“La cultura non è solo uno dei titoli della spesa pubblica, ma è invece un punto di grande rilevanza che può e deve rappresentare una opportunità per fare impresa, creare lavoro ed occupazione. Insomma uno straordinario fattore di crescita”. E’ quanto sostiene la presidenza della Regione Umbria, in occasione del convegno in corso oggi a Perugia sul tema “L’Europa della cultura: opportunità, politiche e prospettive di cooperazione regionale”.
A giudizio della presidenza della Regione “occorre però che si faccia un salto di qualità nell’approccio alla cultura come risorsa economica, puntando di più sulla necessità di una industria culturale”, magari ispirandosi a molte “buone pratiche” che in questo specifico settore si sono realizzate in altre parti d’Europa, “laddove – soprattutto nella gestione del patrimonio culturale ed artistico – il ruolo dell’impresa e delle risorse finanziarie private, accanto a quelle pubbliche, ha dimostrato che è possibile creare lavoro ed occupazione”.
“Il tema delle risorse europee – è stato sostenuto – ,le uniche che saranno a disposizione delle Regioni come degli stati membri per una programmazione di lungo termine, è molto attuale perché è in corso il confronto tra Italia e Commissione Europea per l’’accordo di partenariato’ che dovrà specificare le linee strategiche e gli obiettivi che si dovranno raggiungere nel prossimo settennato 2014-2020. Molte sono state le osservazioni che la Commissione Europea ha inviato all’Italia, ed alcune di queste chiedono che vi siano una maggiore incisività proprio delle azioni relative alla risorsa culturale. L’Europa ci chiede, giustamente, di investire di più e meglio, favorendo soprattutto nelle azioni concrete soprattutto l’elemento ‘creatività e innovazione’”.
“Per parte nostra, come Regione Umbria, siamo impegnati, nella predisposizione del nostro Programma operativo regionale, affinché esso contenga delle azioni specifiche per la valorizzazione del patrimonio culturale complessivo favorendo il più possibile – è stato affermato in conclusione – quel ‘salto di qualità’ capace di favorire il più possibile il ruolo dell’impresa e dell’industria”.