The Comet is Coming nasce dall’incontro tra Shabaka Hutchings, sassofonista londinese (origini familiari nelle Barbados) che qui figura come “King Shabaka” (vestito come Bill “il macellaio” Cutting di Gangs of New York), il tastierista Dan Leavers (“Danalogue”) ed il batterista Max Hallett (“Betamax”).
Il nome lo hanno preso da un workshop radiofonico della BBC in cui si evocavano suggestioni stellari che sapevano tanto di letteratura e cinema science fiction. Con dietro la grande ombra di Sun Ra e dei musicisti della sua Arkestra, pionieri del jazz cosmico, la musica di questa band di esploratori sonori assolutamente originale nel magmatico ribollire della scena londinese contemporanea opera una miscela esplosiva di nu jazz, psichedelica, rock, elettronica, funk, afrobeat. Si possono scorgere nel loro background musicale anche figure come Alice Coltrane e Jimi Hendrix.
“Apocalyptic space funk” è il modo in cui descrivono la loro musica. Una new thing visionaria e spirituale. La band si formò nel 2013 e due anni dopo fece il suo debutto discografico. Il primo album fu nominato per il Mercury Prize. Nel 2018 ha firmato per la Impulse! con cui ha realizzato altri due dischi. Il concerto è anche l’occasione per accendere i riflettori sulla scena del jazz inglese che negli ultimi anni sta costruendo una forte identità originale. Un jazz in cui confluiscono le tante influenze culturali (caraibiche, africane, orientali) di cui una metropoli multietnica come Londra è ricchissima. A tutto questo vanno aggiunte correnti come psichedelia, funk, post rock, elettronica e molto altro, ed ecco un esplosivo mix di suoni che fa da soundtrack a una Londra musicalmente vivace e innovativa.
Al Santa Giuliana, dunque, una cascata torrenziale di beats che arrivano scuotere anche gli organi interni degli spettatori, riportando alla mente la sensazione preferita di chi balla “sotto cassa” nei rave party.
Forse un pò meno “Sun Ra” e molta più psichedelia !
“Voglio che la gente sperimenti la musica strumentale in modo diverso. Questo è hype, è più che una chitarra.” Spiega così il suo approccio alla musica Cory Wong, chitarrista, bassista, songwriter, produttore, podcast-host americano. Nel suo background musicale si mescolano molteplici influenze: jazz, rock, soul, funk. Cresciuto a Minneapolis e ora residente a New York, Cory ha raggiunto un successo eclatante (tra l’altro, una nomination ai Grammy) con una serie di lavori come solista e in partnership con altri: Wulfpeck, Stay Human, Dave Koz, The Fearless Flyers, Chris Thile.
Tra gli album – quattordici in studio e otto dal vivo, più quattro in collaborazione con altri artisti – “Live in Amsterdam” è realizzato con la Metropole Orkest, e “Meditations” lo vede al fianco, in una atmosfera new age, di Jon Batiste.
Meglio di tutti, è lo stesso Cory che si racconta come compositore e performer. “Per me – dice – tutto riguarda l’esperienza di chi ascolta. Voglio che abbiano una risposta viscerale come: ‘Mi sento meglio’, ‘È stato davvero divertente’ o ‘Sono riuscito a fuggire per un’ora’. Sentirete la mia voce attraverso la chitarra, ma sono solo un hype man. Sollevare il pubblico con una musica strumentale che è senza voce e senza parole è una sfida divertente. Sto cercando di risolvere questo enigma. Se riesco a far sentire bene una persona in questo modo, è un successo.”
A Perugia pare l’enigma abbia trovato già una prima risposta, visto l’entusiasmo del pubblico dell’Arena.
Foto: Tuttoggi.info (Leopoldo Vantaggioli)