“Bisogna subito dare seguito alla volontà dei cittadini e eliminare l'ingiusto balzello del 7 per cento applicato dai gestori alla bolletta. I privati non possono pensare di fare cassa su un bene prezioso e indispensabile come l'acqua”. Con queste parole il capogruppo Oliviero Dottorini e il consigliere regionale dell'Italia dei Valori Paolo Brutti, annunciano la presentazione di una mozione in Consiglio regionale per chiedere che “l'Umbria dia piena applicazione al referendum dello scorso
giugno che ha visto 27 milioni di cittadini schierarsi al fianco dei comitati per la pubblicizzazione di un bene prezioso come l'acqua”.
“Con questo atto vogliamo ridare voce ai cittadini – continuano Dottorini e Brutti – e inserire strumenti di partecipazione attiva e riconosciuta per la gestione dell'acqua e del servizio idrico, avvalendosi della partecipazione dei lavoratori e di cittadini portatori di interessi, di saperi e di conoscenze. Il riordino del sistema idrico italiano deve iniziare prima di tutto dall'applicazione della sentenza 26 del 2011 della Corte costituzionale, che è il naturale seguito della decisione assunta con i referendum, per assicurare un uso efficiente e ben distribuito di una risorsa preziosa come l’acqua”.
“Questa mozione – spiegano gli esponenti dell'Idv – rappresenta il primo atto concreto per dare seguito all'impegno, fortemente voluto dall'Italia dei Valori e assunto dalla Regione nel Documento annuale di programmazione, di rispettare la volontà popolare espressa con il referendum di giugno 2011 per quello che riguarda la gestione dell'acqua pubblica. L'attuazione del riordino complessivo della gestione del sistema idrico italiano per assicurare l'uso efficiente e ben distribuito dell'acqua – aggiungono – è espressamente indicata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 26 del 2011 e il ministro Clini appena poche settimane fa, attraverso una lettera inviata al presidente dell'Autorità dell'Energia e ai presidenti delle Regioni, sottolinea l'esigenza di dare concreta attuazione al riordino complessivo della gestione del sistema idrico italiano, dopo l'esito referendario di giugno. Occorre pertanto – concludono Dottorini e Brutti – che la nostra regione si faccia carico di promuovere iniziative per fare in modo che gli Ati prendano atto di questa situazione e pretendano dalle aziende di gestione l'eliminazione del 7 per cento garantito come remunerazione del capitale investito. Da questo punto di vista la campagna di 'Obbedienza civile' promossa dai comitati al fine di veder rispettato l'esito referendario è da considerare come un valido strumento di sensibilizzazione e pressione per evitare che la volontà degli elettori venga calpestata solo per assecondare gli interessi dei privati”.