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Action mob per Mez, nella giornata contro la violenza sulle donne

Sara Minciaroni

Due eventi, uno a seguito dell'altro per dire no alla violenza sulle donne nella quindicesima edizione del V-Day. Questa sera dalle 18.30 Corso Vannucci si è animato di musica e danza, centinaia di braccia alzate, di voci, di volti di donne di tutte le età pronte a gridare “io rifiuto di vedere più di un miliardo di donne che sperimentano la violenza su questo pianeta” e ancora “perché un miliardo di donne violate è un'atrocità, un miliardo di donne che ballano è una rivoluzione”.

Il primo è stato il flash mob lanciato a livello mondiale “One billion rising” dall'autrice de “I monologhi della vagina” Eve Ensler sulle note di “Break the chain” , “spezza le catene”.

Poi è stata la volta alle 19 di un serpentone rosso che si è snodato da Palazzo dei Priori a Piazza della Repubblica con il significato di un grande atto di rispetto per le donne e di rifiuto di ogni forma di violenza contro di loro. Per questo motivo il Comune, assieme alla Regione, hanno dato il loro patrocinio all’ action mob.

“E’ una occasione fortemente simbolica – ha detto il sindaco comunicando la sua adesione – per ribadire che la violenza contro le donne, ad ogni livello ed in ogni contesto, inclusa la famiglia, deve essere combattuta dalla legge ed ancor prima dalla cultura. In troppe parti del mondo esiste una “normale” pratica della sopraffazione che fa della donna un bene da possedere e di cui disporre, che si traduce nella quotidianità in una catena di soprusi e talvolta si conclude con la morte. La civilissima Italia non è esente da questa barbarie, come dimostrano le tante donne assassinate, spesso dai loro uomini: una catena di delitti che si ripropone con tragica puntualità ogni anno. Dobbiamo opporre una grande rivolta delle coscienze”.

L’action mob, organizzato dal Teatro di Sacco e dal regista Roberto Biselli (Vedi intervista) si intitola “la persistente traccia di sangue- for Mez” ed è dedicato a Meredith Kercher, il ricordo del cui assassinio è rimasto fortemente impresso nella memoria dei perugini ed è stato preso come simbolo della violenza contro le donne.