Terni

Acqua Sangemini-Amerino, mobilitazione dei sindacati “Non ci faremo intimorire”

“Siamo veramente stanchi provati da una vicenda che sembra quasi inverosimile” – sono ancora le Rsu e i lavoratori della Sangemini-Amerino a parlare, indirizzando dure accuse nei confronti dell’azienda.

Mobilitazione dei sindacati

Per cercare di venire a capo della delicata vertenza le segreterie sindacali organizzeranno un incontro con tutte le segreterie nazionali Flai Cgil (Sara Palazzoli), Uila Uil (Pietro Pellegrini) e Fai Cisl (Alessandro Anselmi) presso i siti umbri. “Ancora una volta  – si legge nella nota congiunta – lanciamo un appello a tutti i protagonisti: sindacato, Regione e politica per non vivere nel nostro territorio l’ennesimo dramma sociale”.

Le accuse all’azienda

“Una vicenda che ha visto nel 2014 omologare un concordato – spiegano lavoratori e Rsu – dimostrando un equilibrio finanziario con ben 135 persone con l’affido, da parte della politica, banche e sindacato, a chi prometteva il rilancio dell’azienda, l’incremento dei volumi e il mantenimento occupazionale. Ma in realtà  sostengono ancora i sindacati – “spogliava altari per vestirne altri”. Cioè a chi aveva debiti, ma portava soldi all’estero (fonte delle notizie corriere.it), il tutto mantenendo lontane altre aziende dall’interessamento. Un gioco finanziario che ha fruttato molto più delle vendite e del prodotto finito, beffando i lavoratori e facendogli pagare il prezzo”.

J’accuse

“Abbiamo visto persino un politico assunto da questa azienda – tuonano le Rsu – come dirigente, quando avrebbe dovuto garantire il rispetto degli accordi.
Abbiamo anche assistito inermi alla compartecipazione della nuova istituita società Acque Minerali d’Italia per abbreviazione A.M.I. della nostra società Sangemini Acque, ripulita dal debito pagato a caro prezzo da tutti i fornitori nel precedente concordato, per essere immersa nei debiti degli altri stabilimenti”.

“Non ci faremo intimorire”

“Abbiamo subito un piano industriale che forse è servito a prendere soldi dalle banche per degli investimenti obsoleti e super pagati. Abbiamo visto toglierci la rete vendite per paura di vendere troppo prodotto e dimostrare quello che ha già dimostrato e certificato il primo concordato, cioè che l’azienda è in salute. Non ci faremo intimorire – conclude la nota – né tanto meno prendere in giro, neanche da un eventuale cessione aziendale (il gioco della volpe che cambia il pelo lo conosciamo) se questa lascia a terra i lavoratori, siamo pronti e disposti a intraprendere nuovi percorsi”.