Terni

A proposito di Atc, gestioni e bilanci…

Bilanci e Atc. Un tema molto dibattuto fra i cacciatori, e non solo. Un tema sul quale riceviamo questa riflessione di Sergio Gunnella (Confavi Umbria), che partendo dal bilancio dell’Atc3 del Ternano, fa una valutazione complessiva sulla gestione degli Ambiti territoriali di caccia in Umbria.

Non amo leggere i bilanci: li trovo noiosi, pieni come sono di dati interpretativi e acronimi asettici. Per mera avventura, mi capita fra le mani il Bilancio consuntivo redatto dall’ ATC3 e relativo alla stagione venatica 2021/22. Consapevole come sono di quanto sia facile per qualcuno scrivere in difficile, sono altrettanto convinto di quanto sia, invece, difficile scrivere in maniera tale che il lettore finale possa dare uno straccio di giustificazione al miscuglio di dati, numeri e acronimi che, pur se indispensabili, appaiono noiosamente allineati sulla “lista della spesa” annuale della quale i cacciatori ne detengono il ruolo di azionisti/contribuenti maggioritari.

Come in ogni lista della spesa che si rispetta, anche in quest’ultima redatta nei trent’anni trascorsi dalla riforma del ’92, l’ATC3 elenca diligentemente i danari spesi per il pane, i finocchi, il capocollo, i leprotti e le starne, i salari e gli stipendi, i recinti e le voliere, i rimborsi ai volontari (domanda: se un volontario è rimborsato, che volontario è?) e altre diavolerie del genere. Non dubito neppure per un attimo che ogni voce elencata sia poi supportata dalla relativa pezza d’ appoggio. Ci mancherebbe altro! Fatelo dire a me che me ne intendo!

Dopo la raschiata che la Corte dei Conti dell’Umbria (in collaborazione con la Guardia di Finanza di Terni) fece 10 anni fa nelle tasche di alcuni dirigenti dell’Ambito Ternano, alcuni dei quali, paradossalmente, risultano tuttora in pectore all’interno dello stesso ente privato. Ma come si dice: in quanto a dimissioni, pare che gli italici vocabolari non conoscano bene la declinazione di tale sostantivo.

Sorvolo a bella posta sullo stato dell’arte di ciò che si potrebbe fare oggi più che mai (o meglio: che qualcuno avrebbe dovuto fare illo tempore, ma che non ha fatto!). Quel qualcuno agisca. E subito, vista la recente conferma di “danno erariale” sentenziato dalla Corte di Cassazione nei confronti di coloro, fra i condannati, che all’epoca presentarono ricorso. E quando dico qualcuno, non intendo usare un’astrazione di comodo, ma intendo proprio i componenti la Giunta regionale. Non foss’altro per il fatto che a fronte di un Regolamento regionale a dir poco discutibile, è essa ed essa sola che determina l’importo dell’emolumento mensile stabilito per ciascuno dei presidenti dei tre ATC Umbri, nonché quello del gettone di presenza destinato a ciascun componente dei comitati direttivi relativi. Qualche volta gli oneri si mescolano agli onori e viceversa, diceva Pirandello. In fondo è il gioco delle parti. E allora la Giunta faccia la sua parte fino in fondo.

Aggiungo e concludo: non sta a me dare giudizi sul bilancio 2021/22 dell’ATC3 umbro, così come licenziato. Tuttavia, abituato come sono a  vivere secondo Ananke, dea greca della necessità, sono ben consapevole che per ottenere i risultati auspicati dalla L. 157/92 occorra spendere danaro, e non solo. Ciò è fatale. Mettiamo che per un’avventura contraria al mio modo di pensare, io decidessi di ingollare d’un fiato tutte le voci di spesa e di ricavo descritte sul  documento senza soffermarmi troppo sui metodi sballati usati e sulle amenità da circo equestre in esso contenute, posso fare una domanda? A fronte di tutta questa grazia di Dio pubblica e privata, quali sono stati infine i risultati? Prendiamo a caso una delle sigle più “chiacchierate” sempre inclini a crear nodi all’ interno del sacco, le cosiddette ZRC: oltre ai ripopolamenti sui  quali leggo una forbita quanto pretenziosa sfilza di voci corrispettive, la Zona prevede pure le catture. In sintesi, o in soldoni, se volete: quale e quanta fauna selvatica ecologicamente equilibrata è stata catturata nelle ZRC di pertinenza ternana? Perché semmai la risposta fosse quella che io e il mio Fido conosciamo da trent’ anni, non potremmo fare altro che chiedere loro, tutti quanti sono,  di… cambiare mestiere.

A conti fatti, con questa tiritera, costoro ci hanno fatto perdere trent’anni. E son troppi. A meno che non si pensi che ci sia ancora qualcuno in mezzo a noi disposto a scambiare il buon vino (leggi fauna selvatica vera) con limonate e gazzose da supermercato (leggi cartoni animati travestiti da selvatici) com’ è stato fatto fino a oggi. E adesso, grazie agli inventori e ai soloni di sinonimi farlocchi, ci si mettono pure le ART a foraggiare corvi & cornacchie sempre in agguato… basterà aggiungere una paginetta al prossimo bilancio e il gioco è fatto. Amen.                    

Sergio Gunnella  CONFAVI UMBRIA