Aborto farmacologico, l’Umbria diventa “laboratorio” nazionale. E la governatrice Donatella Tesei scrive al ministro della Salute Roberto Speranza, che aveva annunciato di aver chiesto un parere al Consiglio superiore di sanità sulle modalità dell’interruzione di gravidanza farmacologica, dopo la scelta della Regione Umbria di bloccare la pratica del day hospital. Prevedendo il ricovero ospedaliero di almeno tre giorni, procedura seguita anche in molte altre regioni.
Ma l’Umbria, ritrovatasi repentinamente da rossa a verde, diventa ancora una volta terreno di scontri e di “esperimenti” politici. Per cui l’aborto farmacologico in Umbria, qualunque sia la procedura scelta, diventerà un precedente “pesante” a livello nazionale.
“Accogliamo positivamente l’interessamento del ministro – afferma la presidente – su un tema delicato. L’approccio che va seguito deve essere scevro da condizionamenti ideologici e deve avere come pilastri la libertà di scelta e la tutela della salute della donna. La nostra delibera, che si adegua all’attuale norma nazionale, va proprio in tal senso: nello spirito di voler stare accanto alla donna in un momento complesso, dandole massima considerazione, assistenza e supporto. Non vi sono intenti oscurantisti come, da alcune parti, si è voluto far credere“.
“Il fatto che il ministro abbia reputato necessario rivalutare la norma, alla quale fanno riferimento la maggior parte delle Regioni – prosegue Tesei – dimostra che l’argomento richiede la massima attenzione e deve essere affrontato da un punto di vista scientifico e non, come detto, meramente ideologico. La stessa Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), attraverso la sua presidente, ha espresso la necessità e l’opportunità di aprire una discussione in tal senso“.
“Siamo pronti, ovviamente, a rimodulare la nostra delibera – conclude Tesei – in base alle considerazioni del Consiglio superiore di sanità”. Ma in quel caso, anche altre Regioni dovrebbero fare altrettanto. O addirittura si dovrebbe prevedere un nuovo intervento del legislatore nazionale sulle modalità di aborto tramite la pillola RU 486, su un tema tradizionalmente molto scivoloso e dalle maggioranza trasversali.