Sono stati tre ragazzi di paesi in guerra – una russa, una ucraina e uno del Mali – ad accendere questa sera (7 dicembre), per il 43° anno consecutivo, l’Albero di Natale più grande del mondo di Gubbio, che illuminerà la città fin dopo l’Epifania.
In una piazza 40 Martiri gremita, i tre giovani che hanno premuto il pulsante di accensione hanno rappresentato l’organizzazione “Rondine Cittadella della Pace”, testimonial di quest’anno, impegnata da oltre 20 anni nella riduzione dei conflitti armati nel mondo.
A Rondine, borgo medievale a pochi km da Arezzo si trova infatti lo Studentato Internazionale che accoglie giovani provenienti da Paesi teatro di guerre e li aiuta a scoprire la persona e l’umano nel proprio ‘nemico’, attraverso il lavoro e la convivenza quotidiana. La scelta del ‘Metodo Rondine’ si è sposata alla perfezione allo spirito degli ‘Alberaioli’, che dal 1981 donano ininterrottamente il loro impegno volontario per realizzare l’imponente Albero in onore del Patrono Sant’Ubaldo, Santo della Riconciliazione, nella speranza che le mille luci possano illuminare cuori e menti dei popoli e portare tra loro pace e fratellanza.
L’Albero, oltre all’importante messaggio di pace che porta con sé, rilancia anche un forte richiamo alla sostenibilità ambientale, con l’impegno profuso dal Comitato nell’affiancare all’esistente impianto fotovoltaico un’onerosa opera di efficientamento energetico, caratterizzata dal completamento della sostituzione di tutti i punti luminosi della gigantesca sagoma con luci led. “Un percorso iniziato nel 2020 e terminato quest’anno – ha spiegato il presidente degli Alberaioli Giacomo Fumanti – che ha prodotto una notevole riduzione della potenza elettrica impegnata ed un risparmio energetico del 50%”.
Durante la cerimonia di accensione dell’Albero – che da quest’anno è anche rappresentato in un francobollo – si sono alternate le esibizioni degli Sbandieratori di Gubbio, quelle musicali dei fratelli Sara Jane e Paolo Ceccarelli e dei cantanti della Bernstein School of Musical Theater, fino alla emozionante performance dell’artista Andrea Arena, con le immagini di Gubbio disegnate sulla sabbia.
“E’ sempre una grandissima emozione – ha dichiarato il sindaco di Gubbio Filippo Stirati, alla “sua” decima accensione – un’occasione straordinaria legata quest’anno ad un grande messaggio di pace grazie ad un’organizzazione che cerca la pace tra i giovani oppressi dalle guerre. Non poteva esserci scelta migliore per il testimonial dell’Albero, specie in un contesto così drammatico come quello attuale”. Sul muro del Cassero, per due giorni, al posto del “2023” sarà visibile il “1522”, numero antiviolenza e stalking.
“Gli amici di Rondine ci insegniamo che la pace non è a basso prezzo, è laboriosa e ha bisogno di impegno, – ha aggiunto il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini – La pace può rinascere proprio da questi piccoli borghi, come Rondine e Gubbio, sperimentando l’incontro e la cura che ciascuno può tributare agli altri. Chiediamo all’albero un miracolo, di illuminare ancora la nostra strada di pace per l’anno che verrà. Infine la presidente della Regione Donatella Tesei ha concluso: “Con l’Albero di Gubbio siamo entrati finalmente nella meravigliosa atmosfera del Natale, che per l’Umbria inizia da qui, con questo simbolo portatore di una serie di segni, pace, sostenibilità e fratellanza”.
Dal 1981 l’Albero luminoso di Gubbio viene allestito da un gruppo di volontari, con prestazione d’opera assolutamente gratuita, lungo il versante del monte Ingino. E’ conosciuto come l’Albero di Natale più grande del mondo, segno universale di pace e fratellanza tra i popoli. Entrato nel Guinness dei Primati dal 1991, è costituito da corpi illuminanti di vario tipo e colore, che disegnano un effetto cromatico particolare e unico: si distende, con una base di 450 metri, per oltre 750 metri sulle pendici del monte e copre una superficie di circa 130 mila mq (poco meno di 30 campi da calcio); oltre 300 punti luminosi di colore verde ne delineano la sagoma; il corpo centrale è disseminato di oltre 400 luci multicolore; alla sommità è installata una stella cometa di circa 1000 mq disegnata da 284 metri lineari di strip Led.
Sono necessari circa 7.500 metri di cavi elettrici di vario tipo per realizzare i collegamenti e circa 1.300 ore di lavoro per montare tutti i punti luce, stendere i cavi e provvedere ai loro collegamenti; sono necessarie circa 900 ore per provvedere alla rimozione, manutenzione e rimessa in magazzino di quanto installato in precedenza. Il Comitato dei volontari che provvede alla realizzazione dell’opera è attualmente costituito da 63 soci, con un Consiglio di 7 membri che ne coordina tutte le attività.