Spoleto54 – Festival dei 2Mondi dedica due giorni alla memoria del Fondatore della manifestazione, il maestro Gian Carlo Menotti, nel centenario della nascita (7 luglio 1911), in collaborazione con l’Associazione Anno Menottiano e Monini spa.
Mercoledì 6 e giovedì 7 luglio, la Sala Frau ospiterà il Convegno internazionale di studi Quando capiranno che il teatro è nella mia musica?
Personaggi del mondo teatrale e concertistico parteciperanno alla due giorni, durante la quale verrà anche proiettato un documentario prodotto da Rai Uno, che aiuterà a introdurre la figura di Menotti.
Jacopo Pellegrini, curatore dell’iniziativa, così spiega la scelta di un convegno internazionale sul Fondatore del Festival dei 2Mondi:
“Chi può dire di aver davvero ascoltato la musica di Gian Carlo Menotti, tra gli addetti ai lavori? Non sentito, ascoltato: le orecchie aperte, la mente se non sgombra almeno non affollata di pregiudizi. Eppure le occasioni, non solo negli anni Cinquanta-Settanta del secolo scorso (la fase dell’inarginabile diffusione internazionale), ma anche in seguito, non sono mancate, giacché il nutrito catalogo del nostro fresco Centenario mai ha cessato di circolare, sia i titoli più battuti (Amelia al ballo, The Telephone, The Medium, Amahl, The Consul, I Globolinks, il Concerto per violino e orchestra), sia gli altri, meno fortunati (non sempre meno belli), lavori.
Gli ostacoli alla comprensione fino a qualche tempo fa sorgevano, specialmente sulla sponda europea, dal prevalere di certe posizioni ideologiche, dal diffuso antiamericanismo; ma ancor oggi l’immagine predominante resta quella dell’abile uomo di teatro che destina la musica a funzioni sussidiarie, del ‘reporter’ che osserva la realtà sociale dal basso, «in un linguaggio limpido e diretto, non intellettualistico» (Fedele d’Amico).
E se invece, come lo stesso Menotti si provò a suggerire (il titolo scelto per questo convegno è tratto da un’intervista ad Alessandro Cannavò del 1992), fosse la musica a orientare e dare senso all’azione drammatica, se dietro il quadro realistico si celasse una spiccata propensione per il simbolo (in sintonia con tanto teatro di parola americano del Novecento, da O’Neill a Williams a Miller)?
Per la prima volta studiosi di varia provenienza (europea e americana), formazione (storici della musica, del cinema e della letteratura), interessi, si ritrovano nel nome di Menotti per indagarne la produzione artistica, la concezione estetica, l’identità culturale (compositore italiano o americano?), le relazioni (il più delle volte sofferte) colla stampa, l’attività come regista di prosa e di opere in musica, proprie e altrui. Un’assise senza precedenti, fortemente voluta da Giorgio Ferrara e realizzata grazie al contributo di Monini, sponsor storico del Festival, per un artista vergognosamente trascurato dalla ricerca, privo o quasi di bibliografia scientifica. Una riflessione a tutto campo, auspicabilmente non viziata da remore od ostilità preventive, per indagare e, nei limiti del possibile, spiegare forma funzionamento e retroterra storico-ideale di una produzione contraddistinta da spiccate facoltà comunicative, espressive, gestuali”.