Testimone di fede lui, testimoni della sua spiritualità tutti gli altri. Carlo Carretto è stato ricordato in questi due giorni senza quella nostalgia che ti fa pensare a qualcosa che ormai non c'è più, è lontano. Carlo Carretto è ancora vivo, nei cuori delle tante persone che lo hanno voluto ricordare, che hanno raccontato il suo primo incontro con lui, la conversione alla fede, lì avvicinarsi a Dio, l'aiuto e la speranza che questo uomo così “normale” ma così vicino a Dio, ha dato a molte donne, a madri, a giovani che andavano alla ricerca di qualcosa che hanno poi trovato grazie a lui. Sul palco del teatro Subasio si sono alternati autorità religiose, vescovi, professori universitari che hanno voluto ripercorrere la sua vita, dal Piemonte, all'esperienza del deserto e agli eremi di Spello, per riportarlo ad oggi quando la sua spiritualità così radicata nella realtà è ancora attuale. Si è parlato del suo rapporto con la Chiesa, di cui Carretto, come ricordava il vescovo di Foligno Gualtiero Sigismondi, è stato innamorato, ne è rimasto ancorato con dedizione rimanendo sempre configurato a Dio. Monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestina e Assistente ecclesiastico generale dell'Azione cattolica italiana, ha parlato di un uomo che andava a cercare la sorgente, che è Dio, che ha abbandonato tutto per trovarlo. Carlo Carretto in mezzo alla vita terrena, ma con lo sguardo e gli occhi ricolti verso l'Altissimo: la sua storia che è stata ripercorsa da Paolo Trionfini, direttore dell'istituto Paolo VI per la Storia e l'Azione cattolica e del movimento cattolico italiano, per far comprendere l'ideale della sua conquista nella immedesimazione della realtà temporale. Un pensiero dunque sempre attuale, come ha sottolineata anche Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione cattolica: “Nella memoria autentica c'è il senso della gratitudine, un sentirsi in debito verso una figura che ci ha insegnato a crescere. Come quando scriveva che sono i cuori ad essere cambiati, i cuori di tutti”.
Molti gli amici di Carlo che hanno parlato del loro primo incontro con Carlo e con la sua spiritualità. Rita Borsellino ha raccontato della sua esperienza negli eremi di Spello, di quando non capiva perché si trovava in quel posto con la sua famiglia finché non ha incontrato Dio, quella spiritualità che l'ha aperta verso gli altri. Un superare una timidezza, che le sarebbe stata di aiuto dopo la morte di suo fratello Paolo. E il professor Alberto Monticone, che ha storicamente spiegato quella non separatezza di Carlo dal mondo, anche in occasione della sua permanenza nel deserto. E non sono mancate nemmeno le parole per Carlo da parte di Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo metropolita di Campobasso, e dell'arcivescovo di Perugia – Città della Pieve Monsignor Giuseppe Chiaretti contenute nelle lettere che sono state lette sul palco.
“Esprimo grande soddisfazione per la riuscita di queste due giornate dedicato a Carlo Carretto – ha affermato il sindaco Sandro Vitali – L'onere che abbiamo noi come città che detiene le sue spoglie, è quella di far crescere il suo pensiero ancora così attuale”.
