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Accise gas, VUS condannata a pagare 5 milioni di risarcimento

La Valle Umbra Servizi deve pagare 5 milioni di euro all’Agenzia delle Dogane per le accise sul gas non versate dopo il sisma del 1997. La notizia ha del clamoroso e rischia di creare non pochi grattacapi all’azienda presieduta dall’avvocato Maurizio Salari che, con ogni probabilità, farà ricorso contro la decisione della Commissione Tributaria Provinciale. La quale, circa un anno e mezzo fa, aveva concesso alla partecipata una sospensiva sull’esecutività del provvedimento.

La vicenda – Già, perché la vicenda parte da molto lontano, all’indomani del sisma che 17 anni fa sconvolse buona parte dell’Umbria. L’azienda municipalizzata di Foligno Asm (poi confluita in VUS) può, in virtù di un’apposita ordinanza ministeriale, sospendere il versamento delle accise sul gas naturale e le relative addizionali regionali, ma non lo fa, chiedendo ai cittadini l’intero importo, circa 9,4 milioni di euro tra accise (8,9 mln) e addizionale (486mila euro). Soldi che, a seguito dell’assorbimento di Asm da parte di VUS, confluiscono nelle casse dell’azienda guidata oggi da Salari. La doccia gelata per i contribuenti folignati arriva nel 2008, ben 11 anni dopo, quando la nuova finanziaria fissa al 40% l’importo dovuto per le accise. In sostanza Asm aveva chiesto ai cittadini molto più di quello che lo stato chiede indietro. Va detto, ad onor del vero, che l’Asm effettuò a cavallo fra il 2000 e il 2003 dei pagamenti all’erario, ma solo per l’accisa (poco meno di 650mila euro) e non per l’addizionale regionale. Il debito quindi si attesta sugli 8,2 milioni di euro (a cui vanno sempre aggiunti i 486mila destinati alla regione Umbria).

Vus alle strette – A inizio 2009 i vertici di Vus Spa, convinta di dovere all’erario solo il 40% degli 8,2 milioni, chiedono ed ottengono all’Agenzia delle Dogane il pagamento in 120 rate mensili da circa 27mila euro ciascuna. L’Agenzia acconsente ma specifica che effettuerà dei controlli in merito con l’ausilio degli organi competenti. L’avvocatura Generale dello Stato nel caso specifico, secondo cui “le somme fatturate e riscosse, ma non integralmente versate all’Erario, devono essere integralmente recuperate onde evitare un chiaro indebito arricchimento ex art. 2410 c.c.”. Ecco il nocciolo della questione. Vus avrebbe dovuto pagare l’intera somma non avendo messo in condizione i cittadini, all’indomani del terremoto, di pagare in misura ridotta. Non solo. Quel 60% che la Vus ritiene di non dover versare all’erario viene ridistribuito nel 2009 come ‘utile’ aziendale ai vari soci.

“Non ci sono i soldi” – Nei giorni scorsi la pronuncia nel merito della Commissione Tributaria Provinciale che ha rigettato il ricorso della Vus e confermato il pagamento dei 5 milioni di euro all’Agenzia delle Dogane. Un bel grattacapo per il presidente Salari che, durante la conferenza stampa in cui annunciò trionfalmente di aver ottenuto la sospensiva, si lasciò sfuggire anche che “nel caso di condanna non sapremmo dove trovare i soldi”.

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