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“Acqua mai ai privati”, la ricetta di Sinistra Ecologia e Libertà per la gestione pubblica del servizio idrico

Il circolo territoriale di Sinistra Ecologia e Libertà “Enrico Berlinguer” di Spoleto-Campello-Castel Ritaldi-Montefalco è convinto che debba essere rispettata la volontà dei cittadini emersa dagli ultimi referendum in tema di pubblicizzazione degli enti che gestiscono il servizio idrico. Il percorso di ripubblicizzazione è stato effettuato pochi giorni fa dal comune di Napoli che sarà, così, la prima città ad intraprendere la trasformazione in azienda speciale, con un governo pubblico partecipato della società per azioni, che fino ad ora ha gestito il servizio idrico. Chiediamo un governo pubblico partecipato dell’azienda, con un coinvolgimento attivo dei cittadini alla gestione dei beni comuni.

Non si può più nascondere che in tante parti del mondo, ormai, le più recenti trasformazioni del diritto hanno prodotto l’emersione, a livello costituzionale, giurisprudenziale e di politica del diritto, della categoria dei beni comuni, ossia delle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali, nonché al libero sviluppo della persona e che vanno preservate anche nell’interesse delle generazioni future. I beni comuni, in primis l’acqua, sono direttamente legati a valori che trovano collocazione costituzionale. Essi devono essere messi fuori commercio perché appartengono a tutti e non possono in nessun caso essere privatizzati. L’acqua è, quindi, radicalmente incompatibile con l’interesse privato al profitto e alla vendita.

Al tempo stesso è ormai del tutto chiaro, nell’esperienza italiana, che le privatizzazioni hanno determinato, scarsa trasparenza nelle decisioni, forti incrementi delle tariffe e nessun beneficio per i cittadini in termini di qualità del servizio. Il circolo di Sel “Enrico Berlinguer” ritiene che si debba strutturare la VUS attraverso un consiglio di amministrazione rappresentativo anche dei cittadini utenti del servizio, delle organizzazioni dei consumatori e delle associazioni ambientaliste e attraverso un comitato di sorveglianza rappresentativo anche dei dipendenti dell’azienda.

L'Umbria, e l'Italia tutta, a nostro avviso, dovrebbe seguire questo esempio per dare effettiva attuazione al voto referendario e alla volontà di 27 milioni di cittadini che si sono espressi a favore della gestione pubblica dell'acqua lo scorso 12-13 giugno.