Sono 18 le filiali e i punti operativi di Ubi Banca dislocate in Umbria che passeranno sotto l’insegna di BPer. Tre in più rispetto a quelle inizialmente stimate sui 32 punti operativi di Ubi Banca in Umbria.
L’accordo integrativo stipulato tra Intesa Sanpaolo e BPer prevede che a cambiare l’insegna per adottare quella dell’istituto emiliano in Umbria siano 13 filiali e 5 minisportelli, tutti di Ubi Banca. Passaggi, all’interno di quelli imposti dalle regole anti concentrazione dell’Antitrust, determinati anche dalle scelte commerciali di Intesa Sanpaolo e BPer nel territorio umbro.
Passano in BPer la filiale di via Settevalli a Perugia, quella di Magione, il mini sportello di Corciano, le filiali di Marsciano, Todi (Pantalla), il minisportello di Montecastello di Vibio, Spoleto, Gubbio, Gualdo Tadino, Foligno (via Arcamone) e il minisportello di Sant’Eraclio, Trevi (Borgo Trevi), Giano dell’Umbria, il minisportello di Massa Martana, Acquasparta, Terni, Narni e il minisportello di Avigliano Umbro.
Un cambio di casacca che al momento interessa in Umbria circa 110 dipendenti. Al momento, dato che l’accordo annunciato tra Intesa e BPer riguarda per ora soltanto gli sportelli operativi. Nei prossimi incontri – uno è già fissato per il 24 novembre, altri due nella prima settimana di dicembre – si discuterà anche del destino degli uffici corporate, direzione, anomalo e sviluppo.
L’Antitrust aveva inizialmente posto come scadenza per il trasferimento degli sportelli il 17 gennaio 2021. Ma vista la complessità dell’operazione, ha concesso una proroga. Il passaggio a Bper degli sportelli Ubi sarà operativa da febbraio, ad aprile gli altri passaggi in Intesa.
Una migrazione che Luca Cucina, segretario aggiunto della Uilca Uil dell’Umbria, aveva già conosciuto, come dipendente delle cosiddette “bad bank” poi passate a Ubi Banca. “Non nascondo che al momento dell’annuncio ufficiale – commenta Cucina – c’è stata un po’ di emozione tra i colleghi nel sapere che alcuni avrebbero lavorato per gruppi differenti. Vogliamo comunque assicurare tutti i dipendenti bancari del fatto che Uilca continuerà a seguire allo stesso modo il personale delle due banche“.
Nelle quali, al momento, non sembra che ci siano particolari differenze tra le condizioni dei contratti integrativi: “I contratti integrativi in essere sono in parte diversi – spiega Luca Cucina – ma sono stati già siglati accordi per allinearli. Nei prossimi giorni saranno trattate alcune delle differenze rimaste. Sul territorio, inizieremo a raccordare da subito le varie Rsa“.
Nulla, invece, dovrebbe cambiare per i clienti: “Sulla base di esperienze recenti di filiali passate ad altri gruppi – ricorda a questo proposito il sindacalista della Uilca – non dovrebbero esserci problemi. A breve inizieranno le simulazioni fatte nei fine settimana per i passaggi delle procedure, le cosiddette ‘prove in costume’. Lo switch è comunque previsto a febbraio per BPer e ad aprile per Intesa“.
A livello nazionale, il “perimetro” del ramo di azienda che Intesa Sanpaolo cede a BPer risulta costituito da 486 filiali dotate di autonomia contabile e radicamento dei rapporti giuridici con la clientela (7 in più rispetto a quanto già stabilito dalle parti), e da 134 cosiddetti punti operativi funzionali al presidio commerciale della clientela delle filiali, privi di autonomia contabile.
Le risorse umane riferibili al ramo risultano complessivamente pari a 5.107, inclusive della quota di risorse interessate dal piano di uscite volontarie contenuto nell’accordo sindacale sottoscritto da Intesa Sanpaolo con le organizzazioni sindacali il 29 settembre scorso, risultando sostanzialmente in linea con gli obiettivi di BPer e con quanto originariamente previsto.