Carlo Vantaggioli
Di scena ieri sera per UJ11 al Santa Giuliana, il jazz “che non tradisce mai“, quello che in 3 parole si potrebbe definire “prodotto ben confezionato”. E chi, se non Branford Marsalis, poteva dare di più. Branford, sassofonista, è parte di quella sterminata famiglia di jazzisti che porta il cognome Marsalis e che fondamentalmente li si riconosce per il vezzo di vestire sempre in giacca e cravatta, e per il fratello famoso Wynton, considerato il miglior trombettista vivente. Deve essere una specie di imprinting educativo che il decano della famiglia Ellis, degnissimo pianista, ha trasmesso ai figli. In effetti se il lettore ricorda, nei video degli anni sessanta ( su Youtube ce ne sono molti), i jazzisti erano vestiti tutti di nero ed in paludata giacca e cravatta. Chissà che non fosse un modo di dare un “tono” rassicurante ad una musica che di toni ne usava a iosa ed era tutto meno che rassicurante.
Sta di fatto che rigoroso come sempre, Branford Marsalis entra nel palco dell’arena perugina in perfetto orario e scodella un concerto che, oltre alla consueta maestria tecnica e di impostazione, offre anche la novità del momento. Tre nuovi brani in duo tra Marsalis ed il suo pianista di sempre, Joey Calderazzo, tratti dall’ultimo lavoro dei due, “Songs of mirth and melancholy”. Ovviamente in giacca e cravatta. Se non fosse che il caldo di ieri è stato tremendo e alle 21 a Perugia il termometro segnava ancora più di 30 gradi. Risultato, Marsalis si sveste dopo il primo brano e Calderazzo si accascia dopo il secondo.
Dai brani sentiti, il nuovo progetto in duo va metabolizzato meglio, possibilmente seduti in poltrona e con una bibita geleta a fianco. Ieri sera diciamo pure che il meglio è venuto solo quando ai due artisti si sono uniti gli altri componenti del quartetto standard di Marsalis, Orlando Le Fleming (che ha sostituito per Perugia, Eric Ravis) contrabbasso e Justin Faulkner batteria.
Dimenticavamo, anche loro in giacca e cravatta.
Lo schema è classico, Marsalis lancia il tema e poi scompare dalle luci (letteralmente, si mette in ombra sul palcoscenico), lasciando tutto lo spazio agli assoli dei suoi musicisti. Un vero Leader, che non ha alcun bisogno di riconfermare chi comanda, e che al momento del suo intervento fa sentire una voce forte e chiara. I musicisti del quartetto sono perfetti, Faulkner è un omone di colore possente e determinante anche nel suono, Le Fleming una costante della partitura che tiene tutto sotto controllo, e che per la gioia dei perfetti non si toglierà mai la giacca durante la serata, mentre da sotto i baveri spunta comunque una camicia inzuppatissima. Uno stoico.
Sarà stata una nostra impressione ma anche Calderazzo ieri sera si è divertito di più a suonare in quartetto e lo si è capito anche dal brio della mano destra che correva lesta in più parti dei suoi interventi. Il concerto si chiude con una tirata mostruosa di Faulkner che per poco non sbaracca il set delle percussioni per la foga con la quale segue il lancio di Marsalis. Bellissimo, ed anche il pubblico presente (non moltissimo) apprezza ed applaude senza pudore .
Marsalis concede il bis e si porta sul palco come ultima sopresa Stefano Di Battista, il nostro bravo sassofonista, che si mette a disposizione per due standard suonati in concatenazione. Insomma un prodotto quasi perfetto e pure con il fiocco!
Il concerto di Branford Marsalis va un po’ fuori orario e così il gruppo successivo lo European Jazz Ensemble inizia a suonare alle 23,40, con il pubblico piuttosto in vena di far rientro a casa. Un vero peccato perché l’ottetto che si presenta al Santa Giuliana è un gruppo di tutto rispetto composto dal meglio dei musicisti europei. Inoltre vale la pena ricordare che nel corso della storia dell’ensemble, all’European hanno suonato a lungo anche jazzisti italiani come Pino Manafra, Enrico Rava e Paolo Fresu. Sul palco ieri sera Jiri Stivin, Matthias Schriefl, Alan Skidmore, Stan Sulzmann, Gerd Dudek, Rob Van Den Boroeck, Ali Haurand e infine Clark Tracey. Peccato davvero per l’orario.
Ma la notizia che sta tenendo banco a UJ, e che ha già fatto il giro dei principali quotidiani nazionali è quella che vorrebbe presenti al concerto di Liza Minnelli di domani (13 luglio), alcuni fans che corrispondono al nome di George Lucas ( Star Wars), Steven Spielberg, Robert De Niro, Francis Ford Coppola e Ron Howard (Happy Days).
Il concerto per la cronaca è quasi del tutto esaurito e la notiziona dell’arrivo della banda dei cinque ( i loro redditi insieme fanno il Pil di uno stato occidentale moderno), è trapelata perché Lucas si è recentemente accasato in quel di Passignano, in un vecchio monastero, ex-Cappuccini, completamente ristrutturato ed ha pensato di ospitare la sua amica Liza Minnelli prima del concerto. Già che c’era ha così invitato anche gli altri amici di sempre. Si dice che la banda sia stata vista in giro per il lago e dintorni a fare incetta di prodotti tipici e a mangiare il gelato. Certo è che se UJ puntava ad una comunicazione di massa per il concertone della star americana, i ringraziamenti stavolta vanno diretti a George Lucas che ha fatto tutto da solo. Nessun dubbio che quello della Minnelli sarà così un spettacolo “stellare”. Nel contempo se la presenza sarà confermata, armiamoci tutti di santa pazienza e prepariamoci ad un Santa Giuliana bunker.
Nel frattempo da non perdere stasera Santana, alle 21 all'Arena.
Poi qualcuno magari ci spiegherà anche, dove si trova il Jazz in tutto questo ambaradan.
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(Le foto sono di Stefano Dottori per Tuttoggi.info)