La testata online Rockol, ha da poco pubblicato, questa mattina, alcune probabili anticipazioni su tre nomi di spicco che andrebbero ad arricchire il parterre dei big all’Arena Santa Giuliana in occasione di Umbria Jazz 2019. Si tratterebbe del batterista ex-Pink Floyd, Nick Mason, il frontman dei Radiohead, Thom Yorke e la cantante soul, Lauryn Hill, ex-Fugees.
Sicuramente tre artisti di grande caratura che farebbero la gioia di qualsiasi manifestazione. Di quelle orientate al Rock o al Soul però.
Il cantante dei Radiohead, Yorke, che in Italia è già stato protagonista due volte a maggio 2018, potrebbe aggiungere lo show di Perugia a quelli già previsti dal suo calendario in luglio tra Olanda, Spagna e Portogallo, presentando nel caso il progetto Tomorrow’s Modern Boxes, che coinvolge anche Nigel Godrich e l’artista visivo Tarik Barri e che fa riferimento all’omonimo album del 2014.
Stessa tipologia di presenza anche per Nick Mason, impegnato con il progetto (anche questo già visto a Milano lo scorso settembre) Saucerful of Secrets. Un repertorio tutto legato alla sua ex band. Mason potrebbe inserire una tappa in Umbria tra quelle già previste per il prossimo mese di luglio tra Germania, Svizzera e Francia.
Per quanto riguarda invece la presenza della cantante soul Lauryn Hill, il condizionale è d’obbligo, sembrerebbe che la sua presenza sia quella più incerta tra le tre novità. L’artista non ha ancora ufficializzato nessuna data dopo le ultime fissate nel mese di maggio 2019. Al momento la Hill è impegnata in un tour celebrativo per il ventannale del suo primo (e unico) album solista The Miseducation of Lauryn Hill. E’ opinione comune della critica di settore che della Hill, aldilà di una voce sempre smagliante, ha brillato più l’assenza compositiva che la presenza sulla scena musicale, nonostante la pioggia di Grammy ricevuti per il suo album solista.
Tre nomi di grande importanza nel panorama della musica contemporanea, ognuno per la sua specificità, che se confermati andrebbero a riempire uno spazio di Umbria Jazz che con fatica si riesce ad associare al tema principale della kermesse umbra.
E’ persino stancante ricordare che UJ è stata da poco beneficiata dal Mibact di un un “decisivo” contributo ministeriale, per il ruolo di ambasciatrice della musica jazz in Italia e all’estero. Il Presidente della Fondazione, Renzo Arbore giura e spergiura in ogni sua dichiarazione pubblica (L’ultima rilasciata nel corso di UJ Winter ad Orvieto) che Umbria Jazz è una delle manifestazioni più importanti al mondo e, associando il concetto alla musica jazz, aggiungendo che “Il Jazz italiano è il secondo al mondo e qualche volta anche il primo…”.
Sarà pure vero ma da alcuni anni sono incomprensibili alcune delle scelte artistiche fatte proprio dalla stessa Umbria Jazz che nel segno abusatissimo della contaminazione, propone concerti evento al Santa Giuliana, sulla cui resa in termini di gradimento e tornaconto economico ci sarebbe da dire un bel pò. Sta diventando sempre più evidente una sorta di dittatura dei promoter di spettacolo e dei manager degli artisti su una manifestazione come quella umbra, che sbandiera ai 4 venti invece il suo potere di decidere senza bisogno di chiedere nulla a nessuno. E il bello è che qualcuno ci crede ancora.
Si può avere una grande reputazione, ma questo non toglie le castagne dal fuoco quando si iniziano a rincorrere gli artisti sulla base di una idea eccentrica della manifestazione che si ha sotto le mani. Come diceva un saggio amico, “Col fare tutto, non si ottiene tutto”.
E’ così che ancora oggi salta agli occhi la chiusura, con inevitabile polemica, di Umbria Jazz Winter 26 ad Orvieto, dove si scopre che gli incassi di 200mila euro alla biglietteria andranno a finanziare per un terzo il budget della manifestazione costata invece 600mila euro. Come sembra essere inevitabile la rampogna del patron e direttore Artistico, l’ottuagenario Carlo Pagnotta, all’amministrazione comunale orvietana affinchè si faccia carico e tramite verso gli sponsor, della quadratura dei conti. Un modo di fare che andava bene qualche anno fa, ma che oggi fa sorridere al solo sentirlo evocare ancora.
C’è chi pretende, come UJ, di montare una manifestazione che costerà X euro, senza stare troppo a contare sulla resa del botteghino e chi poi invece dovrà far quadrare i conti, in nome del beneficio (reale o meno) che il marchio della ditta ha portato alla città. Qualcuno, un giorno, dovrà spiegarci che strana teoria del rischio di impresa è questa. Da riscriverci i manuali di economia.
Non resta che prepararsi alla prossima rampogna in programma a Terni per la seconda edizione di Umbria Jazz Spring 2 dal 18 al 22 Aprile. Sui nomi degli artisti in programma non si garantiscono novità.
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