Analizzare l’entità dei fenomeni corruttivi nella pubblica amministrazione ma anche individuare spiragli e prospettive per fronteggiare l’illegalità. Sono questi gli obiettivi del seminario organizzato dalla Scuola umbra di amministrazione pubblica, che si è tenuto giovedì 16 luglio nella sede di Villa Umbra a Perugia.
L’iniziativa, intitolata ‘Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione’, nasce dalla volontà degli organizzatori di verificare l’effettiva applicazione della legge numero 190 del 6 novembre 2012, un piano anti-corruttivo, varato proprio per combattere l’illegalità in ambito politico.
“Da uno studio Ocse – ha dichiarato Alberto Naticchioni, amministratore unico della Scuola umbra di amministrazione pubblica – emerge che l’Italia è il paese in Europa con il più alto livello di corruzione percepita insieme a Grecia e Bulgaria. Per ripartire ogni cittadino deve fare il suo dovere e sostenere l’operato delle forze dell’ordine”.
Al seminario sono intervenuti anche Donatella Porzi, presidente del Consiglio regionale dell’Umbria, Michele Corradino, consigliere di Stato e componente del consiglio Anac (Autorità nazionale anticorruzione), Vito Augelli, comandante regionale dell’Umbria della Guardia di Finanza, Fausto Cardella, procuratore capo della Repubblica de L’Aquila, Angelo Canale, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per l’Umbria, Francesco Di Massa, segretario generale del Comune di Perugia, e Tullio Tavernelli, responsabile prevenzione della corruzione Ausl Umbria 1.
Pretesto della giornata di confronto è stata anche la relazione presentata al Parlamento il 2 luglio dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone che ha definito il fenomeno dei politici corrotti un “tumore sociale” in cui è difficile persino distinguere corrotto e corruttore. “A un anno dall’insediamento dell’Anac – ha detto Corradino – penso che siano stati riportati risultati importanti non confermati solo dalla stessa autorità. L’Ocse, la più grande organizzazione internazionale in materia, infatti, ha ripreso il nostro lavoro e ne ha fatto best pratice. C’è ancora molto da fare, il legislatore ci sta dando una grande opportunità che è il codice degli appalti”.
Sulla difficoltà nel portare alla luce i reati di corruzione si è espresso Cardella che ha evidenziando come “tra corrotto e corruttore esiste un vincolo di omertà”. “La corruzione – ha aggiunto Cardella – è un reato sommerso, difficile da individuare e punire, che però costa al paese tra i 60 e i 70 miliardi di euro l’anno. Molto si sta facendo nella lotta ai delitti contro la pa. In particolare, con la legge numero 69 del 2015 sono state inasprite le pene per questo tipo di reati, allungati i tempi di prescrizione e indurita la normativa relativa al falso in bilancio e alla conseguente evasione fiscale”. “La strada è ancora lunga – ha dichiarato la Porzi –, occorre lavorare a un cambiamento culturale che parta da azioni di sensibilizzazione tra le fasce più giovani”. “Le difficoltà di applicazione della legge nelle amministrazioni – ha detto Di Massa – sono di tipo organizzativo e procedimentale, soprattutto nei piccoli Comuni che hanno poche strutture e molto precarie per cui hanno difficoltà ad applicare la normativa che forse dovrebbe essere differenziata in tal senso”. “L’Umbria – ha concluso Augelli – rispecchia la situazione dell’Italia. È sempre importante non generalizzare. La pa è una struttura nella maggior parte dei casi sana ciò non toglie che ci sono casi di irregolarità, in alcune aree anche abbastanza diffusi, nei confronti dei quali è necessario che ci sia un sistema di prevenzione e repressione efficiente e su questo opera la Guardia di finanza”.