dante era una persona sempre serena e sorridente. Non bisogna commettere l’errore di pensare di assistere a qualcosa che finisce. La vita è eterna. Il paradiso c’è e la maniglia per entrare ce l’abbiamo noi”.
Subito dopo ha preso la parola il caporedattore del Messaggero di Terni Marco Brunacci: “Per me – ha spiegato Brunacci mescolando orgoglio e commozione – è stato un onore quando Carlo mi ha chiesto di dire qualche parola a nome dei colleghi. Dante è stato un compagno di viaggio eccezionale. In questi ultimi momenti abbiamo cercato di stargli vicino in una sorta di gara di affetti. I genitori di Dante devono essere fieri. Fieri del suo attaccamento alla propria terra e alla propria professione. In questi anni ha seminato affetto, simpatia e gentilezza.
È stata una persona veramente speciale che ha cercato di fare molto per il suo mestiere in tutte le vesti, da sindacalista a presidente dell’Ordine. Ogni mattina abbiamo provato a difendere la libertà di stampa.
È stato straordinario poter condividere questo viaggio con lui. È stato un gran privilegio. Era innamorato della sua città e della sua professione e lascia una grande eredità a tutti noi. Un’eredità fatta di onestà e di giacimenti di dignità e professionalità, un tesoro a disposizione di coloro che ne vogliono approfittare”.
Enzo Jacopino, presidente dell’Ordine giornalisti ha poi continuato a tratteggiare la figura del giornalista ternano: “Mi sono chiesto molte volte che cosa avrebbe detto Dante in questa occasione. Me lo sono chiesto domenica, me lo sono chiesto stamattina prima di venire qui, me lo sono chiesto talmente tante volte che adesso mi sembra di sentirlo: “Calma, calma, ragioniamo, non facciamone una tragedia”, avrebbe detto. Dante era così cercava sempre una soluzione con tranquillità. Non ci ha fatto mancare il suo affetto neanche durante la malattia. Io speravo di poter contenere la commozione – ha proseguito dopo alcuni secondi di interruzione – per trovare le parole giuste per dirgli che in questi tre mesi e un giorno in cui il male l’ha colpito senza pietà che c’era sempre”.
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti ha poi raccontato con commozione l’ultimo incontro in cui Ciliani, ricordandolo con gli occhi ancora pieni di luce, scherzoso nonostante il male che avanzava.
“In questa occasione -ha proseguito Jacopino – abbiamo dimostrato tanta umanità, perché non lo facciamo ogni giorno? Ci m
ancherai molto”.
L’ultimo ricordo è stato affidato ad Alfonso Marchese: “Sono qui per salutare un amico e un collega con il quale ho condiviso 25 anni di professione e 3/4 delle mie giornate”. Marchese ha poi raccontato un aneddoto in cui don Fernando era salito nella redazione del Messaggero per la tradizionale benedizione e Ciliani non aveva perso occasione per mostrare il suo lato scanzonato e scherzoso.
Alla conclusione del rito funebre un lungo applauso ha accompagnato il feretro fuori dalla chiesa e il corteo si è allontanato verso il cimitero di Amelia.